I buchi neri, forse perché stanchi di essere usati e abusati dagli autori di fantascienza, tornano a far parlare di sé con delle interessanti novità. Non bisogna essere degli smanettoni di scienza per sapere che parliamo di regioni dello spaziotempo con un campo gravitazionale così forte e intenso che nulla al loro interno può sfuggire all'esterno, nemmeno la luce (da qui “nero”).

Ma ora per la prima volta la NASA ha osservato dei fenomeni anomali su uno di essi, Markarian 335, un buco nero supermassiccio di massa pari a dieci milioni di volte quella del nostro sole in uno spazio solo 30 volte il diametro della nostra stella, uno dei più lontani per i quali sono mai state misurate massa e la velocità di rotazione.

I supertelescopi dell’ente spaziale statunitense Swift e NuSTAR (tecnicamente sono dei satelliti X) hanno registrato un’emissione di raggi X al momento dell’espulsione da parte del buco nero della corona, un’area  immediatamente circostante costituita da particelle estremamente energetiche che si muovono ad una velocità prossima a quella della luce. La scienza attuale non ha ancora chiaro come vengano a formarsi esattamente le corone né il perché cambino la loro forma, ma sta di fatto che da “un’area così sensibile” di quel buco nero si è liberata luce: un evento che nelle sue interpretazioni prospettiche più visionarie e affascinanti risulterebbe incompatibile con la teoria prevalente secondo la quale nulla dovrebbe potersi svincolare dalle grinfie di questo terrificante mostro.

Innegabile la sorpresa degli scienziati che, grazie ai risultati pubblicati sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (MNRAS), sperano di aggiungere un importante tassello allo studio della misteriosa fenomenologia.  Nell’attesa di ulteriori dati e informazioni possiamo lo stesso dormire sonni sereni perché Mrk335 dista dalla Terra appena (si fa per dire) 324 milioni di anni luce, in direzione della costellazione di Pegaso.

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