Quando Tor Books ha dato alle stampe The Three-Body Problem nel 2014, il romanzo di Liu Cixin approdava sul mercato americano in pompa magna, sull’onda del mezzo milione di copie vendute in patria. Originariamente serializzato sul mensile cinese Science Fiction World, che con una tiratura di 300.000 copie e una media stimata di almeno tre lettori a copia è con ogni probabilità il periodico di settore più diffuso al mondo, e premiato nel 2006 con un Galaxy Award, il più prestigioso tra i riconoscimenti della fantascienza cinese, il romanzo era stato poi assemblato in volume nel 2008. Tor lo ha affidato alle cure di un traduttore come Ken Liu, prima di tutto un raffinato scrittore, autore di storie pluripremiate che hanno segnato tappe fondamentali nella fantascienza degli ultimi anni, da L’uomo che mise fine alla storia a Mono no Aware, passando per il fantasy Il serraglio di carta, prima opera ad aggiudicarsi la tripletta di Hugo, Nebula e World Fantasy Award. E ha incaricato Stephan Martinière di visualizzarne la profondità di scenario nell’illustrazione di copertina, per questo come anche per i titoli successivi della trilogia, legandone di fatto l’inconfondibile esuberanza visionaria alla riproduzione grafica dell’affresco di Liu Cixin.

The Three-Body Problem è diventato così il primo romanzo cinese a essere tradotto in inglese e fin da subito si è guadagnato l’attenzione della critica, anche quella non specializzata, che ne ha contribuito senz’altro all’affermazione. Scelto quell’anno dal presidente Barack Obama per le sue letture estive, questo volume e i successivi della saga gli avrebbero poi tenuto compagnia anche negli anni successivi. Parlandone nel 2017 con la severissima critica letteraria del New York Times Michiko Kakutani, che lo intervistava sulle sue letture e sull’importanza dei libri nella sua vita, Obama avrebbe ricordato come la vastità della prospettiva di Liu Cixin riuscisse a ridimensionare perfino le sue diatribe quotidiane con il Congresso. Lo stesso entusiasmo del presidente ha coinvolto i lettori di tutto il mondo, molti di loro per la prima volta alle prese con l’opera di un autore cinese, e non sorprende affatto che nel 2015 un lavoro di così ampio respiro abbia conquistato il Premio Hugo, il più ambito tra i riconoscimenti del settore.

Il successo del romanzo di Liu Cixin ha una valenza epocale, avendo aperto di fatto la strada a un’ondata di lavori in traduzione che da lì in avanti hanno reso sempre più diversificata l’offerta editoriale di genere, segnando una svolta perfino in un mercato storicamente chiuso e dalla forte vocazione autarchica come quello in lingua inglese.

Il 2017 è anche l’anno in cui i lettori italiani hanno avuto la possibilità a loro volta di scoprire il romanzo di Liu Cixin (secondo la consuetudine cinese di anteporre il cognome al nome, malgrado la scrittura sulle copertine delle edizioni americana e italiana ne ribalti la grafia). E lo hanno potuto fare attraverso la rinnovata collana Oscar Fantastica di Mondadori, in cui il volume è stato presentato nella traduzione di Benedetta Tavani (basata sull’edizione in lingua inglese), in una veste elegante inevitabilmente impreziosita dalla sontuosa copertina di Martinière.

Il problema dei tre corpi si apre sui tumulti che accompagnarono gli anni di terrore e follia della grande rivoluzione culturale proletaria, dove facciamo la conoscenza con Ye Wenjie, un’astrofisica colpita negli affetti e danneggiata professionalmente dalle epurazioni accademiche incoraggiate da Mao e dai quadri del Partito Comunista Cinese. Le prime pagine sono crude, segnate da un profondo senso di tragedia universale: pur essendo di fatto una ricostruzione storica generano da subito un senso di straniamento per il lettore occidentale, a cui quella stagione intrisa del sangue di migliaia di persone potrà apparire alla stregua di una visione distopica. Ci ritroviamo proiettati nelle persecuzioni grottesche dei tribunali del popolo organizzati per colpire gli intellettuali ritenuti non allineati con il pensiero di Mao e assistiamo inermi all’escalation di violenza fisica e psicologica a cui i processati venivano sottoposti. Rimaniamo infine increduli di fronte alla paradossale degenerazione della rivoluzione culturale in una spietata guerra tra bande in seguito alla frammentazione delle Guardie Rosse in un’infinità di gruppuscoli in competizione tra loro. Ed è qui che Ye vive il suo battesimo laico, folgorata dalla rivelazione della natura intrinseca radicata nel genere umano, un’esperienza di dolore e morte che dilania la sua famiglia e segnerà il resto dei suoi giorni.

La seconda parte fa un salto avanti di quasi quarant’anni e ci porta ai giorni nostri. Siamo nel 2007 e Wang Miao è a capo di un progetto di ricerca sui nano materiali. Wang conduce una vita ordinaria, almeno fino al giorno in cui viene contattato da una task force militare. Il generale Chang Weisi e il suo uomo di fiducia Shi Qiang gli chiedono di infiltrarsi in un’organizzazione chiamata Frontiere della Scienza, con cui in passato Wang ha avuto alcuni contatti. L’obiettivo è raccogliere elementi su una possibile macchinazione che sembra avere già condotto alla morte per suicidio di numerosi fisici negli ultimi due mesi, inclusa una donna con cui un anno prima Wang aveva avuto occasione di lavorare, rimanendone affascinato suo malgrado: Yang Dong, figlia di Ye Wenje.

Yang Dong si è lasciata dietro un biglietto enigmatico:

Tutte le prove portano a una sola conclusione: la fisica non è mai esistita e mai esisterà. So che mi sto comportando in modo irresponsabile, ma non ho scelta.

Inizialmente poco propenso ad accettare la versione dei militari e le ossessioni di Shi Qiang, col passare dei giorni Wang comincia a sperimentare sulla sua pelle una serie di anomalie analoghe a quelle che potrebbero aver spinto la dottoressa Yang all’irreversibilità del suo gesto. Le bizzarrie si moltiplicano e all’improvviso Wang smarrisce ogni precedente certezza, iniziando a sospettare che davvero una forza sovrannaturale stia interferendo con la realtà. Questa discesa nella paranoia si compie man mano che Wang si addentra anche nelle spire di un MMORPG chiamato semplicemente Tre Corpi, un gioco di ruolo on-line multiplayer di massa in cui diversi giocatori condividono l’esperienza ludica in un mondo da incubo. Wang resta presto invischiato nelle dinamiche della realtà virtuale, alle prese con gli enigmi del gioco e con le astrusità di uno scenario che sembra riflettere l’esplosione di stranezze nel suo mondo di tutti i giorni. Per lui sarà solo l’inizio di un percorso che lo porterà a incrociare la strada di Ye, colei da cui tutto ha avuto inizio e grazie a cui il mondo come lo conosciamo potrebbe presto avere fine.

Sarebbe difficile aggiungere altro senza rovinare al lettore il piacere della scoperta. D’altro canto, il romanzo di Liu Cixin  è un congegno a orologeria che deve molto anche ai meccanismi del thriller. Così mentre l’autore alterna sapientemente i punti di vista dei personaggi principali, la storia si muove avanti e indietro nel tempo, tra gli anni del confino di Ye in un osservatorio astronomico nella Mongolia Interna e il presente in cui una cospirazione di scala planetaria minaccia di precipitare l’umanità nel caos. Il segmento temporale tra questi due estremi incrocia ortogonalmente una seconda linea ideale che potremmo tracciare tra il gioco dei Tre Corpi e il mondo alieno di cui non è altro che un riflesso, una riproduzione artificiale finanziata dal facoltoso rampollo di un magnate del petrolio sulla base delle preziose informazioni ricevute dalla civiltà che lo abita e che appunto, nel corso dei suoi numerosi cicli evolutivi, ha dovuto confrontarsi con un problema di meccanica orbitale in cui la forza gravitazionale dei suoi tre soli rischia costantemente di portarla all’estinzione.

Se possiamo trovare un difetto in una storia costruita con maestria, dosando gli ingredienti della spy-story e dell’hard SF, omaggiando la fantascienza classica di Isaac Asimov e soprattutto di Arthur C. Clarke, è forse la facilità con cui viene risolta la comunicazione tra terrestri e trisolariani. Per quanto estreme, le trovate fanta-scientifiche (dai protoni dispiegati in due dimensioni a creare sistemi di calcolo semicoscienti e superintelligenti – i Sofoni – alla struttura interna delle stelle usata come amplificatore di segnali elettromagnetici) sono godibili e superano brillantemente la prova della sospensione dell’incredulità. Ci sembra invece che il nodo delle difficoltà comunicative tra due civiltà che non condividono praticamente nulla, né la biologia né tantomeno la complessità culturale o la consapevolezza scientifica, sia sciolto in maniera un po’ troppo sbrigativa e semplicistica. Il che da un lato va senz’altro a beneficio dell’accessibilità del libro anche da parte dei lettori meno avvezzi a tematiche scientifiche (e fantascientifiche), ma dall’altro sacrifica un po’ del potenziale speculativo intrinseco dell’argomento.

Senza rivelare troppo al lettore, aggiungiamo solo che pur nell’economia delle descrizioni che li riguardano, i trisolariani immaginati da Liu Cixin, introdotti attraverso il perspicace espediente del MMORPG e trasfigurati, insieme ai giocatori/esploratori di Trisolaris, in figure della storia umana, raggiungono vette eccelse di imperscrutabilità e risultano così davvero tra le creature più aliene che ci sia capitato di incontrare tra le pagine di un romanzo. Ma Il problema dei tre corpi offre anche all’autore il pretesto per scavare a fondo nelle pieghe della storia del suo paese, dove si annidano tutti i moventi che spingono Ye Wenjie a diventare l’ispiratrice e leader carismatica dell’Organizzazione Terra-Trisolaris, la più grave minaccia alla sopravvivenza della civiltà umana.

Nel complesso, Il problema dei tre corpi è un romanzo che non delude e anzi è in grado di dispensare molte soddisfazioni anche al lettore navigato. Trattandosi del primo volume di una trilogia che ambisce a tracciare un vasto affresco cosmico, non possiamo aspettarci che tutte le questioni alimentate dalla fervida creatività di Liu Cixin arrivino alla loro logica o naturale risoluzione nello spazio di queste 350 pagine mal contate. Ma sono riconoscibilissime le fondazioni di un edificio concettuale e immaginifico imponente, capace davvero di lasciare esterrefatti. È quindi lecito nutrire grandi aspettative anche per il prosieguo della saga, che Mondadori sembra saggiamente intenzionata a tradurre nella sua interezza per la gioia dei lettori – appassionati del genere, ma noi speriamo non solo – italiani.