Una crisi energetica senza precedenti ha spinto la Terra sull’orlo della guerra totale. L’unica speranza per l’umanità è che un acceleratore di particelle sperimentale montato a bordo di una stazione spaziale fornisca l’energia pulita e illimitata di cui il mondo ha bisogno. Ava (Gugu Mbatha-Raw) si separa dunque controvoglia dal marito e si unisce all’equipe di scienziati in orbita per testare il marchingegno. Durante uno dei tentativi di far funzionare il tutto qualcosa va storto e l’intero equipaggio scopre sconcertato che la Terra non è più dove dovrebbe essere, scomparsa alla vista e del tutto assenti i segnali radio da essa provenienti. Contemporaneamente fatti sempre più strani e inspiegabili cominciano ad accadere a bordo…

Riassunto delle puntate precedenti: nel 2008 Matt Reeves aveva diretto il primo Cloverfield applicando al sottofilone fantascientifico 'Terra invasa dai mostri' l’escamotage visuale del found footage. Nel 2016 con 10 Cloverfield Lane Dan Trachtenberg aveva spiazzato tutti, proponendo un solido e claustrofobico thriller ambientato in un rifugio sotterraneo che solo alla fine si ricollega con l’universo Cloverfield. Era stato una sorpresa, anche se la parte più debole era proprio la coda che costituiva il collegamento tra i due film.

Eccoci ora al terzo round: girato nel 2016, annunciato e posticipato più volte questo The Cloverfield Paradox era nato nel 2012 come un progetto totalmente indipendente prodotto dalla Bad Robot di JJ Abrams col titolo The God Particle e solo successivamente riadattato per confluire nel Cloverfield-universe.

Operazione riuscita? Purtroppo no, e col senno del poi non è difficile capire come mai alla fine la Paramount abbia deciso di cedere i diritti direttamente a Netflix, evitando un’uscita nella sale che sarebbe stata con ogni probabilità piuttosto imbarazzante. Gli incassi non esaltanti nel 2017 del simile Life (un film migliore di questo) devono aver spinto ulteriormente in questa direzione.

La collisione di mondi paralleli che è al centro della vicenda purtroppo è al centro di una sgangherata sceneggiatura senza né capo né coda che sembra inanellare una dietro l’altra tutta una serie di elementi e situazioni presi da altri film, da Alien a La Cosa, da Punto di non ritorno a Gravity, mescolate a caso e senza ottenere niente di minimamente coerente, è come assistere a una serie di scene prese altrove e incollate in uno stesso film, senza alcun nesso logico o sensato. Inutile dire che le prove degli attori vengono annientate dalla totale astrusità del plot, che impedisce ogni crescendo drammatico.

La protagonista principale Gugu Mbatha-Raw (vista in Jupter Ascending e nella serie Black Mirror) ce la mette tutta per dare un po’ di spessore umano al proprio personaggio, ma ogni suo sforzo è reso vano dalla totale insensatezza del contesto. E, a proposito di contesto, cercare di creare un universo Cloverfield nel quale poter far convivere storie diverse è un’idea interessante, ma qui manca totalmente ogni idea di progetto nel suo insieme, si tratta semplicemente di storie nate del tutto indipendentemente e riunite forzosamente sotto un unico ombrello, il che funziona solo ed esclusivamente dal punto di vista del marketing e niente altro. 

Insomma siamo di fronte a un irrimediabile pastrocchio, al quale regaliamo una seconda stelletta di valutazione come bonus per gli ottimi effetti visivi curati dalla sempre affidabile Industrial Light & Magic, ma che da soli certamente non bastano a far raggiungere al film la sufficienza.