Ormai la fantascienza è più popolare della scienza; e per quanto il nostro sito si occupi di fantascienza, non siamo sicuri di esserne contenti. Fatto sta che quando viene annunciata qualche scoperta scientifica capita spesso che i giornalisti rizzino le orecchie cogliendone gli aspetti fantascientifici, e sui quotidiani poi escano articoli francamente imbarazzanti.

A leggere i giornali negli ultimi due giorni probabilmente molti si saranno convinti che sia questione di giorni l'inaugurazione di linee stargate per tutti i pianeti più accoglienti della Galassia e viaggi nel Quadrante Gamma, ma le testate che hanno capito qualcosa di più dall'annuncio fatto dal gruppo di ricerca del prof. Salvatore Capozziello sono rimaste un po' più coi piedi per terra.

Il fatto è che la ricerca investe un settore piuttosto difficile, e anche esperti che abbiamo interpellato non erano del tutto sicuri delle implicazioni dello studio. Che riguarda, sì, i wormhole, noti anche come ponti di Einstein-Rosen, ovvero "buchi" o "cunicoli" che collegano due punti diversi lontani a piacere dello spazio tempo. Ma di sicuro non contempla la possibilità di farsi un giro su Alpha Centauri per il weekend.

Si parla del grande problema della materia oscura, che riassunto brevemente consiste in questo: per quanto sappiamo del funzionamento della gravità, così come è spiegato dalla Relatività generale, e per quella che stimiamo sia la massa degli oggetti che compongono la nostra galassia, i conti non tornano. Non c'è abbastanza massa per compensare la forza centrifuga (passatemi il termine fisicamente scorretto), quindi le stelle dovrebbero essere sparate via. Allora i casi sono due: o c'è un'enorme quantità di massa che non vediamo, la cosiddetta materia oscura, o la gravità non funziona come pensiamo che funzioni.

Questa seconda possibilità è sostenuta da tutta una serie di ipotesi denominate teorie f(R), secondo le quali la curvatura dello spazio tempo dovuta alla gravità non sarebbe descritta da una semplice funzione scalare, come previsto dalla Relatività generale, ma da funzioni più complesse.

Queste teorie, tra l'altro, prevedono che i wormhole siano molto più probabili e diffusi di quanto non preveda la Relatività; non solo, ma prevedono anche wormhole microscopici.

Il prototipo realizzato all'Università Federico II e descritto in una ricerca pubblicata online tenta proprio di costruire un wormhole microscopico. Per farlo sono stati utilizzati due fogli di grafene, questo materiale incredibile che è il più sottile conosciuto oltre ad avere proprietà di conduttive molto particolari, collegati da un nanotubo di carbonio.  All'inizio il sistema è stabile, nulla entra e nulla esce finché il grafene è puro; inserendo però delle imperfezioni nella struttura cristallina il sistema si accende e delle correnti superconduttrici si sviluppano all'interno del nanotubo.

Al di là dei viaggi interstellari, la ricerca avrà probabilmente risultati pratici molto importanti nel settore delle comunicazioni. Si tratta quindi di un risultato notevole, di cui la ricerca italiana può andare fiera, anche considerando le difficoltà economiche con cui ha a che fare.

Chi vuole divertirsi a leggere il documento originale della ricerca (in inglese) lo può trovare sul sito ArXiv.