A prima vista, Kawthar Ayed è una simpatica ragazza come tante della sua età. La differenza è che Kawthar, nativa di Tunisi, associata di cattedra a Letterature Comparate, è una delle maggiori esperte di fantascienza del mondo arabo.

Pensando a quell'area geografica, probabilmente, è più facile visualizzare esotiche avventure all'interno delle piramidi, inseguimenti a dorso di cammello e califfi misteriosi, piuttosto che scintillanti astronavi e pistole laser. Tuttavia, la fantascienza araba è viva, anzi, sta finalmente muovendosi in una direzione di professionalità inaspettata.

A cominciare da Khayal Ilmy (letteralmente, "Narrativa Scientifica", il nome arabo della fantascienza), la prima rivista professionale, di cui Kawthar è redattrice.

Ad Aprile 2009, a Tunisi, Kawthar ha partecipato all'organizzazione del recente convegno di studi sulla fantascienza araba, per conto, nientemeno, dell'ALECSO, l'Organizzazione dell'Istruzione, della Cultura e della Scienza della Lega Araba.

Ma di cosa parla la fantascienza araba?

"Principalmente si tratta di distopie o utopie, comunque ambientate in epoche molto vicine", racconta Ayed. "Ci sono storie di invasioni di altri pianeti, ma sono molto frequenti le storie in cui altri Stati invadono i Paesi Arabi. Si tratta di una questione culturale: siamo stati più spesso invasi che colonizzatori, e questo si riflette nelle trame."

La fantascienza occidentale non ha una grossa influenza su quella locale. "Da noi, ben pochi autori americani sono stati tradotti", continua Kawthar. "Nelle ricerche bibliografiche, ho trovato qualcosina di Asimov, Bradbury, Heinlein, pubblicato negli anni '60, ma per il resto abbiamo solo Verne, Wells e qualche altro classico."

Perciò quando si è sviluppata la fantascienza di lingua e cultura araba? Sembrerebbe una cosa recente - dal momento, almeno, che finora non se ne è quasi parlato. Ma non è così.

"Stavo facendo ricerche, e ho scoperto questo romanzo del 1924 da Mussa Salama, in cui l'autore prevedeva un futuro di avanzamenti tecnologici - internet e una specie di videotelefono. Ci sono poi autori che nemmeno sanno di scrivere fantascienza - come è il caso di Mustapha Kilany, che nel 2004 ha pubblicato un romanzo in cui immaginava un paese arabo molto inquinato, in cui la gente non può nemmeno più respirare, trasformato in una discarica nucleare dall'occidente - Kilany non aveva idea di scrivere fantascienza."

E sfatiamo tutti i miti. Per esempio, il mito dell'inferiorità sociale delle donne. Nei Paesi Arabi ci sono anche scrittrici di fantascienza.

"Almeno 4 o 5 di un certo livello, la più rappresentativa è Tiba Al Ibrahim, del Kuwait, che in una sua trilogia immagina l'uomo eliminato dalla Terra e solo la donna che sopravvive - e si riproduce tramite la clonazione."

Ovviamente, ci sono differenze - a volte significative - di argomento tra i romanzi, a seconda dello Stato. "In Egitto, negli anni 70 - 80, autori come Nihad Sharif (il primo a pubblicare un romanzo con scritto Fantascienza in copertina) parlavano soprattutto di disarmo nucleare; più tardi, dopo il 1980, l'argomento principale della narrativa FS egiziana diventò l'utopia militare. In Siria, invece, abbiamo autori come Taleb Umran, le cui storie si incentrano su tentativi di comunicazione con alieni che renderanno gli umani più civilizzati.

Gli altri generi del fantastico, quelli che noi chiamiamo fantasy e horror, hanno spazio nei Paesi Arabi?

"Abbiamo una nostra letteratura fantastica, molta della quale ha una vena orrorifica, ma sempre ironica. La principale differenza tra il fantasy occidentale e quello arabo è che i nostri eroi sono quasi sempre riluttanti. Non vanno in cerca d'avventura: l'avventura li viene a prendere."

Spesso i riluttanti campioni di queste avventure devono affrontare - in chiave comica - i "classici" dell'orrore di Hollywood, come vampiri carpaziani o mummie.

Tuttavia, anche se i generi sono ben definiti, non esiste una "ghettizzazione" degli scrittori.

"Ad esempio, l'egiziano Khaled Tawfik, che ha scritto avventure fantasy molto divertenti, ha appena avuto un grande successo con il suo primo romanzo utopico."

La fantascienza araba è, quindi, un campo in piena fioritura, a riprova del fatto che questo genere letterario, malgrado ogni tanto sia eclissato per periodi anche lunghi, trova terreno fertile ovunque ci siano menti fresche che hanno voglia di pensare in modo nuovo - che si tratti di politica, sociologia o di "semplice" creazione del sense of wonder.