Se vi è capitato sui social di sentir parlare (generalmente male) di un tale Cannarsi e vi siete chiesti chi sia, sappiate che per una volta la polemica non riguarda qualche personaggio della politica, ma una figura professionale che raramente giunge a questi livelli di notorietà: un traduttore.

Al centro della discussione c'è la distribuzione in Italia da parte di Netflix dell'anime di culto Neon Genesis Evangelion, una delle opere di maggiore spessore e complessità nell'ambito dell'animazione seriale giapponese, in una nuova traduzione che non ha incontrato i favori degli appassionati. Ecco perché.

Cos'è Neon Genesis Evangelion

La produzione della serie comincia nel 1993 prosso lo studio Gainax, affidata alla direzione di Hideaki Anno, uno dei fondatori dello studio. Anno in precedenza aveva lavorato con Miyazaki, e proprio da una bozza di Laputa: castello nel cielo, che Miyazaki originariamente voleva far curare ad Anno, aveva realizzato la serie Nadia Il mistero della pietra azzurra. Terminata questa serie era caduto in depressione, ed è in questa fase che gli viene affidata la nuova serie. 

Neon Genesis Evangelion è apparentemente una serie di "robottoni", ma in realtà è un'opera complessa, ricca di tematiche che vanno dalla religione alla filosofia alla psicologia. Diventa sempre più complessa, fino a un finale pressoché incomprensibile che lascia gli appassionati incerti e storditi.

L'edizione italiana e Cannarsi

La prima versione italiana di Neon Genesis Evangelion è stata curata da Fabio Mazzotta (primi sei episodi) e poi Paolo Cortese (restanti venti). Già allora però, attenzione, tra i curatori, col ruolo di "direttore artistico", c'era il nome di Gualtiero Cannarsi.

La nuova versione distribuita da Netflix è stata interamente ritradotta, questa volta sotto la direzione di Cannarsi che ha così imposto il suo modo tutto personale di interpretare il lavoro di traduttore.

Cannarsi opera come dialoghista e adattatore nel campo dell'animazione giapponese da oltre 25 anni. Neon Genesis Evangelion è stata una delle prime cose di cui si è occupato, anche se soltanto in veste di una sorta di consulente. Negli anni successivi si è occupato di gran parte dei film di Hayao Miyazaki, imponendo la sua particolare filosofia riguardo allo stile di traduzione che ha acceso aspre controversie.

L'idea di Cannarsi in sostanza è quella di mantenere una traduzione il più possibile letterale e aderente all'originale. Questo genera l'effetto, nei dialoghi italiani, di un modo di parlare arcaico, artefatto, poco spontaneo, perché ricalca il giapponese che è molto più formale di quanto non sia la nostra lingua.

Una lingua non è naturalmente solo un elenco di parole; è anche modi di dire, formule di cortesia, e quando si parla di culture lontane dalla nostra anche il modo di rapportarsi tra le persone cambia. Un traduttore dall'inglese non tradurrebbe mai it rains cats and dogs "piovono gatti e cani" (e neanche "cani e gatti", visto che italiano i cani vengono prima). Tradurrebbe "piove a dirotto", altrimenti il giorno dopo dovrebbe trovarsi un altro lavoro.

Se il modo di tradurre di Cannarsi genera un effetto "arcaico" che forse nelle opere post-apocalittiche o medievaleggianti di Miyazaki può anche starci (ma già in Ponyo stride), tremendo è l'effetto in una serie come Neon Genesis Evangelion che è ambientata in un futuro ultratecnologico.

Apostolo!

La polemica alzata dagli appassionati si è concentrata in particolare su una parola, il nome con cui vengono chiamati i misteriosi mostri che attaccano la Terra, che nell'adattamento precedente erano chiamati "angeli", secondo la versione internazionale dell'anime, mentre nella nuova versione Cannarsi ha ribattezzato "apostoli". Ma qual è il motivo?

Dice Massimo Soumaré, traduttore ed esperto di lingua giapponese:

"Apostolo" teoricamente è corretta come traduzione. Probabilmente all'inizio Anno e gli altri membri della Gainax hanno trovato che fosse accattivante come termine e idea da usare. Indicativo è il fatto che uno degli "angeli/apostoli" abbia un forte riferimento a Gesù sulla croce (il legame è più che evidente; inoltre, consideriamo che il vocabolo 使徒 in giapponese è stato proprio creato per riferirsi agli apostoli di Gesù e i grandi dizionari giapponesi avvallano questa definizione).

Ma perché allora nella versione internazionale della serie si usa la parola "angeli"? Ancora Soumaré:

In fondo, in quel periodo la Gainax aveva problemi finanziari ed è difficile pensare si preoccupasse in fase di definizione del progetto di come rendere i termini in una lingua straniera, ma si concentrasse nel proporre un anime accattivante e che potesse avere successo al pubblico giapponese. Quando sono giunti, in una seconda fase, a pensare come tradurlo in inglese, probabile che si siano accorti che usare il termine discepolo all'estero potesse creare dei problemi con il Vaticano e il mercato americano, notoriamente puritano. Questo è una paura che gli autori giapponesi hanno sempre un po' avuto quando presentano loro lavori connessi alla religione cattolica all'estero. Tradurlo con angeli quindi creava molti meno problemi. 

In conclusione, però dato che la Gainax stessa ha deciso di renderlo come "Angeli", allora sarebbe quella la traduzione da seguire.

Se Soumaré in una certa misura condona la scelta della parola più contestata, è molto meno tollerante riguardo alla filosofia della traduzione letterale seguita da Cannarsi.

Una traduzione è una reintepretazione/riscrittura. Dev'essere fruibile da chi la ascolta e che parla un'altra lingua. E il lavoro fatto su Evangelion non è questo. Lì si scrivono le frasi in italiano mantenendo la struttura sintattica del giapponese.

Tutte queste polemiche sulle traduzioni di Cannarsi non sono nuove e in sostanza si ripetono ogni volta che compare un suo lavoro. Ma allora perché le case italiane continuano ad affidargli opere così importanti? La spiegazione che si dà Soumaré è amara ma realistica:

Ci sono tanti bravi traduttori che potrebbero farlo, ma sinceramente, nel caso se ne occupassero e facessero un ottimo lavoro, al pubblico interesserebbe davvero? Avremmo una mare di articoli e di discussioni con frasi del tipo "L'ha tradotto XXXX, le sue parole sono da sturbo! " o "Cielo, che orgasmi mi provoca la traduzione di XXX!"? Io non credo proprio.

A parte C., davvero qualcuno si ricorda di chi abbia fatto gli adattamenti o le traduzioni di un qualche altro film o serie d'animazione giapponese? 

Sia per i libri che per i fumetti, o per le animazioni, molto raramente si parla di chi si occupa delle traduzioni o degli adattamenti. E questo non è positivo.

Invece gli adattamenti di C, per quanto molto discutibili, fanno parlare. Ogni volta che lavora a qualcosa, ci sono sempre parecchie discussioni. 

Pensate a quante persone sono andate a vedersi le puntate di Evangelion su Netflix o i film della Ghibli per poter criticare il suo lavoro. 

La reazione di Netflix

Le critiche degli appassionati (in termine tecnico si dovrebbe dire shitstorm) sono arrivati a Netflix. Che però non sembra averla presa molto seriamente.