Quando, nel lontano ottobre 2002, un gruppo di scrittori esordienti capitanati da Perla Pugi e Giuliano Pistolesi e diede vita a Otherside2002, il Corriere della Fantascienza diede l’annuncio parlando dell’altro lato della scrittura. Da allora, anche se non a tutti può far piacere ricordarlo, di acqua sotto i ponti ne è passata e il sito è cresciuto, accogliendo nuovi nomi sotto i suoi stendardi, aprendosi a nuovi influssi e rinnovandosi di continuo: in una parola, evolvendo. Come naturale conseguenza di questo processo, Otherside2002 si è incarnato a inizio 2005 sotto le nuove spoglie del più completo www.othersider.com, originando un vero e proprio mondo elettronico dedicato alla narrativa di genere, che i suoi fondatori hanno voluto chiamare, con chiara influenza burroughsiana, La Zona Oscura. L’approccio, improntato a una perseverante ricerca della qualità, è rimasto però immutato, consentendo a tutta una schiera di giovani scrittori di farsi le ossa, di crescere attraverso la revisione incrociata dei loro testi, di maturare in un ambiente ricco di possibilità ma generalmente esposto alle insidie della pubblicazione indiscriminata com’è l’acritico universo di internet.

Tra le novità introdotte con la metamorfosi, occorre almeno ricordare la riscoperta di forme di narrazione legate al gioco, le interviste esclusive strappate ad autori di levatura nazionale e mondiale (Alan D. Altieri, Valerio Evangelisti, Joe R. Lansdale), i brillanti articoli di critica e riflessione sulla letteratura underground e l’ampliamento della sezione dedicata alle recensioni. Non c’è quindi da stupirsi se molte delle nuove leve della fantascienza, dell’orrore e del thriller abbiano mosso i loro primi passi in questo ambiente in continua crescita: oltre agli stessi curatori e a chi scrive, la fucina degli Othersider ha forgiato i talenti di Fernando Fazzari, Simone Conti, Michele Rocchetta, Angela Buccella e Umberto Bertani, tanto per citare solo qualche nome. Così le attività del sito hanno finito per intrecciarsi a più riprese con altre importanti iniziative culturali, come ad esempio il connettivismo, in un clima di interazione e reciproco supporto che non può non aver giovato alla crescita collettiva.

A completamento di questa parabola, giunge finalmente la prima antologia di racconti, che raccoglie tredici delle opere più rappresentative apparse in questi anni sulle pagine della Zona Oscura. L’antologia, realizzata in un pratico ed elegante formato e-book e impreziosita da una splendida copertina di Philippe Druillet, è disponibile nell’aera download della Tela Nera (www.latelanera.com/ebook/ebook.asp?id=163) e nel sito E-book gratis (www.ebookgratis.net/ebook.asp?id=202), dove può essere scaricato gratuitamente. Come precisano i curatori nella prefazione al volume, “ciascuno dei racconti inseriti in questa antologia è distintivo di uno stile unico, ma sarebbe riduttivo anche solo pensare che questi tredici racconti esauriscano la molteplicità di espressioni letterarie che hanno preso vita nella Zona Oscura, alcune delle quali direttamente legate al gioco”. Lo spaccato fornito è comunque piuttosto variegato, ospitando opere al limite della sperimentazione linguistica e autentiche discese nell’incubo, incursioni in deliranti universi mentali e folli scorribande nel grottesco, nella convinzione che questa avvincente lettura possa essere da sprone, per chi ancora non la conoscesse, a esplorare i tortuosi sentieri della Zona Oscura.

Interessante, a questo proposito, conoscere le opinioni di alcuni illustri padrini. Attraverso i sentieri del possibile, sfruttando un canale medianico, Ray Bradbury dichiara: “Quando vedo cose come la Zona Oscura, vorrei che Farenheit 451 fosse una realtà”. Ancora più decisi i pensieri di H.P. Lovecraft, captati grazie all’ausilio di un Tubo di Crooks: “Non posso sopportare l’idea che degli italiani siano riusciti a concepire un’entità come la Zona Oscura e che si stiano addirittura baloccando con quelle blasfeme mostruosità che io stesso ho creato. Prego il Grande Cthulhu che il loro sonno sia tormentato come il mio”. Ma la comunicazione più significativa è forse quella di Philip K. Dick, raccolta direttamente dal Moratorium Diletti Fratelli di Zurigo: “Se quelli della Zona Oscura fossero esistiti trent’anni fa avrebbero riconosciuto il mio talento prima di lasciarmi cadere in questo stato di semivita. Così non avrei avuto nemmeno bisogno di darmi dell’artista di merda per attirare un po’ d’attenzione”. Come rassegna stampa, può bastare... Voi che ne dite?