The Twilight Zone sul finire degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta si impose nell'immaginario di un pubblico televisivo ancora poco abituato alla fantascienza di buona qualità, ed ebbe un impatto fortissimo nell'immaginario popolare. La serie televisiva, creata da Rod Serling, ha portato nelle case dei telespettatori dai grandi temi della fantascienza e le piccole trovate della fantasia, con una forza narrativa unica.

Creatore e artefice della serie era stato Rod Serling, americano di Syracuse, New York. Edward Rodman Serling nacque il 25 dicembre del '24 e, dopo aver partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, trovò terreno fertile come scrittore-produttore per la TV di quegli anni. Indefesso produttore e scrittore, Rod scrisse numerose sceneggiature, adattò non pochi romanzi di fantascienza per la televisione: nel giro di pochi anni divenne un punto di riferimento e come scrittore e come creatore di nuove forme di intrattenimento. Il suo esordio nel mondo della fantascienza risale al 1956, quando adattò il romanzo di Pat Frank, Forbidden Area; poi nel 1959 torna ad occuparsi di fantascienza adottando stilemi fantastici; la sf di Rod Serling non è pura fantascienza ma è anche, e forse, soprattutto, fantasia: nasce così la serie The Twilight Zone che in Italia prende in nome di Ai confini della realtà. Il suo nome viene accostato a quello di maestri del genere quali Charles Beaumont, Richard Matheson, Theodore Sturgeon, Ray Bradbury, che partecipano alla serie con soggetti e sceneggiature. Rod Serling è personaggio difficile quanto eclettico per riuscire a inquadrarlo con precisione: sul finire degli anni Settanta si mette alla prova (con ottimi risultati) con numerose sceneggiature cinematografiche: Sette giorni a maggio, pellicola fantapolitica diretta da Frankenhaimer e Il pianeta delle scimmie, oggi, si possono considerare a ragione due autentici capolavori. Nel 1970 realizza una nuova serie televisiva, Night Gallery, dove prevale la fantasy rispetto alla sf: la serie destò interesse soprattutto fra i suoi affezionati seguaci ma non entusiasmò gli animi più di tanto. Serling è affaticato anche se non vuole darlo a vedere: già da tempo soffre di problemi cardiaci, alle volte ignorati, altre volte ricondotti ad un semplice fastidio; purtroppo Rod Serling muore il 28 giugno 1975 colpito da infarto: la sua breve vita ha in ogni caso lasciato tracce indelebili nella storia del piccolo schermo così come nel panorama editoriale della SF.

Ai confini della realtà giunse in Italia nel momento pionieristico della nostra televisione: il bianco e nero, un solo canale nazionale.

Si è già detto che l'epoca storica in cui i telefilm si collocano è la fine degli anni '50 inizio '60, anni difficili sia politicamente sia socialmente: la guerra fredda fra USA e URSS è una minaccia costante, il ricordo della IIa Guerra Mondiale è ancora vivo negli animi di molti, Cuba sta per diventare il centro del nuovo socialismo idealizzato dal Che e da Fidel Castro, le strade americane sono percorse dagli esponenti della Beat Generation, ecc; insomma, molti sono i fermenti che si agitano in seno alla civiltà americana, una civiltà tanto grande quanto mutevole, insaziabile, mai convinta di se stessa, sempre più abituata ad abiurare vecchi ideali per giurare su ciò che è nuovo ma che in realtà è solo un prodotto riciclato dal passato.

I primi esperimenti spaziali americani, l'inizio della competizione tra la tecnologia astronautica americana e quella sovietica, possiamo considerarli come l'alba artistica di Rod Serling, quell'alba che diede vita a The Twilight Zone: il Presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, annuncia al mondo la sfida che porterà l'equipaggio dell' Apollo 11, il 21 luglio 1969, a metter piede sul suolo lunare: da questo momento in poi si potrà parlare di "allunaggio". Gli anni Sessanta sono dedicati alla conquista dello spazio, quasi si volesse fuggire dalla realtà sociale della Terra: marziani ed extraterrestri che spiano l'umanità, che condizionano le sue scelte sociali e politiche, diventano una specie di ossessione collettiva ma anche, paradossalmente, una speranza. Sempre più persone si convincono che l'Universo non è un contenitore ad uso esclusivo deglie esseri umani: il difficile contesto sociale di quegli anni autorizza l'uomo a credere che "noi non siamo soli". I primi episodi di The Twilight Zone propongono proprio questa speranza.

La morte è l'altro tema presente nella serie televisiva: l'aldilà, per Rod Serling, è qualcosa di reale, ma non è idilliaco così come lo Scritture Sacre lo indicano, persino l'Inferno, nella fantasia di Serling, potrebbe essere un inganno, una speranza vana per una vita eterna di torture. Rod è molto pessimista circa la morte: per rendersi conto di ciò, basta che ci si rinfreschi la memoria guardando episodi quali Il giorno del giudizio, Caccia al procione, L'autostoppista, ecc. La morte è vista come una presa di coscienza che l'individuo non può avvertire nella sua anima se non quando è ormai trapassato: la morte è una nuova dimensione dove l'uomo si rende conto di non esser più tra i vivi, dove si trova costretto a fare i conti con una nuova realtà tutta da vivere, per così dire: insomma, la pace dell'anima non è cosa che possa appartenere all'umanità.

Terzo tema è quello del gioco: episodi quali Appena in tempo e La febbre mettono in evidenza la dipendenza psicologica degli uomini nei confronti del gioco, soprattutto quello d'azzardo; il gioco non è attività che reca serenità all'animo umano, al contrario l'anima viene intossicata dal gioco, una vera e propria sfida faustiana dove l'uomo per riuscire ad uscirne vincitore non può far altro che tentare di aggrapparsi al suo debole raziocinio.

Oggi, la casa editrice Fanucci, nella collana Solaria, propone per la prima volta al lettore italiano alcuni tra i migliori racconti di Rod Serling. I due volumi, il primo uscito nel maggio 2001, il secondo nel mese di luglio, sono una ottima lettura: difatti, oltre a presentare molti episodi andati in onda sui circuiti televisivi italiani, molti sono inediti in Italia e sono sicuramente quelli più appetibili. Rod Serling sapeva scrivere: leggendo i racconti originali di The Twilight Zone è impossibile non notare quanto sono vicini alle tematiche esposte dagli X-Files negli anni Novanta. Rod Serling con i suoi racconti ha insinuato il dubbio nella coscienza degli uomini, il dubbio che forse non si è soli nell'Universo, ma ha anche delineato un mondo reale assolutamente pessimista nella stessa misura dei possibili mondi paralleli. Per Rod Serling la realtà è corrotta e quella parallela è sporca quanto quella reale se non di più: l'uomo non è libero, il libero arbitrio non esiste, l'uomo non è cosciente della sua natura e questo è tutto quanto gli è dato di sapere, questa è l'unica coscienza che deve, e può, conoscere con reale immediatezza. Serling par quasi asserire che il destino è in mano a forze oscure di matrice lovecraftiana, presenze oscure che l'autore lascia agire nell'ombra per conto dell'uomo senza mai farne il nome, solo insinuando il dubbio che qualcosa esiste e non è cosa buona. Alla luce di tutto ciò, gli X-Files di Chris Carter devono non poco al genio di Rod Serling: leggere oggi i racconti di questo magistrale autore significa scoprire le radici più profonde dei confini della realtà in tutti i sensi, una lettura che cattura e che difficilmente restituisce il lettore al mondo reale, sempre ammesso che un mondo reale esista.