È stata una lunga corsa partita da I predatori dell'arca perduta (1981), passando per Indiana Jones e il tempio maledetto (1984) e Indiana Jones e l'ultima crociata (1989) per poi inciampare in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008). Poi Steven Spielberg ha passato il testimone a James Mangold (Logan, 2017) e a un duo di nuovi sceneggiatori con idee molto precise per Indiana Jones e il quadrante del destino.

Ritorno

In una intervista con Variety Kathleen Kennedy, presidente della Lucasfilm, che aveva iniziato la sua carriera come assistente proprio su I predatori dell'arca perduta, ha dichiarato che quando aveva offerto a Mangold il quinto e ultimo capitolo delle avventure di Indiana Jones il regista era stato tanto entusiasta quanto intimidito, perché doveva prendere il posto di Steven Spielberg.

Mangold ha poi passato un anno con il duo di sceneggiatori Jez Butterworth e John-Henry Butterworth, suoi abituali collaboratori (Le Mans '66 – la grande sfida, 2019, ma anche co-sceneggiatori di Edge of Tomorrow, 2014). Questo perché c'erano un milione di mine narrative da evitare per creare un film degno di un eroe così iconografico. Per lui i migliori film di Indiana Jones sapevano di cosa stavano parlando:

Ma Il regno del teschio di cristallo non sembrava aver capito di cosa parlasse.

Da qui la sequenza di apertura del nuovo film, ben venticinque minuti ambientati nel 1944 con un Harrison Ford ringiovanito digitalmente, perché dovevano affrontare un dato di fatto ignorato dal film precedente: Indy stava invecchiando. Motivo per cui dopo la sequenza iniziale si passa al 1969 e a un Indiana con una età molto simile a quella dell'attore.

Tempo

Mangold aggiunge che nella prima stesura della sceneggiatura (firmata dal David Koepp di Il regno del teschio di cristallo, poi uscito di scena insieme a Spielberg) al centro della trama c'era il solito cosiddetto, in inglese, mcguffin, un oggetto che faceva da motore degli eventi ma che in fondo era solo un altro antico oggetto misterioso. Invece il regista insieme ai due sceneggiatori decisero di ricreare la macchina di Anticitera, una sorta di antico calcolatore secondo alcune teorie creato da Archimede per il calcolo dei movimenti dei pianeti, e che Indy inseguiva proprio dai tempi di quella scena di apertura. Non aggiungeremo altri dettagli per non fare spoiler.

Arrivi e ritorni

Esiste comunque una molla narrativa, ovvero la figlioccia Helena (Phoebe Waller-Bridge, la serie Fleabag) la quale arriva da un Indy invecchiato facendogli scoprire che alcuni personaggi almeno dubbi sono alla ricerca proprio dell'Anticitera. Questi personaggi sono l'ex nazista Jürgen Voller (Mads Mikkelsen) ora al lavoro per la NASA e il suo temibile braccio destro Klaber (Boyd holbrook, The Predator, 2018). Con loro arriva un alleato di Indy, Renaldo (Antonio Banderas), un suo vecchio e fedele amico. Ritorna anche Sallah (John Rhys-Davies) visto in I predatori e l'ultima crociata. Un nuovo alleato è Basil Shaw (Toby Jones, Armin Zola nell'universo Marvel), qui collega di Indy dai tempi della Seconda guerra mondiale e padre di Helena. C'è ancora un volto familiare di ritorno ma lasciamo a voi il piacere di scoprirlo (e no, non è Shia LaBeouf).

Infine, Mangold ha voluto tornare allo stile originale della saga in un altro modo: quasi tutte le scene d'azione sono state girate realmente, con stunt-man e inseguimenti realizzati in location reali (laddove possibile ovviamente). Indiana Jones e il quadrante del destino arriva oggi 28 giugno nelle nostre sale, con due giorni di anticipo sull'uscita americana. Vi lasciamo con il più recente trailer in italiano e in lingua originale e gli speciali The Legacy of Indiana Jones, Behind the Scene e uno dedicato al leggendario compositore John Williams, siete davvero pronti a dire addio a uno dei più grandi avventurieri di tutti i tempi?