Giampietro StoccoA mio avviso la fantascienza italiana vive un momento non esaltante, ma nemmeno del tutto
La fantascienza degli scrittori italiani sta attraversando una fase tumultuosa che forse non conosce precedenti nella sua storia. Negli ultimi anni almeno due diverse generazioni di autori sono venute alla ribalta. Più che anagraficamente, parlo del loro background e delle loro esperienze pregresse: se da un lato Dario Tonani, Lanfranco Fabriani, Paolo Aresi, Donato Altomare, Alessandro Fambrini hanno alle spalle una carriera che si sviluppa a partire dagli anni ’80, l’ultimo decennio ha visto venire fuori anche le nuove penne di Alberto Cola, Lukha Kremo Baroncinij, Clelia Farris, Francesco Verso, Giampietro Stocco, Italo Bonera e Paolo Frusca, Claudio Chillemi, oltre che di alcuni ottimi autori la cui attività è rimasta – forse solo per il momento – confinata all’ambito del racconto o della novella, dimensioni dignitosissima ma purtroppo spesso penalizzata da una minore visibilità rispetto al romanzo (nella fattispecie, mi riferisco ad Antonino Fazio, Gabriele Guerra, Fabio Nardini, Giovanni Burgio, Simone Conti). Starò dimenticando molti nomi, ma questa istantanea molto parziale penso che renda bene l’idea della complessità di questa fase storica, alla quale ha senz’altro giovato Internet con i suoi canali di promozione e informazione.
In questi stessi anni, abbiamo assistito all’emersione di un collettivo di autori che proprio















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