Un giovane ragazzo dal nome un pò assurdo e la sua scimmietta saranno gli unici sopravvissuti maschi ad una catastrofe che cancellerà uno dei due generi dell'umanità.

Yorick Brown non ha solo un nome peculiare, tratto dall'Amleto di Shakespeare, ma anche un singolare destino che lo aspetta. Quando una strana pandemia cancellerà qualunque cosa in possesso di un cromosoma Y sul pianeta, lui e la sua scimmietta Ampersand saranno gli unici sopravvissuti di sesso maschile. Quasi tre miliardi di uomini scompariranno di botto lasciando solo un giovane ragazzo diviso fra il desiderio di scoprire e capire cosa è successo e quello ancora maggiore di ricongiungersi con la sua fidanzata bloccata in Australia dalla catastrofe. Sulla sua strada una biologa che si ritiene in qualche modo responsabile dell'eccidio, un gruppo di estremiste radicali e l'agente 335, donna misteriosa incaricata di proteggerlo. Queste sono le premesse del primo volume di Y: l'ultimo uomo, una della opere più riuscite di Brian K. Vaughan.

Scrittore e sceneggiatore americano famoso per Runaways (Marvel Comics) e soprattutto per Ex Machina (Dc Comics), meravigliosa serie a fumetti con cui vincerà il premio Eisner nel 2006, proprio con Y, per cui comunque avrà la sua prima candidatura all'Eisner, comincia ad esplorare le sue potenzialità narrative. Partendo da un inizio catastrofico in grande stile, potenzialmente simile a molti sviluppi narrativi di questi ultimi anni, Vaughan riesce a darne un taglio originale aprendosi un contesto rappresentativo di primo piano dai molteplici sviluppi potenziali. Società, preconcetti e luoghi comuni vegono esacerbati nel dopo-catastrofe dando vita ad una versione molto simile ma distorta del mondo moderno e delle sue contraddizioni. Un ambiente ricco di comportamenti estremi visti e vissuti però attraverso lo sguardo di un ragazzo molto timido, dall'animo romantico ed ingenuo ma non privo di una graffiante ironia. Uno strano cocktail di umorismo e crudo realismo attraversa tutto il fumetto, accompagnando Yorick nel suo viaggio attraverso un paese in mano a donne traumatizzate dall'evento, che non sanno se tentare di ricostruire un contesto sociale simile a quella scomparso o in che modo riconsiderare completamente le loro opzioni. Cosa abbia causato una catastrofe di questa portata, se sia veramente una catastrofe o invece un'opportunità per chi è rimasto sono solo alcuni degli interrogativi che Vaughan dissemina per tutto il fumetto lasciando al lettore suggerimenti, mai scontati, con cui trovare le proprie risposte.

Molto in sintonia con la storia le matite di Pia Guerra (Doctor Who a fumetti), una disegnatrice canadese conosciuta soprattutto nel circuito delle casa editrici indipendenti. Un tratto essenziale, a volte quasi sbozzato ma non privo di particolari o di espressività nel trattare i personaggi si accompagnano perfettamente alla narrazione in corso, focalizzando l'attenzione del lettore su quanto sta accadendo senza disperderla o distrarla con elementi superflui. Ci troviamo di fronte ad un buon fumetto, quindi, che mostra la capacità dell'autore nel trattare argomenti maturi con un'invidiabile leggerezza, senza però che perdano di spessore. Unico e non grave difetto riscontrabile in questo volume potrebbe rivelarsi il primo affiorare, ancora un pò incerto, del linguaggio peculiare di un autore che sta cercando di staccarsi dal mondo della grande distribuzione.