Negli ultimi anni la fantascienza italiana è riuscita a farsi apprezzare alla pari di quella straniera, ma ha quasi sempre dovuto pagare un prezzo molto particolare: quello di differenziarsi a tutti i costi, di cercare strade diverse, andare a toccare la storia o nuovi aspetti culturali. Grande merito in questo agli autori che hanno saputo uscire in questo modo dagli schemi; dopo tanta differenziazione, però, fa davvero piacere tornare a un romanzo di buona, vecchia, sana fantascienza. Fantascienza coi fiocchi, di quella che intriga, appassiona, entusiasma.

In Il codice dell'invasore convergono vari generi: dal cyberpunk all'avventura spaziale, dalla sf sociologica a quella catastrofica. E non manca una buona dosa di thriller e di mistero. Tutto ciò, però, è amalgamato con tanta sapienza che man mano che le pagine scorrono il lettore non può che restare affascinato vedendo i pezzi del puzzle incastrarsi uno nell'altro formando un quadro di insieme grandioso e affascinante.

Dai termini che stiamo usando, credo che sia già chiaro che abbiamo trovato questo libro davvero splendido, sicuramente uno dei migliori libri di fantascienza italiani che abbiamo mai letto.

L'antefatto è intrigante: l'umanità è stata distrutta da un misterioso morbo. A un tratto, gli esseri umani hanno cominciato a morire in un modo spaventoso: semplicemente, decidevano di smettere di respirare. Solo la colonia sul satellite di Europa è sopravvissuta, anche grazie alla clonazione degli esseri umani che ha permesso prima di mantenere numericamente sufficiente la colonia, poi di creare una razza di umani "secondari" da utilizzare come manodopera nelle miniere.

Un delicato equilibrio destinato a crollare, quando nascerà una strana secondaria dotata della facoltà di decidere e, sopratutto, di strani ricordi di cui nessuno conosce la provenienza.

Alessandro Vietti si districa in una trama complessa, con numerosi personaggi ben tracciati, tenendo il lettore in pugno con un crescendo di tensione e di rivelazioni ben miscelato fino a un finale apocalittico.