Benché,  lo ammetto, non sia una grande appassionata del mondo Marvel non posso che essere entusiasta di poter partecipare alla conferenza stampa di questi due grandi autori, John Cassaday e Gabriel Hernández Walta. Li trovo rilassati, a proprio agio, Cassaday stesso ci incoraggia a fare domande. Don’t be shy, non siate timidi, ci esorta.

La prima domanda viene dall'Ufficio Stampa di Lucca Comics and Games: Lavorate entrambi in Marvel: quali aspetti apprezzate e invidiate l'uno dell'altro? Per Hernandez Walta il lavoro di Cassaday è  soprattutto  storytelling; oltre alla qualità grafica il suo narrare per illustrazioni è ormai storia assodata dai tempi di Planetary.  Cassaday ricambia l’elogio e riconosce al collega che il suo The Vision è di altrettanta bravura narrativa, egli ricorda inoltre che entrambi hanno iniziato con Jeff Mariotte col quale hanno un enorme debito di gratitudine.

Cassaday e Walta lavorano per Marvel, ma su testate diverse: Avengers e X-Men con storie molto lunghe. Le differenze spiccano. Lavorare sugli X-Men vuol dire lavorare con un mondo in continua evoluzione, cosa che permette di dare una caratterizzazione personale ai personaggi. Il personaggio favorito di Cassaday è Capitan America, ma negli X-Men vede sviluppi interessanti e differenti; mentre Walta non ha un preferito, si diverte con qualsiasi personaggio e per questo ha amato lavorare  su The Vision senza doversi mettere a confronto col fan che è dentro se stesso. Diverso sarebbe stato lavorare su Wolverine, per esempio, come il Wolverine di Cassaday. 

Fra sceneggiatura e realizzazione visiva delle tavole Hernandez Walta parla  per The Vision: gli  autori sanno che i disegnatori sono narratori a loro volta, narratori visuali, ma narratori essi stessi. Abbiamo sceneggiature scritte da autori che rispettano la nostra creatività e la lasciano libera di articolarsi. Cassaday ammette che è fondamentale il rapporto fra autore e disegnatore, conferma che è necessario un lavoro empatico e di coordinazione: In Planetary  avevo per il primo numero una narrazione/sceneggiatura molto descrittiva, poi l'autore mi ha lasciato meno indicazioni, fidandosi di me. E io di lui. Chiaramente devi sapere con chi hai a che fare. Alcuni autori sono molto descrittivi, ma io non mi trovo a loro agio con questo tipo di sceneggiatura. Non posso lavorare sotto dettatura e non amo le scenegiature iperdettagliate. Voglio essere parte creatrice di quel mondo e descriverlo a mia volta. Con me la sceneggiatura maniacale non funziona. 

Parlando di Star Wars Cassaday si riferisce  all'universo espanso e conferma che ha come riferimento per il suo lavoro la Marvel e non le serie "espanse" di Dark Horse, questo sin da quando era ragazzino . 

Alla domanda su cosa significhi lavorare per un colosso come la Marvel sia a livelo professionale che emozionale  Cassaday e Hernandez Walta ritengono rispettivamente che la cosa sia arrivata in modo imprevisto, ma non così repentino da sconvolgersene e che lo stupore per la propria fortuna artistica si ripropone  periodicamente: Tutti siamo cresciuti leggendo le serie Marvel (o DC) e amando i loro supereroi. Quando ci sono arrivato ci sono comunque arrivato per gradi e con serie periferiche, sperimentali, western, e altri lavori come Planetary, senza affrontare le serie storiche da subito – come gli X-Men su cui lavoro attualmente; è stato tutto molto graduale, inaspettato, ma decisamente modulato nel tempo. Ero diventato del resto così pieno di impegni da non avere troppo tempo per pensare che 'Wow, sono un autore Marvel, adesso. Lo *sto facendo.*'. In sei mesi ero passato dal proporre il mio portfolio al ComiCon di SanDiego alla Dark Horse e altri, a avere così tanto lavoro per i prossimi dieci o vent'anni da non riuscire a connettere sul serio. In questi frangenti devi necessariamente acquisire un certo distacco professionale, a guardare tutto da fuori (Cassaday).

Io amo essere in Marvel. Ma più ancora amo disegnare. Per me essere un autore Marvel è parte del tutto, non potrei mai separare l'essere un autore Marvel dal lavoro come un 'qualunque' fumettista. Per me sarebbe lo stesso. Mi piace fare fumetti, che lo faccia a Lucca (amo Lucca e sono felice di essere con voi, qui!), per Marvel o per me stesso, è abbastanza marginale rispetto al piacere di disegnare per disegnare. Certo, una volta, che stavo colorando la cintura di uno dei personaggi – con l'inconfondibile Logo X – mi son detto: "Accidenti! Sto *davvero* disegnando gli X-Men". Ci sono questi piccoli momenti in cui ti arriva questa consapevolezza di colpo. A quel punto il fan salta fuori e si entusiasma. Però sono momenti, molto molto premianti, ma in una routine lavorativa di 14 ore giornaliere sono anche molto fugaci. Mia figlia ama il mio lavoro in Marvel, ma sono momenti (Hernandez Walta).

Sul ruolo fra tecnologie e lavoro personale, sull'impatto che hanno avuto i nuovi media e metodi lavorativi i due hanno un punto di vista diverso. Cassaday: Io vivevo a New York. E quando un tempo portavo la pila dei miei disegni all'editore o in redazione, si complimentavano e finivo a pranzo con loro. C'era un contatto diretto, umano, che portava a pranzo insieme. Ora che scansiono e spedisco tutto via Internet, mi trovo bene ugualmente. Si complimentano sempre come prima, però ho perso i pranzi pagati! (ridiamo). Hernandez Walta: Per quanto riguarda la tecnica, io disegno ancora tradizionalmente a matita, io vivo in Spagna, quindi ringrazio di poter spedire tutto via web e interfacciarmi velocemente via email con gli editori (dopo almeno averli incontrati di persona una volta) e di non dover mandare tutto in bustoni via corriere come faceva – e mi raccontava – Carlos Pacheco. Per me va molto bene, con la tecnologia.

A Walta viene chiesto quale sia la difficoltà di lavorare a diverse produzioni, quanto sia ostico collaborare con tante case editrici differenti nel mercato internazionale e se si sia ma pentito delle scelte fatte. Sono sempre andato piuttosto d'accordo con gli editori. Quando mi presento a un editore lo faccio sempre col mio portfolio, quindi loro sanno cosa aspettarsi da me. È tutto molto trasparente, in questo senso. Quanto alle scadenze, beh, lavorare come professionista per grandi realtà come la Marvel che ha un sistema produttivo collaudato ma consistente, stretto e tirato, è parte del mestiere: sai che sarà dura e sai cosa aspettarti in termini di ritmo di lavoro. Non è certo una sorpresa.

Una conversazione piacevole e colloquiale con due “mostri sacri” che sarebbe potuta continuare all’infinito, ma il tempo stringe e la “magia” di Lucca Comics and Games ci chiama fuori, fra le tortuose stradine medievali del centro dove non sarà difficile trovare un Darth Vader incrociare la spada con un cavaliere medievale e, naturalmente, Wolverine, Spiderman e Thor.  Perché l’immaginazione si nutre dei disegni di grandi autori come Walta e Cassaday e vive di vita propria in questi giorni del cinquantenario.