Era il solo a poter apprezzare la comicità della situazione, ma non rise mentre continuava a trascinare i piedi in direzione della porta, l'orecchio teso agli uggiolii che si facevano più nervosi e insistenti. Un cane è quello che mi ci vuole, si disse, il miglior amico dell'uomo, il compagno insostituibile di un cieco. Adesso i rumori non si sentivano più, ma il silenzio non l'ingannava: sapeva che erano ancora dietro la porta, che l'avevano udito muoversi e lo stavano aspettando. Era una buona giornata per morire, si sentiva abbastanza coraggioso, almeno quanto lo era sempre stata lei. Ciò che doveva avvenire era lì, e se non fosse stato per lei il passato avrebbe già avuto l'eco dei suoi ultimi respiri.

Le scorte di cibo le sarebbero durate il doppio del tempo. Che eroico pensiero idiota! Con il respiro affannoso, allungò la mano verso le tenebre vere, verso la serratura della porta blindata, esitò solo un istante, poi si protese al vuoto risonante di lamenti soffocati. Gli animali che vivevano cacciando sapevano attaccare la preda dove è più vulnerabile modo crudele, solo pratico ed efficiente. Forse i cani avevano già recuperato quell'istinto. Avrebbero portato via il suo corpo senza lasciare traccia e presto lei avrebbe dimenticato. Con uno sforzo alzò il mento in modo da scoprire la gola, serrò con più forza gli occhi e si preparò all'urto che l'avrebbe gettato a terra.

- Ma cosa fai? - lo sorprese una voce. - Lo sai che non devi mai aprire se non ci sono.

- Credi che non t'abbia sentita arrivare?" mentì lui, con la mente che lavorava frenetica per trovare una scusa che non s'era preparato. "Fai tanto rumore che ti si potrebbe udire a chilometri."

In realtà ogni suono era ucciso dal nero spessore della sabbia che odorava di ferro. Si sentiva inutile e incapace: la vita era così oscuramente forte, e lui non sapeva fare nulla, neppure confessarle che era inutile mentirgli, neppure aprire la porta mentre lei non c'era e lasciare che i cani entrassero, ma avrebbe imparato, prima che fosse troppo tardi.

Solo lei s'era accorta della notte che scendeva, lui aveva gli occhi aperti e non riusciva a dormire tranquillamente. Lo si capiva dal borbottio agitato e spezzato. A volte alzava la voce e invocava i cani. Lasciò che i suoni del vento si confondessero con i suoi pensieri. S'era illusa d'avere imparato qualcosa della solitudine, invece aveva paura e capiva che s'incominciava a distruggere qualcuno per timore di perderlo. Doveva essere coraggiosa come lui la credeva. Forse tutto era scritto

- Perdonami - disse lui.

- Questa è una delle parole vietate, rammenti?

- Hai ragione, scu... Stavo per farlo ancora.

Il silenzio li chiuse nel suo grembo e le labbra di lei non s'aprirono per dire il patto che avrebbe voluto stringere col destino: scontare la gioia di lui con la sua condanna. Sapeva che era furioso perché loro erano vivi, mentre tutti gli altri erano morti, e nella piccola parte di sé che ancora era sensibile si sentì ferita.

- Ti ricordi? - gli avrebbe voluto dire cose insensate, stupide e care, e avrebbe voluto stringerlo dolcemente.

- Ti ricordi? - Ma lui non avrebbe voluto ricordare né pensare a un inutile domani. Le bastava averlo vicino. Fosse quello che fosse, loro sarebbero stati insieme, in qualunque modo, e avrebbero trovato un briciolo di gioia.

Ogni ricordo si spense. Lui era coricato sul letto e aveva gli occhi aperti, ma lei non poteva dire se stesse dormendo, come non poteva mai sapere a cosa stesse pensando. Lui, i morti non li aveva visti, sotto la pioggia di fuoco, tra i larici e nella cenere. Distolse lo sguardo, non si sentiva di fissarlo a lungo: sembrava facesse ormai parte di un altro mondo e sapesse cose che non poteva dire. Pensò alle parole nuove che avrebbe dovuto dirgli, ma le parole erano sempre le stesse vecchie: amore, speranza, Terra e ritorno.

Gli si avvicinò e gli asciugò la fronte dal sudore. - Ora dormi - disse dolcemente. - E' tutto a posto, qui con te ci sono io.

Carezzandogli i capelli, lo cullò fino a che, finalmente, quegli occhi perennemente vuoti e spalancati si chiusero. Quando fu sicura che stesse riposando gli sistemò le coperte e sussurrò - Dormi bene, figlio mio.

Poi non seppe più trattenersi e ricominciò sommessamente a piangere.