Ci sono volute quattro settimane di calcoli ininterrotti da parte del supercomputer del Max Planck Society's Supercomputing Centre di Garching (Germania) per produrre i ben 25 terabyte che costituiscono i risultati della più estesa e complessa simulazione dell'universo mai compiuta. La simulazione, chiamata Millenium Run essendo stata concepita nel 2000, ha cercato di analizzare il comportamento di oltre 10 miliardi di particelle di materia, ognuna grande un miliardo di volte il nostro Sole, su un arco di tempo che va da quando l'universo era vecchio solo 10 milioni di anni, fino a oggi, ovvero 13 miliardi di anni più tardi. Su quest'immenso arco temporale, il Millenium Run ha cercato di descrivere un modello matematico coerente su grande scala dell'universo nel quale, grazie principalmente agli effetti gravitazionali, la materia si è aggregata e ha formato gli agglomerati che sono poi andati a costituire galassie e ammassi di galassie. La simulazione, infatti, non è entrata nel dettaglio della formazione delle stelle, bensì ha focalizzato i suoi scopi nel tentativo di conciliare gli effetti della materia barionica, ovvero quella visibile con cui abbiamo a che fare tutti i giorni e che costituirebbe solo il 5% della materia dell'universo, con la materia oscura, che gli scienziati ritengono essere il 25% della materia dell'universo, e con l'energia oscura che rappresenterebbe il restante 70%. Secondo i modelli oggi più accreditati, entrambe le componenti "oscure" del nostro universo sono ritenute indispensabili per spiegare l'esistenza del cosmo e il suo comportamento, benché non siano ancora state rilevate direttamente. Nell'ambito del calcolo, un grande interesse hanno rivestito i quasar, gli oggetti più luminosi dell'universo, ritenuti essere buchi neri giganti, alcuni dei quali miliardi di volte più massicci del nostro Sole, che inglobano enormi quantità di materia caldissima e brillante. Oggetti di questo tipo sono stati effettivamente avvistati nell'ambito dello Sloan Digital Sky Survey (SDSS) a una distanza da noi corrispondente a un'età dell'universo di un decimo rispetto a oggi, in pratica all'inizio della simulazione, marcando un punto a favore del loro stretto coinvolgimento nella formazione dell'universo come lo possiamo osservare adesso. La simulazione, coordinata da un consorzio internazionale chiamato Virgo, che include scienziati di Regno Unito, Germania, Giappone, Canada e Stati Uniti, ha analizzato l'evoluzione di 20 milioni di galassie in una regione cubica di 2 miliardi di anni luce di lato. "Il Millenium Run è un brillante esempio dell'interazione tra la teoria e la sperimentazione in astronomia," ha commentato il Professor Richard Wade, capo esecutivo del Particle Physics and Astronomy Research Council (PPARC), "in modo che le osservazioni più recenti di oggetti astronomici possano essere usate per verificare le previsioni dei modelli teorici della storia dell'universo". Dopo avere simulato l'universo in questo dettaglio, infatti, per Simon White, professore del Max Planck Institute for Astrophysics, "la grande sfida è adesso rendere la potenza della simulazione disponibile ovunque agli astronomi, in maniera che ciascuno possano inserire i propri personali modelli di formazione dei quasar e delle galassie, in modo che possa cercare di interpretare i dati delle osservazioni".