L'anno scorso Millemondi ha dedicato il numero estivo a un'antologia dei nuovi autori di fantascienza italiani. L'impatto è stato fortissimo, confermando un momento particolarmente felice per il genere. Quest'anno la sottocollana antologica di Urania propone una nuova antologia italiana, questa volta tematica, dedicata alla distopia. Ne abbiamo parlato con il curatore, Franco Forte.

Un nuovo Millemondi estivo dedicato alla fantascienza italiana: allora l'idea, lanciata l'anno scorso con l’antologia Strani Mondi, funziona?

Direi proprio di sì, funziona alla grande. La risposta del pubblico, soprattutto, perché senza di quella tutte le idee di chi fa editoria, anche quelle considerate le migliori e le più rivoluzionarie, possono essere archiviate senza rimpianti. Ma quando i lettori si fanno sentire, acquistando i libri e commentandoli sui vari social o negli ambiti in cui hanno spazio, allora significa che il lavoro è andato a buon fine e l’esperimento può proseguire. In questo caso, con l’antologia Strani Mondi la sfida era duplice: prima di tutto cercare di mettere insieme una buona raccolta di racconti italiani che piacesse al pubblico (e questo mi pare sia accaduto, sia per le vendite registrate, superiori alla media della collana, sia per i commenti positivi che sono circolati intorno al volume), e poi capire se era davvero possibile rendere questo appuntamento con la narrativa italiana di SF di qualità un momento annuale di confronto, dalle pagine della collana più illustre d’Italia. L’uscita annunciata del prossimo Millemondi tutto italiano, Distòpia, va in questa direzione: la conferma che la fantascienza italiana c’è, sa misurarsi allo stesso livello con quella anglosassone e può dunque essere proposta al pubblico mettendo da parte quel maledetto senso di impotenza che ci coglieva tutti (intendo noi operatori del settore), quando proponevamo belle opere italiane che venivano sistematicamente ignorate dai lettori, più propensi a mostrare interesse solo per la narrativa straniera. Se posso permettermi… ah, che soddisfazione!

Gli autori del volume sono un bel mix tra scrittori di esperienza e nomi nuovi. Come ha funzionato la selezione dei racconti?

Hai colto l’aspetto essenziale di queste raccolte, che mi anima da sempre. Io credo che il giusto mix di autori di valore, già conosciuti al pubblico (come per esempio Valerio Evangelisti, o Nicoletta Vallorani, che contribuiscono anche a dare grande prestigio all’antologia nella comunicazione con la stampa istituzionale, per esempio) e alcuni esordienti di qualità, selezionati con cura e dopo un attento lavoro di scouting fra le nuove leve, sia la formula giusta da proporre al pubblico. Se guardiamo Distòpia troverete autori e autrici che rispondono a questi parametri, ovviamente cercando di dare risalto ai vincitori delle nostre principali manifestazioni rivolte alla narrativa di SF, ovvero il Premio Urania per i romanzi (e Francesca Cavallero ne è l’ultima testimone, avendolo vinto l’anno prima con il bellissimo Le ombre di Morjegrad) e il Premio Urania Short per la narrativa breve (rappresentato in questo caso da autrici come Linda De Santi, M. Caterina Mortillaro e Simonetta Olivo), oltre ad altri autori selezionati fra quelli che tengo costantemente d’occhio e di cui ho letto splendidi esempi di narrativa di Sf durante il corso dell’anno.

Certo, non è mai possibile dare una panoramica esaustiva degli autori di fantascienza di un Paese in una antologia che può contenere una dozzina di racconti, però senz’altro credo che questi volumi della serie Millemondi possano contribuire a dare risalto alla narrativa nazionale di SF, facendo conoscere autori nuovi e rimarcando le capacità di quelli già noti.

Lo sforzo che sto facendo per dare più opportunità a tutti mi pare eclatante, se non altro perché nessuno degli autori (tutti bravissimi, sia chiaro) ospitati in Strani Mondi è presente in questo Distòpia (e questa è stata una scelta, non semplice casualità).

La mia idea, come ho già spiegato in tante altre sedi, è quella di continuare su questa strada, offrendo ogni anno ai lettori (e intendo i tanti lettori di Urania, che non è detto siano gli stessi che frequentano gli ambienti della science fiction e dunque conoscano gli autori che presentiamo) una rassegna del meglio della narrativa italiana di fantascienza di qualità, con un giusto mix di autori noti ed esordienti (o emergenti) da tenere d’occhio, nella speranza di contribuire in maniera attiva al consolidamento della fantascienza nazionale.

Perché la distopia (a proposito, perché l'accento sulla o?)? Pensi che sia un filone che riscuote particolare interesse in questo momento?

Che la distopia sia un genere (o sottogenere?) che in questo momento storico sta godendo di grande consenso non lo dico io, lo dicono le classifiche di vendita dei libri. Basta dare un’occhiata e lo si capisce subito. E poi, si tratta di un genere che mi ha sempre avvinto (negli anni ‘80 ho persino dato vita a una rivista intitolata Ucronia, tanto per restare in tema…) e intorno a cui da tempo avrei voluto costruire qualcosa di interessante, e dunque non mi sono lasciato sfuggire l’occasione: fare qualcosa che mi piaceva e stimolava nel momento giusto per riscuotere l’interesse del pubblico più vasto e generico. Anche perché queste antologie hanno un ulteriore obiettivo che forse a qualcuno sfugge: cercare di ampliare il più possibile la platea dei lettori di fantascienza, stimolando anche chi non è aduso al genere a dare un’occhiata ai nostri prodotti, ai nostri autori, alle opere che ruotano attorno a questo genere letterario sempre pieno di vitalità ed energia (alla faccia di chi diceva che la SF sarebbe morta presto, grazie all’avanzata del progresso tecnologico). E questo sta pian piano accadendo, come dimostrano le tante mail che abbiamo ricevuto in redazione a proposito di Strani Mondi, anche da chi ci ha candidamente confessato di non avere mai letto prima autori italiani di fantascienza.

Per quanto riguarda il titolo… diciamo che Distòpia con l'accento mi piaceva, perché sembra il nome di una città, o di un luogo, senza essere banalmente la parola distopia, pur richiamandone esattamente il concetto. Insomma, ho cercato di dare vita a un titolo attrattivo, oltre a suggerire un tema.