È passato poco più di un anno e mezzo da quando a Giacomo Pueroni venne diagnosticata la malattia del motoneurone, dopo una serie di test e ipotesi di vario genere per spiegare quei piccoli disturbi che avevano iniziato a perseguitarlo dall'estate del 2014. Nel gennaio del 2016, un anno fa, veniva confermato il danno sia al motoneurone A (cervello-midollo spinale) che a quello B (midollo spinale-estremità), dando il nome più terribile alla sua malattia: SLA, Sclerosi laterale amiotrofica. Nella sua forma più rapida. Giacomo ha raccontato l'evolversi della malattia sul suo blog, una testimonianza profonda, coraggiosa, senza autocompatimento ma piuttosto tanta rabbia. L'altroieri, sabato 18 febbraio, la malattia che gli aveva portato via tutto, la sua arte, la sua indipendenza, la possibilità di comunicare, gli ha portato via anche la vita.

Giacomo Pueroni era nato a Torino, il 6 gennaio 1964, ma era cresciuto e aveva sempre vissuto a Gorizia. Diplomato all'istituto d'arte, ha cominciato lavorando in ambiente pubblicitario, arrivando nel 1996 alla Bonelli nello staff di Zona X. Successivamente lavorerà a Jonathan Steele, Nathan Never, Dragonero.

Con Luca Vergerio nel 2005 crea la serie Anjce.

Grande appassionato di Star Trek, entusiasta nella sua partecipazione allo Stic, alle convention, alla rivista del club con vignette umoristiche. 

Nel 2009, a partire dal numero 50, comincia a collaborare con Robot con splendide illustrazioni interne che gli varranno, nel 2016, il Premio Italia (ma anche tanti piazzamenti in finale negli anni precedenti). Per Delos Books realizza anche un paio di copertine e le illustrazioni del poster Odissea.

Io avevo conosciuto Giacomo tramite Luca Vergerio. Subito lo avevo coinvolto in Robot, collaborazione di cui andava fiero (come fiero era dei grandi elogi che arrivavano spesso dai grandi autori che illustrava). Nato tre mesi dopo di me, lo stesso giorno di mio figlio, era uno di quegli amici che vedi troppo raramente. Qualche convention, qualche Milanocomics. Ogni volta che avevo qualche idea balzana che richiedeva un disegno lo coinvolgevo, e lui era sempre disponibile. 

Anche se la ragione diceva il contrario, tutti speravamo che prima o poi qualche miracolo potesse cambiare le cose e restituirci il nostro amico e collaboratore. Non è andata così. Cerchiamo di immaginarlo di nuovo libero a fare di nuovo ciò che più gli piace, in qualche altra dimensione.