Nella sua rubrica s Delos, denominata La Storia della fantascienza( www.fantascienza.com/magazine/rubriche/9921/i-figli-di-haggard-3-edgar-rice-burroughs/), il critico Salvatore Proietti ha ricordato la genesi del romanzo e le discendenze letterarie del romanzo: “Nei pulp, Marte sta prendendo la direzione del romanticismo più smaccato. Edgar Rice Burroughs sicuramente non pensa a un futuro di leggenda culturale quando, nell’estate 1911, sottopone a All-Story un manoscritto incompleto dal titolo Dejah Thoris, Princess of Mars, spinto anche e soprattutto dall’andamento fallimentare delle vendite di un tipo di temperamatite di cui era inventore. La risposta del redattore è incoraggiante, e a settembre Burroughs invia la versione definitiva, che esce a puntate l’anno successivo col titolo Under the Moons of Mars, 'sotto le lune di Marte'. Il suo Marte, ribattezzato "Barsoom", discende dal West di Fenimore Cooper, dall’India di Kipling e dall’esotismo di Rider Haggard, popolato da nobili pellirosse e barbari di color verde, con un protagonista e un contorno di altri baldi eroi sempre intenti a salvare donzelle seminude in eterno pericolo. C’è molto di nostalgico nella creazione di Burroughs, e per molti elementi il romanzo guarda indietro, non avanti. John Carter unisce il rimpianto per le (presunte) virtù cavalleresche dei Sudisti a quello per una Frontiera e un Ovest ormai in gran parte scomparsi dalla realtà americana. A guardare con attenzione, la fantascienza di Burroughs è molto vicina alla fantasy, a partire da quel viaggio interplanetario mai giustificato nelle modalità.”

La critica - al di là e al di qua dell’Oceano - non è mai stata benigna con il creatore di Tarzan, e non a torto. La prosa dello scrittore americano è molto elementare. Poche parole che sembrano “pronunciate” più che scritte. Burroughs, insomma, non è mai stato un fine scrittore, ma gli si deve riconoscere un’inventiva unica, una considerevole capacità visionaria che si esplica in situazioni e colpi di scena a ripetizione. È quel che si definisce uno scrittore popolare, che ha saputo regalare ai lettori ciò che volevano in termini di avventura ed evasione. Sotto le Lune di Marte ottenne un clamoroso successo.

Il romanzo ripagò lo scrittore americano di un periodo difficile in cui, dopo aver praticato numerosi mestieri, pensò perfino al suicidio. Burroughs firmò il romanzo con lo pseudonimo di Normal Bean (Tipo Qualsiasi), quasi a volersi mettere al riparo dall’ennesimo fallimento professionale. Oltre al ciclo di romanzi su Tarzan (28 in tutto) e quello marziano, Burroughs è stato autore anche di altri cicli, tra cui quello del ciclo di Pellucidar, scritto tra il 1922 e il 1963 e ambientato al centro della terra dove risiedono uomini ancora allo stadio dell'età della pietra, quello della Terra dimenticata dal tempo del 1918, ambientato su un'isola sperduta dell'Oceano Pacifico, e quello del Ciclo venusiano, iniziato nel 1934 con I pirati di Venere (Pirates of Venus).

Nella sua carriera ha pubblicato oltre settanta libri e – caso raro in letteratura - ha fondato una propria società editrice - la Edgar Rice Burroughs, Inc. Alla sua morte nel 1950, lasciò ai propri eredi una fortuna stimata in oltre dieci milioni di dollari.