Nel 1999 tirammo un po' tutti quanti (parlo degli appassionati di fantascienza) un sospiro di sollievo. Con Matrix arrivava sugli schermi un film americano innovativo, stimolante, sorprendente. In passato avrei anche utilizzato l'aggettivo "originale" ma oggi, avendo nel frattempo visto l'allora inedito Ghost in the shell - lo spirito nel guscio, (tit. orig. Kôkaku kidôtai, 1995) non me la sento più di definirlo tale. Ghost in the shell è un film d'animazione giapponese diretto da Mamoru Oshii di cui già nel 1997 sul n. 30 di Delos ci parlava Francesco Grasso. Nel frattempo grazie al mercato home video tale film è arrivato anche in Italia e invito tutti i fan della matrice a vederlo, per scoprire quante delle idee dei fratelli Wachowski fossero in realtà mutuate da questo film (basta vedere i titoli di testa per capirlo...). L'umanità che ha sottostimato le conseguenze della computerizzazione di cui si parla in Ghost in the shell è in fin dei conti la stessa umanità ormai sopraffatta dalle macchine in Matrix e anche trovate prettamente visive come quella dell'uso dei telefoni sono state prese pari pari dal film di Oshii. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Innegabili tuttavia anche i tanti pregi del film, primo esempio riuscito di pellicola che trasportasse sul grande schermo temi e modi della letteratura fantascientifica cyberpunk. Tra l'altro Keanu Reeves era stato precedentemente coinvolto nell'occasione sprecata Johnny Mnemonic e gli va almeno dato atto di aver avuto il coraggio di volerci riprovare. I risultati gli hanno dato ragione.

Dunque il mondo nel quale viviamo è solo frutto di una realtà virtuale creata da macchine che tengono in vita gli esseri umani al solo fine di usarli come batterie bioelettriche per la produzione di energia. (Nota: perché, ha fatto notare qualcuno, non farla produrre agli elefanti questa energia? Ne avrebbero probabilmente prodotta molta di più, con molti meno problemi e rischi di ribellione e fughe...). Esiste però un manipolo di individui che liberano Neo dalla sua vita virtuale e gli fanno vedere il mondo com'è veramente. Il motivo? Costui sarebbe il solito buon vecchio eletto o salvatore che ci libererà tutti. Smontato e ridotto all'osso il plot è tutto qui (suppongo che se si fosse trattato di una guerra per la libertà elefantina il pubblico non sarebbe accorso così in massa...). Dal punto di vista visivo tuttavia il film è come un lussurioso amplesso tra lo schermo e l'occhio dello spettatore, il cui cervello viene stimolato da un'incredibile quantità di input visivi e sonori. Appare anche più lussuoso di quanto sia effettivamente costato, anche questo un punto di merito per l'abilità tecnica dei due fratelli registi, unita all'azzeccata decisione produttiva di girarlo in Australia anziché negli USA. Qualche effetto collaterale indesiderato? Si, anche se sarebbe poco corretto imputarlo ai realizzatori, diciamo che siamo nel campo delle conseguenze: la scena del fermo immagine e rotazione di 360 gradi intorno al soggetto la si è vista poi sin troppe volte e in tutte le salse, fino alla nausea. Tuttavia la prima volta fu sorprendente e di grande impatto. Visto lo strasuccesso mondiale (primo film della storia a superare anche il milione di copie vendute in DVD), inevitabile come la nuova trasmissione TV di Pippo Baudo, il seguito. Anzi no, i seguiti, usciti nel 2003 a 6 mesi di distanza l'uno dall'altro.