Cristina Donati (FantasyMagazine)

Fantasy e Fantascienza vengono ancora considerati generi quasi antagonisti, mentre sono rami dello stesso albero che crescono, si evolvono, cambiano. E si intrecciano. Non credo che il Fantasy rispetto alla Fantascienza possa offrire una maggiore predizione del futuro, ma ritengo  sia in grado di dirci molto sul presente: le nostre tendenze/esigenze dominanti, le  nostre paure e il modo di esorcizzarle. Forse  la Fantascienza sta attraversando una fase di minore creatività in quanto l’uomo non è più molto interessato al proprio domani, e preferisce guardare a terra piuttosto che verso le stelle. O meglio, sotto sotto, l’attrattiva della Fantascienza era comunque associata, nel lettore medio, a un certo grado di improbabilità. Quando tante cose ipotizzate come scienza fantastica si sono avverate, il genere è stato percepito troppo realistico e troppo poco fantastico. Il suo potere predittivo è rimasto intatto, ma la sua  attrattiva ha forse bisogno di  esprimersi  esplorando strade in cui la tecnologia sia associata ad altro, come già è avvenuto con il Cyberpunk. Al contrario, il Fantasy  attuale - sia con prodotti  di infima banalità sia con (pochi) traguardi di valore - possiede ancora la capacità di affascinare.Però, la sempre maggiore affermazione dell’Urban Fantasy (evoluzione  e diramazione della science fantasy) e la sua esasperazione ucronica  steam, mostrano come questi due generi gemelli si stiano fondendo e  siano tutto sommato complementari, offrendo un prodotto che esprime soprattutto disagio per un possibile “presente futuro” distopico,  e non entusiasmo tecnologico  o reinterpretazioni del passato in chiave mitico/eroica.

Chiara Codecà (FantasyMagazine)

Personalmente non concordo con l'assunto per cui "la Fantasy è più pertinente al nostro futuro immediato della fantascienza". La fantascienza migliore ha sempre parlato della natura umana più che di spazio profondo o tecnologia. Il fantasy - nella sua migliore accezione - ha fatto e fa sostanzialmente lo stesso, ma il suo crescente successo è forse da cercare in due aspetti che non sono affatto conquista recente, ma propri della natura del genere: l'evasione dalla realtà e il rapporto con la natura. In un'epoca in cui la tecnologia è dominante - anche se in positivo, se non altro per le conquiste mediche e scientifiche - ciò che sicuramente è cambiata in anni recenti è la nostra percezione della realtà, da cui il desiderio - necessità? - di rivolgersi a letture che ci portino in luoghi e spazi diversi.Non tanto efficacia nell'indicare il nostro immediato futuro, quindi, quanto la scelta precisa di cercare sollievo e spazio in un presente diverso.

Martina Frammartino (FantasyM)

Cosa significa che un genere è più adatto di un altro a parlare del futuro? Davvero un genere può parlare di un argomento meglio di un altro? In un’intervista George R.R. Martin riferendosi all’antologia Warriors dedicata alla guerra e all’etica dei guerrieri indipendentemente dal genere scelto dallo scrittore di turno, ha affermato che quello che conta è la storia, non l’etichetta. E in un mio articolo di qualche giorno fa ho cercato di mostrare come temi importanti quali Olocausto e discriminazioni razziali siano stati trattati da opere prettamente fantasy. Temi riferiti al passato in questo caso, ma nulla vieta a un autore di parlare anche del nostro futuro.La narrativa, tutta la narrativa, è così. È l’autore che sceglie se intrattenere il lettore senza altri fini o se preferisce inserire nella sua opera un messaggio, indipendentemente dal genere che adopera.

Quanto al successo commerciale a mio giudizio è una moda, così come diventano di moda per un breve periodo certi classici quando ne viene tratto un film di successo. Il fantasy certamente è stato posto al centro dell’attenzione dalle versioni cinematografiche del Signore degli anelli e di Harry Potter, e visto che lo scopo degli editori, in fondo, è quello di guadagnare, molte case editrici si sono lanciate in ciò che al momento vendeva. Come il successo di Eragon ha provocato la moda degli scrittori giovani, e quello di Twlight la moda dei vampiri, meglio se buoni.

Opere di questo tipo ce n’erano anche prima, e ce ne saranno in futuro, ora sono semplicemente più visibili, portate alla ribalta dal successo dei vari Tolkien, Rowling, Paolini e Meyer. Se sia davvero una moda passeggera o un fenomeno destinatato a durare, però, solo il tempo potrà dirlo davvero.