In uscita a novembre, nella Collezione Immaginario Fanucci, la nuova edizione di Il seme inquieto (The Wanting Seed) di Anthony Burgess, in una nuova traduzione di Roldano Romanelli, con introduzione dello stesso Burgess e un saggio di Paul Fussell.

Il seme inquieto (1962), uscito nello stesso anno di Arancia meccanica, è uno dei principali romanzi di Anthony Burgess, ancora sconcertante a quarant'anni di distanza per la potenza visionaria, l'eleganza formale e il conturbante e raffinatissimo umorismo. Pubblicato in Italia nel 1974 (De Carlo Editore) e mai piú ristampato, Il seme inquieto è oggi riproposto in una nuova traduzione con l'accordo della moglie dell'autore, Liana Burgess. Ambientato in un'Inghilterra futura del XXI secolo, prima in una Londra di grattacieli che ha assorbito le città limitrofe e poi nelle 'primitive' campagne circostanti, Il seme inquieto descrive una società autoritaria e militarista che per combattere l'aumento della popolazione e la scarsità di cibo scoraggia il matrimonio, la procreazione e i piaceri della carne, costringendo uomini e donne a bizzarre forme di travestitismo e di dissimulazione. In fuga da una passività che cancella ogni realizzazione personale, i personaggi del romanzo scoprono realtà nuove, dall'orrore del cannibalismo organizzato a rituali neopagani di fertilità, lungo un itinerario di ricerca e maturazione che alterna momenti da vaudeville a situazioni drammatiche, eroiche, picaresche. Allo stesso tempo il romanzo tratteggia una profonda riflessione sullo stato di guerra permanente che ha caratterizzato il XX secolo e che già segna l'inizio del nuovo. Come ha scritto Paul Fussell in La Grande Guerra e la memoria moderna, "Burgess ha compreso tanto l'associazione tra guerra e teatro quanto la necessità di un nostro approccio alla guerra attraverso i canali del mito e del cliché. Vale a dire, ha identificato la Guerra come la principale fonte del moderno". Il seme inquieto diviene cosí un romanzo profetico e originalissimo, e una grande rappresentazione del turbamento collettivo di fronte al futuro.