Grigori Tchkhartichvil creando il personaggio di Erast Fandorin ha dato nuova vita al giallo moderno: in Russia, i suoi libri hanno raggiunto vendite nell'ordine di due milioni di copie, un risultato assai pregevole, soprattutto in considerazione del fatto che la Russia sta attraversando un momento storico/economico assai difficile. Eppure B. Akunin riesce ad entusiasmare l'intellighenzia russa e il popolo: in patria tutti sono concordi nel considerare Grigori Tchkhartichvil un maestro capace di entusiasmare, divertire, spiazzare il lettore grazie alle sue storie costruite con perfezione tanto classica quanto moderna; non a caso B. Akunin è stato paragonato dalla critica al grande Dostoevkij. Il paragone non è azzardato: G. Tchkhartichvil ha uno stile impeccabile, divertente come il miglior A. Conan Doyle, dotto come il nostrano Umberto Eco.

Con la sua opera prima tradotta in Italia, La Regina d'Inverno, anche la critica italiana non ha potuto fare a meno di riconoscere la grandezza di questo autore, che purtroppo, almeno per il momento, è poco considerato dal pubblico italiano forse temendo di dover fare i conti con libri difficili, criptici. Ebbene, non è così: gli scritti di B. Akunin, pur unendo sapienza letteraria classica e storica, non hanno il difetto di annoiare il lettore; il suo segreto, la grande capacità di tradurre la storia in motivo di autentico divertimento, o meglio in un giallo all'interno del giallo.

In ognuno dei suoi libri va da sé che ci sia l'azione. Pagina dopo pagina se ne vedono delle belle. Ma non c'è solo questo. [...] Con lui la suspense si trasforma in un gioco e insieme diventa una dichiarazione d'amore a Dostoevskij, Cechov, Tolstoj. A tutti. Ammiccamenti, accenni, omaggi più o meno clandestini offrono una lettura insolita e piacevole. (L'Express); ..con B. Akunin si entra nella categoria del giallo colto che rimanda a un duplice livello di lettura... (Le Nouvel Observateur); ...Quello di Akunin è un giallo di qualità, da rileggere, scritto con eleganza alla John Le Carré o alla Conan Doyle, con un tocco di Umberto Eco. (Corriere della Sera); ...I libri di Akunin, apparsi in Russia con grande successo, sono dei romanzi gialli d'impianto robustamente storico. Se sono tutti del livello del suo "La regina d'inverno", c'è da augurarsi che siano pubblicati presto in Italia... (Il Giornale); ...I lettori russi sono così affamati di divertimento che la loro gratitudine verso Akunin non conosce limiti..." (Nesavisimaja Gazeta; questi alcuni autorevoli commenti circa la seconda fatica di Grigori Tchkhartichvil. Gambetto Turco, il secondo capitolo delle avventure di Erast Fandorin, è un romanzo che non delude; il lettore si trova subito costretto ad essere trasportato in un mondo enigmatico e squisito come nei migliori romanzi di A. C. Doyle: no, il lettore, volente o nolente, è da subito immerso nel giallo, ogni pagina chiede di esser divorata, pagina dopo pagina il lettore è costretto a continuare a leggere... Leggere un romanzo di B. Akunin è come respirare: non se ne può fare a meno, una droga sana perfettamente naturale che dà assuefazione.

In gergo si chiama gambetto l'inizio di una partita a scacchi in cui si sacrifica all'avversario un pezzo per raggiungere una superiorità strategica: per mezzo di questa abile metafora B. Akunin traduce il lettore dentro lo scenario della guerra russo-turca nei Balcani. Corre l'anno 1877 d.c. e una giovane donna russa, Varia, è più che mai decisa a raggiungere il fidanzato sul fronte bulgaro, sfidando le convenzioni del tempo e i pericoli del campo di battaglia. Erast Fandorin è un giovane uomo, un investigatore che guarda al mondo con tristezza ma anche con profondo spirito inquisitorio. La morte della giovane moglie alla fine della sua prima missione l'ha profondamente segnato; poco più che ventenne, le sue tempie sono già grigie, i suoi intelligenti occhi sono velati di tristezza, l'amore è qualcosa che gli fa male ma di cui non può fare a meno: Fandorin vorrebbe amare ancora, eppure non ci riesce, non può. La tristezza che si è radicata nel suo anima è un dolore troppo grande che sa di non poter estinguere; l'ingenuo Fandorin pieno di brio, bramoso di dipanare segreti e misteri, a seguito della violenta morte della moglie, è diventato un detective abile ma anche un razionale poeta della vita. Fandorin guarda alla vita con raziocinio poetico e neanche l'indipendente Varia riesce a lenire la sua tristezza. Erast Fandorin balbetta: questo piccolo difetto, insieme alle tempie grigie che gli incorniciano il giovane volto, lo rendono affascinante, ma anche terribilmente inaccessibile. Fandorin si è trincerato dentro se stesso: la vita non è bella, questa verità gli fa male, è consapevole che nulla può fare per cambiarla e il suo raziocinio poetico è tutto quanto ha a disposizione per continuare a vivere, per trovare nella vita di tutti i giorni la speranza che forse un giorno anche lui riuscirà a dimenticare il dolore di esistere.

Varia si imbatte quasi per caso in Erast Fandorin, agente volontario del controspionaggio, che si muove sicuro tra gli squallidi scenari della guerra; Fandorin si fa carico di scortare la fanciulla al campo dove sta il suo fidanzato. Varia è vestita come un uomo, ma il suo travestimento serve a poco o a nulla perché tutti i passanti in lei riconoscono una donna. E solo grazie alle cure di Erast Fandorin, Varia riuscirà a raggiungere l'accampamento militare senza subire danni dai curiosi. Giunta al campo, l'attraente Varia entra subito a far parte del circolo di ufficiali e giornalisti: le attenzioni sono tutte per lei, il suo sciorinato femminismo presto si traduce nella tipica malizia femminile e Varia neanche se ne accorge. Mille attenzioni, tutti gli occhi sono puntati su di lei ma non quelli di Erast Fandorin. Il fidanzato di Varia è accusato di tradimento e spionaggio e la giovane donna viene coinvolta direttamente nell'azione. Varia non crede alla colpevolezza del fidanzato: Erast Fandorin rimane indifferente, almeno apparentemente ma già il suo istinto l'ha portato a considerare gli accadimenti e nella sua testa ha già un quadro preciso della situazione. Per Fandorin non è il fidanzato di Varia il doppiogiochista: muovendosi nell'ombra, l'investigatore raccoglie indizi, prove, purtroppo non sufficienti a smascherare il traditore che ha spiattellato al nemico turco i piani militari russi. Fandorin non si lascia ingannare: il colto giornalista francese è il primo sospettato. Alla fine, il giornalista non può più sfuggire all'arguzia del giovane investigatore: è costretto a gettare la maschera. Ormai alle strette, prende in ostaggio la giovane Varia e minaccia di ucciderla se la milizia russa non obbedirà alle sue richieste. Il momento è grave, ma con un abile colpo di scena, l'infiltrato è costretto a rilasciare l'ostaggio...

Gambetto turco è un romanzo magistrale: Fandorin riesce anche questa volta a smascherare gli intrighi politici con consumata abilità, tuttavia il suo cuore rimane inaccessibile; neanche l'avvenente Varia è riuscita a penetrare, a lenire il dolore del giovane investigatore. Il fidanzato di Varia viene prosciolto dall'accusa di tradimento. Varia è libera di amare il suo fidanzato: ma può amarlo veramente ora che ha incontrato Erast Fandorin che nulla di lui le ha raccontato? Fandorin non ha confessato nulla del suo dolore a Varia; l'investigatore non si è sprecato né con un complimento, né con un gesto galante, eppure la giovane sa di amarlo di un amore impossibile. Fandorin è ancora prigioniero del suo dolore: non è ancora pronto ad amare un'altra donna.

Con questo secondo romanzo B. Akunin non lascia adito a dubbi: Grigori Tchkhartichvil è veramente l'erede della grande tradizione letteraria russa.