L'edizione francese di <i>La perla alla fine del mondo</i>
L'edizione francese di La perla alla fine del mondo

Ti voglio muovere un rimprovero: perché pubblichi così poco? Eppure tu, insieme a Valerio Evangelisti e a Vittorio Curtoni, almeno per me, siete i massimi italiani della scrittura di genere...

Perché sono l'uomo più pigro del mondo. Scrivere per me è un hobby, e nemmeno l'unico.

Hai dei progetti per il futuro? Cosa puoi -- o vuoi - dire a tale ai lettori di Delos circa i tuoi progetti letterari e non?

Beh, in un libro che sto scrivendo da un paio d'anni a questa parte avremo Cesare Lombroso che si trova a dover "curare" nel suo manicomio un carabiniere che ha scarnificato una mucca. Si tratta di T.F., personaggio realmente esistito, che durante la sua permanenza definitiva nel regio manicomio costruì con le ossa del bollito una scultura, che chiamò "Il mondo nuovo" e avrebbe dovuto prendere il posto del "vecchio" mondo ormai corrotto. Nello stesso manicomio è ricoverato un certo Emilio Salgari, che ha perso il contatto con la realtà e confonde la sua vita con quella dei suoi personaggi... Non posso dire molto di più, salvo che Lombroso e il positivismo ottocentesco dovranno fare i conti con l'ingegneria genetica, e precisamente gli OGM in agricoltura.

Intanto, per avere un idea dell'ambiente, ecco cosa scrisse (per davvero) T.F. a Lombroso:

"Egregio Antropologico Civilizzatore di Gebelein,

"Durante il tempo che Ella sta professando l'arte e la scienza coltivando e delucidando misteri e segreti non fece che rapinare, assassinare, asportare e collezionare a danno dei morti e dei vivi ogni morale e materiale proprietà, estorta colla sua tenacissima, astuta e sfruttatricissima mente rafforzata dall'atrofizzatissimo cuore.

"Abusando della Sua autorità Ella scoperse anche il significato di una parte principale delle ossa del Regio Manicomio, da me scolturata durante questa mia permanenza disperata e crucefissata.

"I morti e i vivi della Necropoli di Collegno, come i morti e i vivi della Necropoli di Gebelein, se potessero disporre del loro potere, La collocherebbero nella più profonda tomba da Lei scoperta e profanata, e la lascierebbero là morire di fame e di spavento.

"La riverisco e dico, sua invendicata vittima, T.F."

Questa lettera è stata scritta sul finire dell'Ottocento da T.F., paziente del Regio Manicomio di Collegno al suo psichiatra, Giovanni Marro, al ritorno dell'alienista e antropologo torinese dalla spedizione archeologica italiana in Egitto nella regione dei Gebelein. La lettera e poche annotazioni cliniche sul paziente sono tutto ciò che ci rimane di T.F., di cui si è perduto persino il nome. Quello che non si è disperso è "Il nuovo mondo", la scultura messa insieme lavorando pazientemente le ossa del bollito che veniva servito ai degenti. Secondo il suo autore, la scultura rappresentava la raffigurazione di un mondo nuovo, destinato a sostituirsi al vecchio, ormai corrotto. Una scultura che Marro si spiega così: "La straordinaria esplicazione, data dal T.F. per la sua opera, dimostra che la sua arte è schiatta emanazione del delirio in lui dominante: delirio di credersi dotato di poteri divini. Tutto compreso delle sue divine qualità, rigorosamente uniformandosi al divino concetto creatore, dopo aver creato il Nuovo Mondo, egli l'abbandonò a sé stesso colle sue virtù, coi suoi vizi. E, persuaso di aver compiuto l'alta missione, non volle estrinsecare la sua attitudine a plasmare e dar vita alla materia".

Todaro Editore di Lugano, con la riedizione de I biplani di D'Annunzio, ha iniziato un progetto di riscoperta di romanzi di fantascienza italiana che sono passati come "meteore" nel panorama editoriale italiano: una tua impressione...

Veronica Todaro è un editore coraggioso, fa bei libri e li cura molto meglio di quanto facciano tanti editori ben più blasonati. E ha affidato la collana a un professionista eccezionale come Tecla Dozio. Ma non so se basterà a garantire il futuro alle Meteore, visto che i lettori sono pochi e ancor meno sono i lettori di fantascienza. Oltretutto, tutto questa cura di ogni volume costa molto a un piccolo editore, così il prezzo di copertina è alto: 14 euro per i Biplani, tanto per fare un esempio, sono troppi. Speriamo comunque in bene, visto che in questo periodo sono più gli spazi che si chiudono che non quelli che si aprono.