“Fra la Via Emilia e il West”, in una celeberrima canzone di Francesco Guccini, Piccola città, a indicare lo straniamento dell’immaginazione, il desiderio di evadere e di ritornare, di tornare e  fuggire di nuovo di città in città, di sogno in sogno, di amore in amore.

Fra Brindisi e Budapest, similmente, in Per dimenticare Alessia, romanzo breve che Vittorio Catani consegna alla CS libri di Torino (con nota introduttiva di Silvia Treves e foto in bianconero di Cettina Calabrò), anche se qui gli itinerari sono molteplici e pieni di “sensi” diversi, è il caso di sottolinearlo.

E i sensi cui facciamo riferimento non sono soltanto le direzioni da seguire, ma quelli che inglobano un erotismo diffuso, dirompente a volte, che lega in modo gemellare Leonardo e Alessia, giovane coppia di “amanti siamesi” che esplorano il mondo non solo viaggiando, ma anche attraverso un calcolato, puntuale ricorso all’ars amandi.

Il tempo della memoria è quello degli Anni Cinquanta e Sessanta e lo spazio, come  si è accennato, si dilata o restringe da Bari al Salento, dall’Ungheria a Brindisi, da Praga fino al rione Carrassi e al San Pasquale o viceversa: è l’atto rimemorativo che unifica, confonde o discerne nel racconto di un amore lungo che tuttavia deve finire, come un viaggio, appunto.  

La nascita di un figlio, gli strappi dell’esistenza, altre “casualità” e infine la morte, compiono sulla coppia di “amanti siamesi” l’operazione chirurgica più radicale: la separazione.

Protagonista di una vita troppo veloce, Leonardo – ora ultrasettantenne – si concede un’ultima rêverie: “[…] Vedevo la superficie del mare come un grande bagliore bianco increspato da brevi, infinite ondulazioni. Mi è venuto spontaneo paragonare il mare alla prima pagina di un libro immenso, quelle onde minime in  rimescolamento a una volubile scrittura segreta. La maggior parte degli eventi e dei significati del mare vive sotto quella prima pagina”.

Vittorio Catani scrive un racconto fatto di “testi paralleli”, dove lo spazio-tempo ha altre regole, abituato com’è, da lettore, critico e scrittore di fantastico e fantascienza, a muoversi in dimensioni plurime e polisemiche: ricorderemo qui almeno L’essenza del futuro (nella collana Narratori Europei di  Science Fiction, Bologna, Perseo Libri, 2007) autoantologia  che, in oltre 650 pagine, rivela la forte vena fantastico-scientifica che attraversa e nutre una produzione più che quarantennale,  ricchissima non solo per il numero di testi, ma anche per la diversità dei temi.

Ma Catani non ha debiti e non vive di rendita: infedele come un vero artista, con Per dimenticare Alessia esce dal fantascientifico ed esplora una forma classica del narrare e un tema classico.

Come dice Borges: allo scrittore si chiede di essere fedele solo alla propria immaginazione.