Non dobbiamo dimenticare che l’anima umana (per quanto creata a parte, la nostra filosofia la presenta come ente) è inseparabile nella sua nascita e nel suo sviluppo dall’universo nel quale è nata.

Teilhard de Chardin

(citazione introduttiva di Endymion, di Dan Simmons)

Pierre Teilhard de Chardin è un gesuita francese vissuto a cavallo del XX secolo: nato nel paesino di Orcines (non distante da Clermont-Ferrand) nel 1881, è morto a New York nel 1955. Prende i voti solenni nel 1918 e, nello stesso tempo, grazie agli studi specialistici svolti alla Sorbona, comincia a interessarsi di paleontologia e di teoria dell'evoluzione.

Il credo religioso e l'evoluzionismo non sono molto compatibili tra loro. E in effetti la scrittura di una lettera in cui prova a conciliare Adamo ed Eva con le teorie di Darwin gli costa un provvedimento disciplinare che lo obbliga a trasferirsi in Cina. Non tutti i mali vengono per nuocere poiché in Asia prende parte a varie spedizioni paleoantropologiche, tra cui quella che porta alla scoperta dell'Uomo di Pechino.

Interessante, ma qui si parla di fantascienza. Un po' di pazienza e ci arriviamo.

La fama di Teilhard de Chardin è soprattutto postuma: negli ultimi anni di vita salgono alla ribalta i suoi scritti religiosi in cui il gesuita teorizza che l'evoluzione dell'uomo riguardi non solo la sfera materiale ma anche quella spirituale e che quindi la mente umana possa evolvere al punto da trascendere la coscienza individuale e divenire una sorta di mente collettiva ("noosfera") così complessa da identificarsi con la Divinità. Questo momento supremo, che coincide con la fine dell'Umanità, è denominato Punto Omega.

Non si arriva a bollare la teoria come eretica ma è inevitabile, nel 1962, il Monitum del Sant'Uffizio che muove alla opere del gesuita l'accusa di panteismo. Questo non impedisce alle idee di Teilhard de Chardin di diffondersi e di influenzare pensatori e scrittori.

Le stelle e le Galassie morirono e si spensero, e lo spazio, dopo dieci trilioni d'anni di decadimento, divenne nero.

Un individuo alla volta, l'Uomo si fuse con AC, e ciascun corpo fisico perdeva la sua idoneità mentale in un modo che, a conti fatti, non si traduceva in una perdita ma in un guadagno.

L'ultima mente dell'Uomo esitò, prima della fusione, contemplando uno spazio che comprendeva soltanto i fondi di un'ultima stella quasi spenta e nient'altro che materia incredibilmente rarefatta, agitata a casaccio da rimasugli finali di calore che calava, asintoticamente, verso lo zero assoluto.

È un estratto da L'ultima domanda (The Last Question, 1956) di Isaac Asimov, racconto in cui il computer Multivac accresce le proprie capacità "mentali" al punto di divenire AC, il Punto Omega della visione escatologica di Teilhard de Chardin, che trova così una perfetta (e celebre) applicazione grazie alla fervida mente del "Buon Dottore". Asimov, peraltro, considerava questo il miglior racconto tra quelli della sua sterminata produzione.

Pochi anni prima, nel 1953, Arthur C. Clarke pubblica uno dei suoi romanzi più celebri: Le guide del tramonto (Childhood's End). Nella terza parte del libro si raccontano le vicende dell'astrofisico Jan Rodricks che, dopo avere appreso che i "Superni" (guidati dal Controllore Generale Karellen) che hanno portato pace e benessere sulla Terra sono soggiogati da una "Super-mente" fatta di sola energia, torna sul nostro pianeta dopo un'assenza di ottant'anni (ma per lui durata solo pochi mesi grazie alla dilatazione del tempo relativistica). Qui apprende il destino dell'Umanità: la fusione con la Super-mente rappresenta allo stesso tempo l'ultimo stadio dell'evoluzione e l'estinzione della nostra razza. Ancora un'eco profonda della teologia di Teilhard de Chardin.

- Voi state cercando qualcosa che non c'è assolutamente più – disse Karellen. – Ricordatevelo, non hanno più personalità individuale delle cellule del vostro corpo. Ma collegati tra loro rappresentano qualcosa d'infinitamente più grande di voi.

Alcuni anni dopo è ancora Asimov a fare proprie le idee del gesuita francese, immaginando uno stadio iniziale del processo che porta al Punto Omega. Ne L'orlo della Fondazione (Foundation's Edge, 1982), quarto libro del ciclo della Fondazione (scritto, come molti sanno, trent'anni dopo la trilogia originaria), si parla di Gaia, un pianeta in cui le coscienze degli abitanti si sono fuse insieme come cellule per dare vita a un unico organismo. Gaia evolverà a sua volta in Galaxia, una galassia vivente.

Nel bellissimo ciclo dei Canti di Hyperion di Dan Simmons, Teilhard de Chardin diventa addirittura, con le sue idee, uno dei protagonisti. Nel primo libro (Hyperion, 1989) si immagina che il gesuita sia stato beatificato e che tra i suoi principali seguaci ci sia il gesuita Paul Duré, uno dei sette selezionati per fare ritorno sul pianeta Hyperion. Nel terzo libro (Endymion, 1995) Paul Duré è stato eletto papa con il nome di Teilhard I ma regna solo otto anni poiché viene avvelenato dal Cardinale Lourdusamy che resuscita Lenart Hoyt e lo fa proclamare papa con il nome di Giulio VI.

Papa Giulio era, nella vita precedente la prima risurrezione, un giovane di nome Lenart Hoyt, giunto al clero nell’ombra di Paul Duré, un carismatico archeologo e teologo gesuita. Duré era un sostenitore degli insegnamenti di san Teilhard secondo cui la razza umana ha il potenziale per evolversi verso l’essenza divina… anzi, secondo Duré, salito al trono di Pietro dopo la Caduta, per evolversi nell’essenza divina. Un’eresia, questa, che padre Lenart Hoyt, divenuto Papa Giulio VI, dopo la prima risurrezione si è impegnato a spazzare via.

Teilhard de Chardin ha fornito idee e ispirazione anche ad altri scrittori di fantascienza. Qui, però, ci piace sottolineare che la sua visione escatologica ha fatto capolino anche nella musica rock, diventando fonte d'ispirazione per uno dei musicisti più colti: l'inglese Peter Hammill, leader carismatico dei Van der Graaf Generator.

Il disco Still Life (1976) si conclude con la lunga Childlike Faith in Childhood's End. Il titolo della canzone si basa su un gioco di parole costituito dall'unione di due frasi apparentemente senza alcun legame: la fanciullezza nella fede (richiamata nella Lettera di San Paolo agli Efesini e metafora della maturità cristiana non ancora raggiunta) e la fine della fanciullezza (che evoca, guarda caso, il titolo del già citato romanzo di Clarke).

Religione e fantascienza si fondono per dare vita a uno dei testi più complessi scritti da Hammill. In accordo con le idee del gesuita francese, la fanciullezza dell'umanità è destinata a finire: l'Uomo è pronto a trascendere le limitazioni di tempo e di spazio, libero dai limiti della creazione.

The universe now beckons

and Man, too, must take His place;

just a few last fleeting seconds

to wander in the waste,

and the children who were ourselves move on,

reincarnation stills its now perfected song,

and at last we are free of the bonds of creation.

L'Umanità diventa così un'unica Entità, costituita dall'insieme delle singole menti.

There's a time for all pilgrims, and a time for the fakers too,

there's a time when we all will stand alone and nude,

naked to the galaxies…naked, but clothed in the overview:

as we reach Childhood's End we must start anew.

La Vita ricomincerà nella morte delle singole vite umane.

In the death of mere Humans Life shall start!

Le cronache più recenti riferiscono che al termine dei lavori su Futuro dell’Umanità. Nuove Sfide all’Antropologia, svolti a Roma tra il 15 e il 17 novembre 2017, l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura ha inoltrato al Papa la proposta di «considerare la possibilità di revocare il Monitum che dal 1962 è stato imposto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (già Sant’Uffizio) sugli scritti del P. Pierre Teilhard de Chardin SJ». Nel comunicato si legge: «Riteniamo che un tale atto non solo riabiliterebbe lo sforzo genuino del pio gesuita nel tentativo di riconciliare la visione scientifica dell’universo con l’escatologia cristiana, ma rappresenterebbe anche un formidabile stimolo per tutti i teologi e scienziati di buona volontà a collaborare nella costruzione di un modello antropologico cristiano che, seguendo le indicazioni dell’Enciclica Laudato si’, si collochi naturalmente nella meravigliosa trama del cosmo».

La risposta, arrivata qualche tempo fa a firma del segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, riporta il parere della Congregazione per la Dottrina della Fede che non ritiene opportuna la rimozione del Monitum in quanto «…non ha perso il suo significato come ammonimento per una valutazione serena di alcune discutibili proposte filosofico-teologiche negli scritti di padre Pierre Teilhard de Chardin».

Insomma, scienza e teologia si sono avvicinate in maniera straordinaria negli ultimi anni. Ma non sono ancora pronte per andare a braccetto.