Un salto nel buio. Senza ritorno. E' quello permesso dai Ripper, sofisticati congegni quantici approntati in un prossimo futuro per condurre studi sulla natura multidimensionale del Creato, e presto caduti nelle mani audaci di più o meno malintenzionati "squartatori" dimensionali. L'esempio lo fornì il giovane ricercatore che sarebbe passato alla storia come il Primo Padre. Sottratto un Ripper dal laboratorio, se ne servì per trasportare altrove un collegio per ragazze con tutte le sue ignare inquiline e la loro istitutrice. Da lì avrebbe avuto origine il mito che le vide protagoniste nelle vesti di Prima Madre o delle Dieci Mogli, o delle Sei Mogli Arrabbiate. Un mito presto codificato nei dettami di una religione, che si è propagata lungo le linee temporali diramatesi dall'Adesso in qualche punto passato della sua evoluzione.

Lo spunto di partenza da cui prende le mosse questo bel romanzo breve di Robert Reed è di quelli in grado si evocare nella vertigine dell'immenso quel sense of wonder di cui tutti i lettori di fantascienza sono, in fondo, un po' orfani. Nella sua storia religione e indagine pseudo-storica si intrecciano, servendo da basi per una lucidissima analisi critica delle convenzioni sociali e delle consuetudini relazionali di questa strana società futura, frammentata in un miliardo di isole dimensionali impossibilitate a mantenere i contatti tra di loro I Ripper riescono infatti a piegare lo spazio-tempo fino ad aprire uno squarcio tra dimensioni adiacenti, possono tenerlo stabile per la frazione di tempo necessaria per l'attraversamento, ma una volta chiuso il passaggio la realtà di partenza resta probabilisticamente relegata al di fuori della sua portata. Tra i miliardi (di miliardi di miliardi) di mondi limitrofi, al prossimo tentativo il Ripper avrà infatti molte più probabilità di agganciare una dimensione ancora diversa, rispetto a quella originale. E questo è il principio su cui si fonda il meccanismo della diaspora.

Oltre che attraverso i governi, che amministrano la colonizzazione ispirandosi a un codice religioso che fin dalle prime pagine richiama alla mente alcune somiglianze con l'organizzazione dei Mormoni, la conquista delle nuove Terre (tutte differenti da quella a noi nota per qualche peculiarità geologia o biologica, ma tutte accomunate dalla mancata evoluzione dell'umanità) è alimentata da schiere di disadattati in fuga dalla loro società di appartenenza. E così non sono affatto rari i casi di uomini che, appropriatisi di un Ripper, scelgano per il loro futuro l'esilio portando con sé l'unica risorsa che sicuramente non troveranno dall'altra parte dell'attraversamento: l'altra metà del cielo, ovviamente. E siccome l'esempio del Primo Padre ha ispirato una certa preveggenza, per garantire un'adeguata varietà genetica alla loro progenie gli aspiranti coloni maturano la consuetudine di rapire quante più ragazze possibile dal loro mondo di origine, scegliendole con lungimiranza tra le più avvenenti.

E questo sarebbe anche il destino della giovane Kala, la protagonista di Reed, se non intervenisse per tempo il fratello Sandor a salvarla dalle mire di un losco individuo, intenzionato a portare con sé non solo la moglie riconosciutagli dalla sua comunità ma anche una schiava per il suo personale diletto. Il salvataggio di Kala innesca però un'assurda spirale sociale di emarginazione che finirà per distruggere i rapporti della sua famiglia e i buoni propositi coltivati per Sandor, rendendo la loro vita sempre più difficile, sempre più esposta alle minacce dei malintenzionati, fino alla fine, verso l'unica soluzione praticabile: un nuovo inizio, senza precedenti nella storia del Creato.

Il libro si segnala per una scorrevolezza ammirevole e per una logica spietata e rappresenta il primo vero esordio italiano di Robert Reed. L'autore americano, nato nel 1956 a Omaha (Nebraska) e residente a Lincoln, è tra i più prolifici della sua generazione, con all'attivo 11 romanzi e oltre 100 racconti dati alle stampe. Un "creatore di mondi", come lo definisce Salvatore Proietti nella sua introduzione, capace di fondare i suoi universi narrativi su rigorose basi scientifiche (retaggio dei suoi trascorsi di ricercatore in Biologia). In Italia erano già stati pubblicati due racconti di Reed, prima di questo Un miliardo di donne come Eva, vincitore del premio Hugo 2007: Celacanti e La notte del tempo, entrambi inclusi nell'annuale Year's Best curato da David G. Hartwell, editi in Italia nelle raccolte estive di Millemondi Urania. In particolare, Celacanti si distingueva per una delle più ardite proiezioni postumane, portando in scena protagonisti completamente alieni, mossi da una logica non più umana che forse è solo l'esaltazione degli istinti più ferali codificati nel nostro programma genetico.

Insieme a Celacanti, Un miliardo di donne come Eva rappresenta il miglior biglietto da visita di Reed: non possiamo che augurarci che presto ci vengano proposti anche altri titoli degni di attenzione della sua vasta bibliografia.