Esce per L'Editrice Starrylink di Brescia una raccolta poetica di Inìsero Cremaschi: Poesie cortesi e scortesi (in vendita in libreria, e online al sito www.starrylink.it, Euro 12,00; copertina di Elisa Clerici, prefazione di Luigi Picchi). Di Cremaschi poeta hanno parlato personaggi quali Mario Luzi (1958), Giorgio Barberi Squarotti (2004), Giuseppe Pederiali, e altri. La sua musa poetica spazia davvero a 360 gradi, dall'amore alla passione civile alla satira, fino a temi... astronomici (ma con venature fantastiche ed esistenziali). Al lettore di science fiction d'antica data, il nome di Cremaschi suscita la memoria di un tempo in cui forte era il dibattito sulla nascente fantascienza italiana, di racconti rimasti "storici", di riviste che avrebbero aperto una strada, fra cui soprattutto Futuro (varata da Lino Aldani, Massimo Lo Jacono, Giulio Raiola). Un esempio della sf di Cremaschi è anche su Delos: il racconto Il quinto punto cardinale ( www.delos.fantascienza.com/delos/65, aprile 2001), forse la sua opera migliore nel genere, che apparve appunto sul n. 1 di Futuro (1963) poco dopo essere stata pubblicata su Tempo presente, la storica rassegna di letteratura a quei tempi diretta da Ignazio Silone. Nel 1964 Cremaschi curò l'antologia I labirinti del Terzo Pianeta, in cui apparivano storie di fantascienza anche a firma di giornalisti o autori mainstream quali Libero Bigiaretti, Ferruccio Foelkel, Teodoro Giùttari, il regista e scrittore Mario Soldati. Nel 1978 fu la volta di un'altra antologia per Garzanti contenente di 29 racconti italiani di fantascienza e rimasta giustamente famosa: Universo e dintorni. Nel 1980 egli fu curatore di una innovativa rivista (da lui definita di "neofantastico"): La Collina, edita dalla Nord, ma della quale uscirono solo tre numeri. Inìsero Cremaschi ha inoltre scritto romanzi mainstream di successo, fra cui Pagato per tacere (1962), A scopo di lucro (1965), Il mite ribelle (1984) ed altri, anche congiuntamente alla compianta Gilda Musa. Da Poesie cortesi e scortesi l'Autore ci invia Il pianeta perduto, che riproduciamo di seguito.

Il pianeta perduto

Un cristallo liquido, un rubino

in tinta rosa chiara, a metà agosto,

compare a Sud-Est nel nostri cieli.

Fermi sul balcone, il naso in aria,

contempliamo fra le stelle quella stella

che i sapienti hanno chiamato Marte.

Quarto pianeta dal Sole, questa estate

vuole farci visita. In linea astronomica

sulla stessa ellittica va orbitando

per un mese, qui da noi, a quota bassa:

55 milioni di kilometri, e anche meno.

Poi se ne andrà, secondo le sue leggi,

e lo rivedremo, forse, tra un millennio.

Ora, commossi, restiamo ad osservarlo.

Lo salutiamo tra fascino e mistero,

quasi aspettandoci un cenno, un segno

del suo passaggio contro il cielo nero.

Non un addio, ma un rosso arrivederci.

Non ci saluta Marte. Io col pensiero

sto ricordando un ignoto pianetino

che sfuggendo dai quadranti siderali

più di tutti si accostò al nostro mondo.

Lo colsero gli astronomi, nell'anno '37.

Lo chiamarono Hermes, poi lo persero.

Vago oggetto celeste, andò a smarrirsi

fra remoti buchi neri e pulsar senza nome.

Marte si allontana, e l'ignoto pianetino

come traccia scientifica è ricordato

solo nel libri di scienza e astronomia,

poi che la sua esistenza, come la mia,

segue le vie della Galassia e del destino.

[15 settembre 2003]