Si torna a parlare dell'adattamento cinematografico di High Rise, uno dei romanzi di maggior successo di quel grande scrittore e osservatore della realtà distopica che è stato l'inglese James G. Ballard. Pubblicato nel 1975 e uscito da noi con il titolo Il Condominio, il libro colpì per le immagini forti e l'analisi pessimista della moderna società dei consumi, tanto che fin da subito si iniziò a parlare con insistenza di una sua trasposizione cinematografica. Dopo molti anni di tentennamenti sembrava che il progetto potesse finalmente decollare grazie a una prima sceneggiatura di Rudy Wurlitzer, a una successiva di Richard Stanley (Hardware - Metallo letale) e alla regia di Vincenzo Natali (Cube - Il Cubo, Splice). Nei giorni scorsi però il progetto ha subito un ulteriore cambiamento, dovuto alla perdita dei diritti di trasposizione detenuti finora dal produttore Jeremy Thomas.

Secondo molti siti infatti, dopo il forfait di Thomas e conseguentemente di Natali, a dirigere l'adattamento sarà il giovane cineasta britannico Ben Wheatley. Classe 1972, Wheatley ha cominciato a farsi le ossa come sceneggiatore e regista in varie serie tv prima di approdare al cinema, nel 2009, con Down Terrace, girato in appena otto giorni. Mentre quest'anno è uscito nelle sale con A Field in England, film in bianco e nero sulla guerra civile inglese del diciassettesimo secolo. Wheatley scriverà anche una nuova sceneggiatura insieme a Amy Jump, autrice nonché sua compagna.

Ricordiamo che High Rise è ambientato nella periferia di Londra, dove vengono inaugurati dei nuovissimi grattacieli superfunzionali, ipertecnologici, in cui è possibile vivere, lavorare e divertirsi senza praticamente mai uscire. In uno di questi, suddiviso in modo tale che con il salire dei piani aumenta il livello sociale degli inquilini, si stabilisce il protagonista, il medico Robert Laing. Ma la vita nel condominio non è così perfetta come sembra; i dissapori tra gli abitanti dei piani più bassi e quelli dei lussuosi attici si fanno sentire, e quando una catena di guasti comincia a far saltare i servizi tecnologici del palazzo, questi dissapori si trasformano in guerra aperta. Man mano che la qualità dell'edificio scade, i rapporti sociali regrediscono fino ai livelli più abietti, mostrando come le sovrastrutture tecnologiche si limitino a mascherare la vera natura delle persone, rimasta sostanzialmente a livello animalesco.

Il romanzo, pur se non di fantascienza in senso stretto, può essere considerato come un'analisi distopica e insieme una critica forte alla società consumistica moderna, nella quale Ballard era un maestro. Ovviamente è perfettamente inutile ora parlare di cast, in alto mare, come di ipotesi di data di uscita. Il libro, pur essendo sulle soglie dei quarant'anni di vita, continua però a essere attuale (come quasi tutto ciò che Ballard ha scritto), per cui sarà interessante vedere come verrà trattata questa materia, difficile già allora, nel ventunesimo secolo inoltrato, tra crisi economiche perduranti e tecnologia che promette un futuro perfetto. Almeno finché le macchine non si guastano.