Licia Troisi normalmente non dovrebbe trovare spazio qui ma sul nostro sito cugino FantasyMagazine, visto che di norma si parla di lei per i molti e apprezzatissimi romanzi fantasy, genere del quale nel nostro paese è l'autrice più venduta e più nota.

Tuttavia, Licia Troisi nella vita è un'astrofisica ed è certamente un'appassionata sostenitrice della scienza e dell'approccio scientifico – sì, viene da chiedersi come mai non abbia mai scritto fantascienza, ma magari prima o poi accadrà.

È quindi più che titolata a parlare di Sopravvissuto The Martian e il post che ha pubblicato in questi giorni sul suo blog è molto interessante, perché pone un punto di vista sul film a nostro avviso importante.

"I film americani sullo spazio sono tutti così", dice, "drammoni familiari a palate, imprese ai limiti della fisica, tragedie… anche Interstellar, pensateci. Lì l’esplorazione è una roba assolutamente laterale, perché il vero fulcro del film sono i rapporti tra il protagonista e sua figlia. The Martian non è così. The Martian è misuratissimo, e non prende scorciatoie emotive. Sappiamo che il nostro protagonista, abbandonato da solo su Marte, ha una famiglia, ma non la vediamo mai. Vediamo di striscio che è molto legato al capitano della sua spedizione, ma è una roba che non è particolarmente influente ai fini della trama. I suoi rapporti con chi è sulla Terra sono sostanzialmente taciuti. No, il dramma è tutto incentrato sul suo essere, da solo, dove nessun uomo è mai giunto prima. Il coinvolgimento sta tutto là: non vuoi che Mark torni a Terra e sopravviva perché la figlia, il padre, l’amante… no. Vuoi che torni perché è un tipo in gamba, con una capoccia così, che non si arrende."

The Martian rompe gli schemi anche perché è un film senza un cattivo: "Non c’è nessun capo della NASA stronzo che fa cose brutte perché è cattivo: c’è gente che prende delle decisioni, a volte condivise dal resto del team, a volte no, ma lo fa con precise ragioni, ben aderente al proprio ruolo. (…) È un film asciutto, sobrio, dritto come una spada, che vuole mostrarci una sola cosa: l’eterna lotta dell’uomo per la sopravvivenza. E qual è la sua arma in questa lotta? L’intelletto. Fine. Non c’è un vero cattivo; il cattivo, al massimo, è il cosmo, che, come dice Mark alla fine, non collabora."

Ma il punto più importante è, in fondo, che The Martian è un film che appassiona mettendo al centro la scienza. "La vera protagonista di questo film non è Mark, non è la NASA: la protagonista è la scienza. E questo al netto di eventuali vaccate sparate qua e là, che non mancheranno, ma che non inficiano il senso generale del film. Mark ce la fa perché sa. Sa far crescere le piante, sa inventarsi un modo per comunicare, conosce la natura e le sue leggi, e per questo sopravvive. E, dietro di lui, ci sono tutte le menti migliori del pianeta, che si mettono là a cercare di salvargli la vita, in tutti i modi possibili e immagibili. Non c’è l’eroe che risolve la situazione da solo; ci sono ore e ore di lavoro, giorni di calcoli, gente che si spreme le meningi e trova la soluzione. Perché la grande notizia è che, al di là di tutti i complottismi, della vigliaccheria di chi non ci crede, in quattrocento anni siamo riusciti a capire cose inimmaginabili sull’Universo: abbiamo sconfitto malattie, creato cose che ci allungano la vita e ce la semplificano, abbiamo mandato gli uomini sulla Luna e tonnellate di sonde in giro per il Sistema Solare, e quando manderemo l’uomo su Marte alla fine saremo anche capaci di riprendercelo."

Temi non del tutto popolari, purtroppo, nel secolo cominciato con l'anno 2000 e che dovrebbe essere il secolo della fantascienza. "È una visione positivista dell’esistenza. Sono le sorti magnifiche e progressive, una visione filosofica che ha fatto il suo tempo. E, certo, la tecnologia ha un lato oscuro, la scienza è solo uno strumento, e tutto quel che volete. Ma viviamo in un periodo in cui la gente è seriamente convinta che l’allunaggio del 1969 l’ha girato Kubrick a Hollywood, che se vaccini tuo figlio poi ti diventa autistico (e invece finisce per morire di morbillo), che occorre fare la dieta alcalina per curasi dal cancro, o basta bere succo di aloe. E in un mondo così, in cui c’è gente che tira forte per riportarci nel medioevo, ben venga The Martian, che vuole solo ricordarci che a volte sappiamo fare cose straordinarie, e che, se le abbiamo fatte, è perché abbiamo quel chilo e mezzo di materia grigia nella scatola cranica."

Chapeau.

Tutto il post è all'indirizzo http://www.liciatroisi.it/2015/10/07/the-martian-lo-spottone-per-la-nasa-e-per-la-scienza-di-cui-avevamo-bisogno.