Nero è uno dei "cattivi" destinati a entrare, per sempre, nella mitologia trekkiana, esattamente come, prima di lui, hanno fatto altri nemici di Kirk & Co. Peccato, però, che i nomi di personaggi come il Kahn interpretato da Ricardo Montalban non dicano molto a Eric Bana, attore scelto dal regista J.J. Abrams per cambiare radicalmente (e per sempre) la timeline di Star Trek così come l’abbiamo conosciuta. Bana, attore australiano apprezzatissimo per le sue interpretazioni in film quali Munich di Steven Spielberg e primo Hulk nella pellicola diretta da Ang Lee, era un fan della serie originale, così come ci racconta in questa intervista esclusiva per Delos, ma, poi, non ha visto nessuno dei lungometraggi. “Quando il mio agente mi ha chiamato per dirmi che mi volevano per il nuovo Star Trek ho detto subito che non ero interessato.” Racconta Eric Bana “Poi, però, mi ha spiegato che il regista sarebbe stato J.J. e che si sarebbe trattato di un prequel. A quel punto le cose sono completamente cambiate.”

Cosa ha pensato quando ha letto la sceneggiatura?

Che si trattava di uno script intelligente e scritto molto bene. Nel mio lavoro quando accade qualcosa del genere, devi essere sempre pronto per saltare addosso a un progetto. Soprattutto quando alla regia c’è qualcuno che ammiri così tanto come J.J. e che conosci bene al punto da volerci lavorare appena sia possibile.

Quale qualità apprezzava di più nel copione?

Il fatto che fosse un film in grado di non prendersi troppo sul serio. Quando ho letto la scena in cui Kirk sale a bordo dell’Enterprise e sbatte la testa, ho deciso che dovevo fare a tutti i costi questa pellicola, perché era come trovarsi in La pallottola spuntata o L’aereo più pazzo del mondo. Dovevo fare questo film, perché significava recitare per gente che aveva le palle di fare delle gag in Star Trek! La scena in cui Spock scaccia Kirk dalla poltrona di capitano dell’Enterprise è degna di un vero genio come J.J.

Conosceva Star Trek, prima?

Conoscevo bene la serie originale di cui potevo dirmi un fan e che aveva avuto un grande successo in Australia. Non ho, però, mai visto i film, né tantomeno le serie che sono seguite dopo. Non sono un trekkie.

Cosa l’affascinava di Nero?

Il fatto che sia diventato così come lo conosciamo a causa di una serie di circostanze. Nero non è un ‘cattivo’ classico, ma un personaggio molto ‘umano’ con il quale tutti quanti noi possiamo riuscire a relazionarci molto facilmente. Capiamo molto bene che cosa lo muove dentro.

Un altro ruolo un po’ dark...

Non si tratta di una scelta deliberata, bensì di un caso. Recito solo nei personaggi che mi interessano e Nero, sicuramente, mi ha immediatamente colpito per la sua forza interiore. Il senso di minaccia che ispira un ruolo del genere offre moltissime possibilità di ‘giocare’. Mi sento molto fortunato ad avere questa possibilità, perché il mio background in Australia era quello di attore comico.

Qual era la difficoltà principale legata all’interpretazione di Nero?

Sicuramente le tre ore di preparazione ogni mattina. Mi sono dovuto radere a zero i capelli, ma quella che si vede, comunque, non è la mia testa, bensì una calotta su cui veniva applicato il trucco che, peraltro, richiedeva altre due ore per essere completamente rimosso a fine giornata. Del resto non è troppo tempo in più di quello di cui a Hollywood hai bisogno per sembrare al tuo meglio. Inoltre non mi dovevo preoccupare troppo del fatto che la sera prima avevo magari dormito poco o avuto qualche bicchiere in più...

Come si è preparato?

È un personaggio nuovo che segue un percorso molto chiaro. Mi sono preparato fisicamente, ma non ho ‘studiato’ molto, perché avevo le mie idee rispetto a come sarebbe apparso questo personaggio sullo schermo. Ho trovato abbastanza inutile studiare la cultura romulana e guardare i film del passato. In più nella sceneggiatura ci sono un paio di scene che vedremo nel dvd in grado di spiegare meglio il suo passato con Nero in prigione e la sua fuga da questo luogo. Situazioni che mi hanno consentito di entrare in maniera più approfondita nella sua psicologia. Ho capito tutta la sua vita che sebbene non sia sullo schermo, in qualche maniera, è qualcosa che ho interiorizzato molto chiaramente.

Nero attende a lungo la sua vendetta...

Un elemento davvero interessante: se la vendetta "è un piatto che va servito freddo", lui lo gusta molto, molto freddo. Nero è una combinazione letale: un personaggio potenzialmente molto violento dotato di una grandissima pazienza.

Cosa l’affascina del lavoro di J.J.?

Come lui vengo dalla televisione dove devi spesso seguire i tuoi istinti, perché non hai tempo di meditare troppo sulle scelte da prendere. Al cinema, spesso, c’è troppo tempo che viene sprecato. J.J., invece, proviene da un mondo dove devi impedire alle persone di cambiare canale tenendole, sempre, sul filo di una narrazione veloce e intelligente. Nel suo lavoro c’è una sensibilità in questo senso che apprezzo moltissimo, soprattutto perché è l’espressione di una grande intelligenza narrativa mescolata a una ferrea volontà di divertimento. Una capacità molto rara. Star Trek non è destinato solo ai fan, perché è tutto molto nuovo e originale. Un film di grande intrattenimento perché si rivolge a tutti.

...stravolgendo la timeline originale...

Penso che la cosa migliore per i fan di Star Trek sia quella di avere finalmente un film degno della loro grande passione. Una pellicola ottima in assoluto che dia nuova energia a questo franchise, altrimenti, destinato a morire. In questo senso J.J. rappresenta per tutti una garanzia di onestà intellettuale, talento e capacità di raccontare storie in maniera nuova e coinvolgente per tutti.