28 giorni dopo è stato un grande successo. Forse la parte che più è rimasta impressa del lungometraggio targato Danny Boyle sono le sequenze iniziali, che ritraggono una Londra svuotata di presenze umane.

Un'ambientazione che parla, che è già narrazione, e anche di grande impatto, perché vedere i palazzi integri, le strade pulite e ogni elemento urbano al proprio posto, senza un essere umano a vista d'occhio, lascia intendere allo spettatore in maniera immediata, quasi viscerale, che qualcosa è andato storto. 

Eppure tale soluzione narrativa non è del tutto una novità, perché nel 1964 Julian Biggs, sceneggiatore e produttore storico della NFB (National Film Board of Canada) ha avuto un'idea simile e ha diretto, in qualità di regista, 23 Skidoo, inquietante cortometraggio di otto minuti in bianco e nero che vi proponiamo qui sotto.