Stark Tower, New York 2012. Loki, il fratello adottivo di Thor, Dio degli Inganni, dopo aver sguinzagliato l’esercito dei Chitauri per conquistare il nostro pianeta ha subito una terribile sconfitta da parte degli eroi più potenti della terra, uniti per fermarlo (The Avengers, 2012). Imbavagliato, ammanettato, scosso dalle percosse di Hulk, reso inoffensivo è destinato a tornare su Asgard per comparire in giudizio davanti al PadreTutto Odino.

La casa delle idee Marvel, come per i miti dell’antichità, prevede che una storia possa essere raccontata in tanti modi diversi ed è così. In Avengers: Endgame (2019), scopriamo che il furbo millantatore, nella confusione generale, ha rubato il Tesseract per sfuggire alla prigionia, “risparmiandosi” (a sua totale insaputa) di fare il suo accidentale percorso di “redenzione” che lo avrebbe portato a morire per mano del Titano Thanos nei primi minuti di Avengers: Infinity War (2018).

Alla conseguente domanda “dove è andato a finire Loki?” la serie diretta dalla regista Kate Herron (Sex Education, 2019) e sceneggiata da Michael Waldron (Rick and Morty, 2013) risponde nel primissimo episodio. Lo sceneggiatore ha dichiaratamente ammesso di essersi riferito alla filmografia di David Fincher e alla serie TV Mad Man (2007-2015). Per le scenografie di aver rubato le atmosfere rarefatte di Blade Runner (1982). Lo show presenta un mix di fantascienza retro condito dalla colonna sonora dei film di Thor e degli Avengers, su tutti Twilight of the Gods di Mark Mothersbaugh (per Thor: Ragnarok, 2017) gli altri brani sono opera di Natalie Holt.

Loki dopo aver sollevato la sabbia nel deserto del Gobi viene catturato da un gruppo armato fino ai denti. I figuri vestiti di nero, con i loro improbabili gadget si assicurano di privarlo dei suoi poteri e lo portano a scontare una nuova pena oltre i confini dello spazio tempo. Come avviene per lo spaesato protagonista della serie, lo scenario che ci viene presentato è alienante egli si trova nel cuore della sede principale della Time Variance Authority (aka TVA) (apparsa per la prima volta su carta in Thor vol.1 #372,1986).

Molto tempo fa ci fu una grande guerra nel multiverso, innumerevoli linee  temporali si diedero battaglia per il potere portando alla completa distruzione di ogni cosa, ma poi emersero gli onniscienti Custodi del Tempo che portarono la pace riorganizzando il multiverso in un unica linea temporale (l’MCU! Ndr.), la Sacra linea temporale.

È compito della TVA proteggerla e “resettare” le Varianti colpevoli, ovvero gli individui che riescono per molteplici ragioni a creare degli eventi improvvisi che potrebbero sbilanciare l’equilibrio cosmico (i cosiddetti eventi Nexus). Il “nostro” Loki viene così spedito davanti al giudice Ravonna Lexus Renslayer (Gugu Mbath-Raw) classificato con numero L1130, dopo essere stato spogliato di tutto (letteralmente!), firmato delle carte, passato per un metal detector e una fila di tornelli quasi vuoti, si dichiara colpevole, davanti al giudice senza abbassare la testa. La sua fortuna è l’agente Mobius (Owen Wilson) (apparso la prima volta in  I Fantastici 4, #353, 1981), che è alla ricerca di un assassino che si annida nelle linee temporali e uccide i “Minuteman” della TVA. Disperato, vede in Loki, un possibile alleato.

Da qui in poi, spoiler!

Da questo momento in poi parleremo degli eventi che riguardano i primi due episodi, non solo di accadimenti deducibili dai trailer e dal materiale diffuso online, la serie in onda dal 9 giugno sulla piattaforma streaming Disney+ verrà rilasciata con cadenza settimanale alle ore 9.00 di ogni mercoledì. 

Se non volete grosse anticipazioni vi sconsiglio di proseguire nella lettura.

Mobius convinto di poter manipolare Loki, lo porta nella stanza degli interrogatori e gioca al “poliziotto buono poliziotto cattivo” comincia la sua opera di convincimento, iniziando uno scontro psicologico con lo scoraggiato Figlio di Laufey che con riluttanza risponde ad ogni affronto con una provocazione più forte. Quello che Mobius mostra a Loki tramite un ologramma è il suo passato (da qui la geniale scoperta che Loki stesso, in gioventù aveva assunto l’identità di D.B Cooper, il criminale statunitense, famoso per aver dirottato un aereo nel 1971, con una valigetta contenente 200.000 dollari) la sua recente sconfitta contro i Vendicatori e un assaggio di quello che sarebbe stato il suo inevitabile futuro, Loki comincia a crollare emotivamente quando apprende di avere accidentalmente causato la morte di sua madre Frigga (madre adottiva, per la precisione Thor: The Dark World, 2013). Grazie ad un momento di distrazione generale Loki riesce a scappare dalla stanza degli interrogatori, trova il Tesseract (e non solo!) e prova a fuggire nuovamente ma la curiosità lo spinge a guardare tutto il file che riguarda la sua vita.

Apprende della dipartita di Odino, il perdono di Thor, immagina la stretta di Thanos sul collo. 

Vede passarsi la vita letteralmente davanti agli occhi, si trova faccia a faccia con la sua morte. 

Corroso dalle lacrime e dal senso di colpa, complice la futilità della gemma dell’infinito in quel preciso contesto, la consapevolezza di essere un “cattivo” così affinché gli altri gli “eroi” possano  diventare “la versione migliore di loro stessi” la consapevolezza di non poter tornare nella sua linea temporale e la prospettiva di essere “resettato”, lo spingono ad accettare la collaborazione forzata con Mobius, che in modo sottile si guadagna (forse) un briciolo della sua stima. Non gli offre la salvezza ma quello che definisce qualcosa di “meglio” gli serve Loki perché l’individuo che sta cercando è infatti un’altra versione di Loki stesso. 

Il secondo episodio ci presenta un Loki incravattato, vestito da agente della TVA, alla scrivania, dedito a trovare delle alternative alle noiose ricerche che Mobius gli ha imposto, combatte la noia infastidendo Miss Minutes, la mascotte della TVA, incorporea, ma tridimensionale, un personaggio animato a tutti gli effetti. Mobius lo ingaggia nella prima indagine al suo fianco, alla ricerca della variante insubordinata una figura incappucciata che sulle note di “I need a hero” ha preso in ostaggio una agente della TVA, i due indagano sul caso durante una fiera di rievocazione storica medievale. Tornati al quartiere generale, senza aver ottenuto nessun indizio, Loki procede nella sua ricerca, mette le mani sul file che riguarda il “Ragnarok” dando un occhiata alle variazioni causate prima dalla fine di tutto, nota che in termini numerici tutto quello che accade poco prima di un evento catastrofico che segna la fine di una civiltà non viene calcolato, capisce, che l’altro Loki, consapevole di questo si “nasconde” all’interno di un lasso temporale che precede una delle tante “Apocalissi”. Dimostra di avere ragione a Mobius in due modi: una simpatica dimostrazione “scientifica” ripercorrendo gli eventi che hanno preceduto il Ragnarok utilizzando come metafora un piatto di insalata, il pranzo di Mobius e dimostra la sua teoria sul campo, tornando al 79 A.C. un attimo prima dell’eruzione del Vesuvio a Pompei (dove sfoggia un impeccabile latino antico). Mobius e Loki scoprono dopo una notte passata a catalogare le apocalissi  che il nemico si ristora prima di un disastro del 2050. All’interno di una inesauribile fonte di risorse il super mercato Roxxcart. Loki, Mobius e una squadra della TVA giunti sul posto si dividono. Loki si trova con Hunter-B15 (Wumni Mosaku) che poco dopo si rivela Loki stesso, che con i suoi poteri muta-forma si fingeva l’agente. Ingaggia uno scontro faccia a faccia con l’altro Loki, il nemico cambia forma per conversare e combattere, i due trovano un intesa quando finalmente la variante rivela la sua vera forma, è Lady Loki (Sophia di Martino, abito verde, mantello, bionda caschetto e tiara cornuta dalle piccole dimensioni, simile alla versione comparsa sul fumetto: Loki: Agent of Asgard #16 lontana dalla storica in cui Loki aveva rubato il corpo di Lady Sif). Nel chaos generale, Mobius trova l’ostaggio che sotto incantesimo ha rivelato a Lady Loki la posizione dei Custodi del Tempo e dopo aver posizionato una carica, gli ordigni esplosivi in grado di resettare il tempo, rubati alla TVA e dopo aver innescato una serie di eventi Nexus per scombinare la Sacra linea temporale  la cattiva apre un portale e offre una via di fuga al nostro Loki, che esitante infine accetta. 

Una nota doverosa. Questo show non sarebbe mai stato girato se non fosse grazie alla popolarità del personaggio reso tridimensionale ed empatico dal suo interprete Tom Hiddleston, l’attore inglese che solo grazie alla sua preparazione teatrale e rara sensibilità si è guadagnato dieci anni di storie con la Marvel, quando Loki essendo un villain, poteva restare semplicemente l’antagonista del primo film di Thor (Kenneth Branagh 2011) e non comparire mai più. Oggi co-produttore della serie, ha spinto inconsapevolmente la Marvel a non fare uscire dai giochi Loki, convinto che la morte del suo personaggio in Infinity War sarebbe stata quella definitiva. 

Lo show poggia sulla sua conoscenza a 360° del personaggio, che egli stesso definisce “un vecchio amico” il suo “foto negativo” la sua sfida e quella del resto della crew, è potare Loki fuori dal suo contesto, niente Asgard niente Thor, sfide e cambiamenti che avranno un impatto gigantesco su di lui e su tutto l’MCU, non ci resta che aspettare, il tempo fugge e l’attesa sta per finire. Sincronizzate gli orologi su Disney+!