Realizzato con il contributo degli autori della serie tv, a livello narrativo 24: The Game costituisce una sorta di segmento mancante tra le seconda e la terza stagione del telefilm culto interpretato da Kiefer Sutherland. A livello ludico una specie di erede spirituale di Die Hard Trilogy. Sarà un caso, ma entrambi portano in bella mostra lo stemma Fox. Inoltre, seppure non introduca nulla di clamorosamente nuovo, 24: The Game illustra come, anche seguendo stilemi piuttosto classici, si possa confezionare uno sposalizio fruttuoso fra due medium che fantasie - poi non così ardite - indicano sempre più in competizione. Si parla dell’intrattenimento filmato e di quello interattivo. L’uno e l’altro sono ben rappresentati e, nel complesso, ancora ben distinti nel videogioco Sony, nonostante il ritmo incalzante con cui sono montati gli elementi attivi e passivi dell’impasto restituisca, a tratti, l’impressione di muoversi in un lungo episodio, senza soluzione di continuità. Anzi, in una serie intera.

Ogni stagione del telefilm racconta le ventiquattro ore, un’ora a episodio, in cui Jack Bauer (Kiefer Sutherland) e colleghi della squadra antiterrorismo di Los Angeles (Ctu, Counter terrorist unit) si destreggiano per fronteggiare l’ennesima minaccia diretta al cuore degli Stati Uniti. Anche il videogioco si sviluppa nello stesso arco di tempo, appoggiandosi alle stesse formule che hanno fatto la fortuna del telefilm. Un orologio scandisce impietoso lo scivolare via dei minuti a disposizione per raccapezzarsi con la vicenda. A enfatizzare la sensazione di una tensione costante vissuta in diretta collabora la regia. In particolare la scelta, mutuata sempre dalla tv, di scomporre l’immagine in più scene. Queste descrivono, in un unico mosaico grafico, la contemporaneità di eventi che hanno luogo nel medesimo istante, ma in posti diversi. In pratica uno studio e uso intensivo del picture in picture, che farà subito sentire a casa i fan della serie, felici di ritrovare nel gioco naturalmente i simulacri tridimensionali degli interpreti del telefilm e – meno ovvio - le voci dei loro doppiatori italiani.

Ciò che li manderà poi al settimo cielo sono la trama e la sua esposizione. Chi segue 24 in tv, si sarà accorto dello stacco narrativo tra la seconda e la terza serie. Quel vuoto è lo spazio in cui si inserisce perfettamente il videogioco, che risponde a molti interrogativi, come l’ingresso di nuovi agenti nel Ctu e la conclusione di situazioni rimaste in sospeso. In tal senso, è evidente il valore aggiunto dalla sinergia tra gli sviluppatori e Duppy Demetrius, uno degli autori del serial, che ha firmato la sceneggiatura di 24: The Game. Per una volta, ci si trova di fronte a una storia complessa, appassionante e coerente, che non ha nulla da invidiare alle sorelle televisive. L’altro nome noto è Sean Callery, compositore della musiche del thriller per la tv e di quello per PlayStation 2. 

Se di qualche nota stonata si deve parlare, purtroppo arrivano col joypad in mano. I creativi di Studio Cambridge, già responsabili di MediEvil, Primal e GhostHunter, hanno optato per una sequenza popolosa di missioni, che variano dall’inseguimento in macchina all’hackeraggio di sistemi informatici, dagli interrogatori interattivi impostati sulla prontezza di riflessi all’infiltrazione, fino alle sparatorie in terza persona, un po’ il leit motiv del videogame. Da una parte questa caratteristica mantiene una certa coesione con lo spirito del telefilm. Inoltre, lo spezzettare l’esperienza in più esperienze favorisce il ritmo sincopato. Non tutto però è stato curato come si vorrebbe e i più maliziosi noteranno subito il motore grafico dalla fluidità zoppicante o il sistema di controllo da mal di mare. D’altronde, la chiarezza di gioco non è mai stata nella carta di identità del team Cambridge.

Sarebbe tuttavia ingiusto discernere a lungo su simili difetti formali, perché la sezione interattiva di 24 ha soltanto la volontà di sballottare l’appassionato all’interno di un’avventura di stampo televisivo, di cui si possa essere qualcosa di più di un semplice spettatore. Da questo punto di vista, senza necessariamente sentire il bisogno di osare troppo o di fermarsi a levigare ogni particolare, 24: The Game funziona benissimo e si regge in piedi per tutte le ore del suo divertimento arcade.