Poche settimane fa annunciavamo la prima edizione del premio Robot vinta da una scrittrice. Tra qualche anno forse potremmo annunciare la prima edizione vinta da un robot. Non sarebbe assolutamente il premio ideale per il vincitore ideale?

Fin dall'inizio del ventesimo secolo si è speculato sulla possibilità che una scimmia potesse scrivere le opere di William Shakespeare. Come? Semplicemente battendo i tasti della macchina per scrivere a caso: dato un numero sufficientemente alto di scimmie e di tempo a disposizione, prima o poi una di esse scriverà l'opera completa di Shakespeare. È una variante, se si vuole, della biblioteca di Babele, dove è presente ogni opera possibile, incluse quelle che non sono ancora state scritte.

Ma quello che ha fatto il computer della Future University Hakodate non è stato procedere a caso. Il software, programmato da un team guidato da Hitoshi Matsubara, è stato impostato con un frasario e con regole di costruzione e associazione del materiale scritto. Il software ha messo insieme il testo seguendo una trama prestabilita.

Un software analogo, anche se molto più semplice, è Wordsmith, utilizzabile per redarre comunicati stampa.

Quello che è venuto fuori è il romanzo The Day A Computer Writes A Novel. Che è stato inviato al premio letterario Shinichi Hoshi, senza ovviamente segnalare la natura "particolare" del suo autore.

Intitolato a uno scrittore di fantascienza giapponese, il premo prevede esplicitamente nel proprio bando che le opere possano essere realizzate da “non-umani”, categoria nella quale rientrano intelligenze artificiali, alieni e animali. 

Se la clausola non era mai stata applicata in passato, quest'anno ben undici opere partecipanti (su 1450) erano collaborazioni uomo-computer. 

Non è il primo caso di "robot scrittore". Un paio d'anni fa in occasione di un terremoto a Los Angeles fu pubblicato online il primo articolo scritto da un robot. Ken Schwencke, giornalista e programmatore, svegliato dal terremoto non fece altro che andare al computer e premere il pulsante di invio: tre minuti dopo il terremoto era già online un articolo su di esso, completo di tutti i dati.

L'articolo era stato scritto automaticamente da un software scritto dallo stesso Schwenke, chiamato "Quakebot" che prendendo i dati da un servizio online redigeva un breve testo abbastanza standard ma completo e preciso.

Lasciamo ai nostri lettori a questo punto valutare quanto questa notizia dica qualcosa a proposito della creatività (o simulata creatività, se esiste una differenza) dei computer o sulla ripetitività della narrativa a cui siamo abituati negli ultimi anni.