Approfittare di un incidente funesto per decidere di diventare postumani e, malgrado il grave infortunio, essere potenziati anziché menomati, ma in un modo che gli umani non penserebbero normalmente di raggiungere.

Cosa vuol dire tutto ciò? Tanya Vlach (tanyavlach.wordpress.com) è rimasta senza un occhio per un incidente stradale occorsole qualche anno fa; ha pensato bene, quindi, di sostituire la sua protesi oculare con un occhio tecnologico in grado di fare funzioni da cam e diventare così una sorta di occhio postumano su internet. Si è fatta aiutare da Gizmodo che ha pubblicato un articolo (gizmodo.com/5084418/someone-please-build-this-woman-a-webcam-eye) per aiutare Tanya a cercare geni dell’informatica a vari livelli per farsi confezionare il suo occhio del mondo. Ecco le specifiche richieste:

- registrazione video digitale (MPEG-4?)

- lettore per schede SD mini incorporato

- 4 GB di ram allo stato solido

- uscita Mini A/V

- possibilità di collegare dischi Firewire e/o USB

- zoom ottico almeno 3X

- telecomando

- collegamento bluetooth

- possibilità di ricaricare la batteria tramite Firewire e/o USB

- funzionalità di telecomando

- batteria o altra fonte di energia

- alimentazione

- alimentazione senza fili

- sensori che rispondano al battito o al movimento delle palpebre, per esempio per scattare foto, zoomare, mettere a fuoco, accendersi e spegnersi

- dilatazione della pupilla al cambio di luminosità ambientale

- vista nell'infrarosso e nell'ultravioletto

Una sorta di spia sempre accesa e, magari, sempre connessa alla Rete. Un involucro biologico che guarda con pertinenza alcune cose piuttosto che altre, con un’efficacia che nessun software attuale e nemmeno del prossimo futuro potrà mai raggiungere. Tanya prima e seminale, perché lei potrebbe essere la porta d’accesso biologica a Internet, visto che dalle specifiche richieste si può comprendere che la connettività è tutt’altro che bandita; lei sarà in grado di far vibrare la connessione dentro di noi?

Eccitante appartenere al futuro, sembra davvero di far parte di un tutt’uno ancora più intrinseco a quello sperimentabile con i normali – e desueti – sensi umani.