Nuovo adattamento d'autore da una saga a fumetti di culto, Hellboy di Mike Mignola, con un perfetto Ron Perlman nei panni del diavoletto sfuggito all'apertura di un portale spazio temporale su un'altra dimensione da parte dei nazisti. Ai giorni nostri Hellboy viene utilizzato da parte di una divisione dell'FBI per fermare in modo poco ortodosso l'avanzata delle forze del Male sul nostro pianeta. L'uomo che lo ha cresciuto e curato come un padre, interpretato da un irriconoscibile John Hurt è il responsabile dell'ufficio dedicato alle ricerche sul paranormale ed è pronto a tutto pur di fermare l'apocalisse che potrebbe essere scatenata proprio da Hellboy qualora dimenticasse quello che ha appreso in sessanta anni di vita con gli esseri umani.

Brillante, pieno di humour, ma - al tempo stesso anche molto curato - Hellboy segna un altro capitolo delle trasposizioni cinematografiche delle avventure dei supereroi. Un film sorprendentemente riuscito oltre le aspettative di tutti, al punto che il numero 2 è già in preproduzione per arrivare sugli schermi nel 2006 in sincrono con il capitolo 3 della saga di Spiderman.

La forza di questo film sta soprattutto nella perfetta miscela di elementi diversi, dosati senza alcuna esagerazione. In particolare, però, quello che sembra funzionare più di ogni altra cosa è lo humour di cui è intrisa la sceneggiatura. Tutta la storia e - in particolare - i momenti più mielosi con Hellboy innamorato di Liz sono affrontati con equilibrio e in maniera molto secca. Nessuna esagerazione, nessuna tentazione di andare fino all'esasperazione, ma - soprattutto - nessun clamore sopra le righe fanno di Hellboy un film piacevole e divertente, soprattutto perché riesce a coniugare le storie connesse all'occultismo nel Terzo Reich con un'avventura pura in stile Marvel. Il personaggio modellato su Ron Perlman (noto per il suo ruolo di Salvatore ne Il nome della Rosa, ma anche per il Viceré remano in Star Trek Nemesis) pur risultando vagamente bidimensionale è differente dagli altri supereroi visti al cinema finora, proprio per questa sua enorme dose di ironia e cinismo. Merito di Del Toro che con Hellboy fa un lavoro di adattamento superiore da ogni punto di vista a quello realizzato con Blade II. Gotico, ma senza toni eccessivamente dark o un'introspezione portata all'estremo, questo film brilla per la capacità di non strafare mai e - soprattutto - per il suo mantenere intatto un ottimo ritmo dall'inizio fino alla fine quando il bene trionferà inevitabilmente sul male grazie ad un diavolo enorme, amante dei gatti, delle merendine e dei buoni sigari che nasconde velocemente quando si accorge che suo padre sta per venire a parlargli...