a cura di

Vittorio Catani

Quando le radici

Rassegna storica della fantascienza italiana Introduzione


Sandro Sandrelli a Trieste (Italcon 1972); in piedi a da sinistra: Gustavo Gasparini e Giunluigi Missiaja. Archivio Eugenio Ragone Nato nel 1926 a Venezia, Sandro Sandrelli laurea in chimica, scrittore, giornalista (redattore scientifico del "Gazzettino di Venezia"; divulgatore scientifico) fu tra i primi a interessarsi di fantascienza in Italia. Il suo esordio infatti avvenne con il racconto Le ultime 36 ore di Charlie Malgol, pubblicato nel 1949, e che precedeva quindi di tre anni la nascita delle riviste specializzate italiane ("Scienza Fantastica" e "I Romanzi di Urania"): un'epoca insomma in cui in Italia non esisteva neanche il termine "fantascienza".

Successivamente, la presenza di Sandrelli sulla scena risultò importante per più d'una ragione. I suoi racconti apparvero con regolarità dapprima su Galassia (di Udine; da non confondere con l'omonima testata che sarebbe nata a Piacenza nel 1961), poi su Oltre il Cielo (passaggio praticamente obbligato per tutti i nostri autori "storici" degli anni '50-60).

A partire dal 1962 Sandrelli varò una serie di antologie periodiche, cioè i sette volumi di Interplanet, che ospitarono autori stranieri ma anche molti degli autori e dei racconti più significativi della sf italiana dei primi anni Sessanta (alcuni numeri furono curati in collaborazione con Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco). A questa iniziativa si aggiunse la direzione e cura della rivista amatoriale Interplot, di cui uscirono una ventina di numeri.

Sandrelli vive a Venezia, e le sue ultime storie fantascientifiche se non erriamo risalgono a metà anni Settanta; benché egli avesse praticamente smesso di scrivere fin dal 1965.

Ci resta da esplicitare l'ultimo motivo per cui la presenza di Sandrelli risultò importante negli anni Cinquanta e Sessanta; e che poi è quello per cui lo presentiamo al pubblico di Delos: l'originalità della fantascienza di Sandrelli.

In un'epoca in cui in Italia giungeva una science fiction dalla scrittura molto appiattita, solitamente banale soprattutto per il linguaggio usato, con traduzioni a volte approssimative, e insomma con tutte quelle caratteristiche che l'avrebbero fatta declassare al livello di "paraletteratura" (termine col quale l'establishment culturale nostrano bollava sussiegosamente tutta la narrativa di consumo), la sf di Sandrelli "esplose" all'improvviso con una sorta di furore grottesco, coloratissimo, acido, che rappresentava senz'altro una novità; e che non mancò di suscitare nei censori fantanostrani e mappatori catastali di turno della sf reazioni negative e scomposte.

Situazioni al limite dell'assurdo, in grado di forzare i luoghi comuni "classici" del genere; eroi al contempo tragici e comici; una iterazione della aggettivazione ai limiti della ridondanza; panorami alieni caleidoscopici; un sottofondo tragico e sostanzialmente autodistruttivo; il gusto dell'avventura per l'avventura; la capacità di irridere ai baluardi della cultura moderna, ma non di rado anche di costruire allegorie morali; e altro ancora: tutto ciò, rimescolato, non poteva che produrre una fantascienza decisamente atipica e anticonvenzionale, detonante, in cui anche i limiti della scienza erano stirati come molle (pur essendo l'autore di solida formazione scientifica).

Facendo davvero un'eccezione, stavolta la nostra rubrica presenta non uno ma due racconti, a nostro avviso esemplificativi di due diverse 'anime' dello scrittore.

Jimmy di Canopo è un'avventura spaziale pura, che non si pone altro scopo se non quello di narrare storie incredibili ai limiti del ridicolo e dell'assurdo. A nostro parere, ci riesce benissimo: magari, è possibile vedere anche in questo e in tanti altri lavori di Sandrelli con un trentennio di anticipo, il filone "demenziale" così di moda negli anni Novanta. Il racconto è il primo di una trilogia grottesca intitolata Sinfonia robotica, che uscì sul n. 1 di Interplanet (1961).

La passeggiata di Patty è una breve opera, una delle ultime pubblicate dall'autore; apparve nella storica antologia Universo e dintorni (Garzanti, 1978) curata da Inìsero Cremaschi. Si tratta di un racconto a nostro avviso significativo per un diverso motivo: col suo solito linguaggio dissacrante l'autore anticipava tematiche attualissime e forse anche cyber. Però con una differenza: se nel cyberpunk c'è una assimilazione implicita delle attuali tecnologie, in questa storia di Sandrelli il progresso scientifico veniva visto soprattutto come avvento e amplificazione del grottesco. Una posizione che si può anche non condividere al cento per cento, almeno come ci viene presentata, ma alla quale non si può negare notevole forza icastica, rappresentativa.

Il che ci fa rimpiangere che la voce di questo scrittore il quale era uno dei pochissimi ad aver tracciato fin dagli inizi una "via" molto personale alla fantascienza italiana si sia taciuta così presto.

I diritti su testi e immagini sono riservati. E' vietata la riproduzione senza l'autorizzazione degli autori.