Non si ferma più. La società che gestisce il patrimonio letterario di Isaac Asimov (1920–1992) sembra decisa a passare all'incasso. Dopo aver autorizzato le realizzazione di una trilogia tratta dal ciclo della Fondazione, è arrivato il momento di tornare su Io, Robot, antologia di nove racconti pubblicata nel 1950, da cui è già stato tratto l'omomino film con Will Smith e la regia di Alex Proyas. Verrà prodotto non un sequel, ma una trilogia di sequel, affidati alla penna di Mickey Zucker Reichert. Sì, perché le nuove avventure saranno tutte su carta.

Al di là dell'opportunità o meno di insistere sul patrimonio di fantasia del grande autore producendo materiale il cui valore sarà tutto da dimostrare, la scelta di Reichert lascia perplessi: trattasi di autrice americana specializzata fantasy (suo il ciclo Renshai, che reinterpreta la mitologia nordica). Non è qui in discussione il suo valore, fra l'altro la scrittrice ha conosciuto un discreto successo (alcuni suoi testi sono arrivati anche in Italia a inizio anni '90: L'uomo ombra e Gli dei chiamano). È la scelta in sé a suscitare dubbi. Se proprio si doveva fare, perché non chiamare qualcuno che provenisse dal mondo della fantascienza?

In ogni caso la robopsicologa Susan Calvin torna in azione. Secondo un'indiscrezione del Guardian, il primo dei tre volumi si intitolerà Robots and Chaos. Seguirà le vicende della Calvin mentre completa il dottorato a New York e si sforza di accettare una realtà prossima ventura in cui i robot saranno ormai entrati in ogni aspetto della vita quotidiana.

Il sito Publishers Marketplace, forse ritenendola una buona notizia, assicura che il testo “sarà un mix di fantascienza e medical thriller, un po' sulla scia di Andromeda di Michael Crichton. Calvin sarà sempre sull'orlo del baratro, in una corsa disperata e carica di tensione per salvare il mondo così come lo conosciamo”. Ovviamente entusiasta il commento della Berkley Books (parte della Penguin US): “L'aspetto più interessante – afferma Susan Allison, direttore editoriale – è che la Reichert è un dottore, proprio come Susan Calvin. Ciò conferirà un senso di forte realismo al materiale. Sarà anche l'opportunità di vedere qualcosa di nuovo, diverso e stimolante”.

Sarà. Di certo alla Berkley staranno ancora festeggiando, dal momento che negli ultimi dieci anni hanno piazzato trecentomila copie di Asimov e (forse) hanno trovato il modo per ravvivare il braciere delle vendite. Chissà poi quante copie avrà venduto Io, Robot nel mondo, senza contare le vendite dei cinquecento altri testi prodotti dall'autore nella sua lunga carriera. Un patrimonio economico sterminato, su cui già altri hanno messo mano, basti ricordare i sequel autorizzati al ciclo della Fondazione scritti da Gregory Benford, Greg Bear e David Brin. Tutti autori di fantascienza, guarda caso.