I Am Mother era stata la sorpresa dello scorso Sundance Film Festival: scritto da Michael Lloyd Green (la cui sceneggiatura era entrata a far parte delle più richieste nel 2016, la cosiddetta blacklist, ma in senso positivo) e diretto da Grant Sputore, entrambi australiani ed entrambi semiesordienti, erano riusciti a creare un'ambientazione così realistica e inquietante da far sembrare il film un blockbuster vero e proprio e non una produzione indipendente.

Il plot ufficiale

I Am Mother è un thriller fantascientifico che parla di una ragazza (Clara Rugaard), chiamata solo Daughter (figlia) che è la prima di una nuova generazione di umani che verrà allevata da Mother (con la voce di Rose Byrne, X-Men: Apocalisse), un robot progettato per ripopolare la Terra dopo l'estinzione della razza umana. Ma il rapporto unico tra le due viene interrotto dall'arrivo dall'esterno di una sconosciuta (Hilary SwankMillion Dollar Baby) che mette in dubbio tutto quanto detto da Mother sul mondo esterno e sulle intenzioni del robot stesso.

Il robot

Malgrado siate tentati di pensare che si tratti della classica computer grafica, il regista  ha svelato a Mashable che essendo un fan del cinema d'azione degli anni ottanta (vedi Terminator), aveva preferito avere in scena un vero (per così dire) androide, motivo per cui si è rivolto alla Weta Workshop di Peter Jackson per realizzare realmente il robot del film, a parte probabilmente nelle scene più dichiaratamente d'azione. Insieme alla giovane protagonista ha poi dichiarato di avere girato prima tutte le parti con lei e il robot e solo in secondo tempo anche con la Swank,  in uno specchio di quanto accade nella storia.

Infine i due concludono che, pur essendo un film con tre sole protagoniste, ha più colpi di scena di quanti ne possiate immaginare.

I Am Mother debutta oggi venerdì 7 giugno su Netflix, vi lasciamo con il trailer ufficiale.