Continua con questo articolo la nostra personale ricerca sulla meta-fantascienza, ovvero su tutte quelle opere che, pur non appartenendo dichiaratamente al genere fantascientifico, affrontano le tematiche che gli sono proprie attingendo a piene mani nei topoi narrativi di genere.

Scopo di questa ricerca non è certo quello di inglobare nel catalogo delle opere di fantascienza testi che sarebbe presuntuoso considerare tali, ma piuttosto il nostro obiettivo è di evidenziare come alcune tematiche peculiari della SF siano state spesso utilizzate (non si è voluto usare il termine “sfruttate”) anche da altri generi narrativi e non narrativi. Ci potremmo senza dubbio accontentare del riconoscimento di una sorta di diritto di prelazione e di priorità della fantascienza su alcuni temi che le sono costitutivamente propri.

Non è certo un mistero che fra i vari generi narrativi definiti di intrattenimento la fantascienza sia sempre stata la più coraggiosa, capace di affrontare con grande profondità analisi disincantate della società odierna e del ruolo che l’uomo ha in essa.

L’opera di cui vogliamo in questo articolo parlare attinge da un’ulteriore prova di intraprendenza della fantascienza nel suo farsi semplice narrazione, ovvero il costante e continuo interrogarsi sull’uomo e il suo ruolo con l’esistenza del reale stesso, che nei topoi della SF coincide con l’universo fisicamente e geograficamente inteso.

Quale è il ruolo e il significato dell’uomo, del terrestre, di fronte all’immensa vastità dell’universo e alle altre infinite razze che lo popolano?

Scorrendo un ipotetico catalogo razionalizzato della fantascienza scopriremmo montagne di libri che (in modo più o meno sensato) hanno tentato di rispondere a queste domande, interrogandosi sulle medesime questioni.

Si potrebbe obiettare che queste siano interrogazioni proprie dell’uomo stesso ed immodesto sarebbe considerarle tipiche o addirittura peculiari della SF. L’obiezione è sensata, tuttavia si potrebbe facilmente rispondere che la fantascienza si interroga specificatamente su alcune delle domande “prime” e non su tutte ed inoltre che lo fa utilizzando modalità e temi che le sono propri, come il viaggio nello spazio, il viaggio nel tempo, l’incontro con altre civiltà, ecc. Queste espressioni narrative (indubbiamente proprie della fantascienza) possono essere considerate come una sorta di “contenuto manifesto” del sogno fantascientifico che favoleggia ulteriori analisi e riflessioni che restano “latenti”.

A partire da questa premessa, è stato con un certo stupore che ci siamo imbattuti nell’ultima opera di Roberto Casati: Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici, edita per i tipi di Laterza.

Roberto Casati è direttore di ricerca del CNRS presso l’Institut Nicod a Parigi e collaboratore del Domenicale del Sole 24 Ore. Autore di diverse opere è uno dei principali divulgatori di filosofia, il suo stile inconfondibile, narrativo e ironico, l’hanno fatto apprezzare anche al grande pubblico.

Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici è una raccolta di 12 racconti in cui Casati, sfruttando a pieno le sue doti di narratore e affabulatore, affronta tematiche complesse e filosoficamente impregnate come il senso del Tempo, il senso del Movimento, del Libero Arbitrio, della Percezione e molti altri.

Perché allora insistere nell’inserirlo nel Borgesiano catalogo dei libri di meta-fantascienza?

La ragione si annida nello stile e nelle stesse vicende narrate da Casati che fungono da pretesto per l’analisi filosofica. Tali narrazioni sono tipicamente di impronta fantascientifica, tanto che a volte se ne riesce quasi ad intuire l’autore di riferimento.

Tra i temi narrati si potrebbe citare l’indagine misteriosa di un uomo dal “Tempo fuori sesto”, oppure le fantasie di uno scrittore abitante un piano del reale differente dal nostro, o ancora di un giovane che viaggia nel tempo ad incontrare l’amata da ragazza, un’apparizione angelica in una Tubinga magica ed altri ancora.

L’autore a termine del libro redige un “Giornale Filosofico” in cui cita tutti gli autori e le opere filosofiche che sono alla base dei racconti proposti, sarebbe divertente immaginare anche un “Giornale Fantascientifico” in cui citare tutti i testi e gli autori di fantascienza che Casati (consapevolmente o meno) utilizza in questo libro.

Scopo dell’autore è costringere il lettore ad una riflessione filosoficamente impegnata attraverso una sorta di pillola edulcorata da buona narrativa. Si potrebbe tuttavia immaginare che ad un lettore completamente avulso da ogni riflessione metafisica dopo la lettura i 12 contes philosophiques resti solo il gusto e il piacere di un buon racconto di SF, senza altro di “nascosto”, di ulteriore.

La capacità di Casati di intrattenere il lettore con tematiche fantastiche (laddove non specificatamente fantascientifiche) è garantita anche dal suo ottimo stile narrativo che ne farebbe un ottimo romanziere e da una fantasia degna di lode.

Vediamo ora più da vicino i dodici racconti presenti in Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici.

Il caso Wassermann

Cosa affligge la mente malata del giovane Wassermann? E forse solo follia oppure nasconde un terribile segreto che non riesce a rivelare? E perché conosce tutta la vita del giovane medico che tenta di curarlo, persino quello che è oscuro a tutti e addirittura ciò che ancora non è accaduto? Perché il giovane Wassermann sembra perdere il suo sapere man mano che il tempo avanza? Perché regredisce con gli anni invece che maturare? Cosa c’entrano due comete che sembrano scontrarsi all’orizzonte?

In un perfetto stile Lovecraftiano e Howardiano un racconto che lascia il lettore inchiodato sono all’ultimo rigo, sino all’imprevedibile spiegazione finale.

Breve incontro americano

E se l’universo, la realtà stessa fosse solo un’illusione? Se il nostro passato e i nostri ricordi non fossero che una costruzione illusoria di una vita che in realtà è solo un minuscolo attimo presente creato da un’entità superiore e drammaticamente distrutto un secondo dopo?

Questo è il dubbio che attanaglia il professor John Percival nelle sue indagini sino all’epifania della verità.

La Pazzia dei sensi

Cosa nasconde il testamento del professore Montelli di Pavia? Come è collegato con la diffusa sensazione di malessere che attanaglia la città dalla morte del professore?

Una camera con vista da nessun luogo

In manoscritto antico, una misteriosa macchina descritta con dovizia di particolari. Un marchingegno grande quanto un’isola che sembra un arma o forse un cannocchiale. Dio ha forse perso la sua onnipotenza ed onniscienza è necessita di uno strumento per osservare l’agire delle sue creature? E perché il Diavolo sogghigna e si sfrega la mani soddisfatto, col suo ghigno mefistofelico?

Da una stazione di posta

Don Giovanni redento e forse pentito che da una stazione di posta, affaticato dal lungo viaggio e carico di missive da consegnare, ci racconta la sua storia di personaggio narrativo che prende coscienza di se stesso, della sua natura effimera e del suo esistere solo nelle pagine che scorrono, in una eterna ciclicità fatta dalle infinite letture che nel tempo si susseguiranno. Un forma di eternità o una condanna infernale?

Alea

Il supercalcolatore BC600 lavora incessante giorno e notte assemblando frasi e parole a caso da anni, tanto che ormai giace dimenticato in una stanza dell’Università di Pavia. Nessuno si cura più delle infinite pagine stampate nel suo casuale lavorio. Nessuno leggerà mai allora il foglio KM47004Y - Risposta alla domanda: “perché qualcosa piuttosto che il nulla?”.

La lingua degli Angeli

In una Tubingia di fine ottocento uno studente tenta di dedicarsi alla stesura della sua Tesi, ma chi è quel giovinetto dalla fattezze femminili che lo segue, e cosa c’entra con la dissertazione sulla lingua degli angeli?

Antonio Giona

Condannato all’Inferno il signor Antonio Giona di Vigevano sconta la sua infinita pena nel teatro dei possibili, costretto a vedere rappresentate tutte le sue altre vite, le vite che avrebbe vissuto se avesse fatto altre scelte. Perché allora tutte le sue autobiografie a cui assiste finiscono sempre allo stesso modo? Con un camion che sbanda, lo stridore di freni e poi il buio?

Corso Buenos Aires

Essere rinchiusi in una prigione e non saperlo. Essere costretti ma credersi liberi. Questo lo strano destino del filosofo che passa le sue giornate a scrivere testi sul libero arbitrio mentre il dittatore ha dato ordine di tenerlo segregato, senza però ricordarsi di avvisarlo.

Sotto un cielo dorico

Immaginate il piano dell’universo che si estende come una sconfinata sequenza di stanze quadrate a cielo aperto, a ciascuna delle quali si può accedere da quattro porte, una per ogni lato della stanza, a terra un pavimento a scacchiera bianco e nero. Un professore di filosofia dopo averne esplorate 500 o 600 di queste stanze identiche si interroga su come potrebbe essere un universo aperto, fatto colline, laghi, monti e di pianeti sferici lontani miliardi di chilometri l’un con l’altro. Qual è il nostro universo e quale il suo?

Il cinema di Dio

E se i fratelli Lumiére avessero nascosto all’intera umanità il vero scopo della loro scoperta? Se il cinema in realtà celasse un terribile segreto che si ripete ad ogni proiezione? Perché fra le carte dei Lumiére compare così tante volte il nome dello scienziato seicentesco Malebranche?

All My Tomorrows

La storia di quel giovane sembrava assurda a Lise, tuttavia nei suoi occhi lei vi leggeva una sincerità disarmante. Che ci fosse allora qualcosa di vero in ciò che andava ripetendo come un ossesso? Quel ragazzino sarebbe stato suo marito fra 15 anni?

Leggere Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici è come aprire un piccolo scrigno sepolto e recuperato per caso nel giardino di casa, quante storie in esso si nascondono, lasciamoci condurre e, senza preconcetti, vediamo dove ci condurranno. Di certo alla fine uno strano senso di vertigine e di melanconia ci resterà nelle ossa, come se ci fossimo affacciati per un attimo alla finestrella di una torre altissima di una cattedrale lasciata in rovina da un’antica civiltà che ha saputo guardare dritto in faccia l’orizzonte che là in fondo si perde.