La missione Kepler della NASA, che ha per obiettivo la scoperta di esopianeti, basa il proprio metodo di rilevamento sui transiti davanti alla stella sotto osservazione. Un corpo che si trovi quasi perfettamente allineato tra il telescopio e la stella passerà davanti al disco dell’astro causando una leggera diminuzione d’intensità nella luce della stella. La perdita di luminosità è chiaramente molto debole, ma la strumentazione della sonda Kepler è in grado di rilevare anche la più piccola variazione.

Settecento nuovi possibili "canditati" pianeti sono stati scoperti nei primi quaranta giorni di missione e devono essere ora confermati anche con osservazioni da terra. Ultimamente sono stati scoperti due pianeti di dimensioni leggermente inferiori a Saturno, che sono apparsi transitare davanti alla stella Kepler-9 e sono stati chiamati con il nome di Kepler-9b e Kepler-9c.

Il transito di due oggetti crea molta incertezza e difficoltà nell’interpretazione, anche perché il passaggio può avvenire non al centro ma ai bordi dell’astro e, di conseguenza, le durate di transito possono esserne influenzate: un pianeta vicino (quindi veloce) e "centrale" può causare la stessa perdita di luce di uno lontano (quindi lento) ma "non centrale". In ogni caso, ora si è avuta la certezza del doppio transito e si possono ottenere i primi dati sicuri, come i periodi di rivoluzione che risultano essere di diciannove giorni per Kepler-9b e di 38 per Kepler-9c.

Vi sono poi segni debolissimi di un terzo possibile transito. Ma ci vorrà ancora tempo per la conferma finale perché le variazioni di luce sono molto deboli. Se fosse confermato, si sarebbe scoperto un pianeta con grandezza paragonabile a quella della Terra.