Masamune Shirow è il creatore di Ghost in the Shell, ed è nato a Kōbe, capitale della prefettura di Hyogo. Ha studiato pittura ad olio presso l'Università delle arti di Osaka. Mentre frequentava il college sviluppò un interesse per i manga che lo portò a creare la sua prima opera completa: Black Magic, che venne pubblicata nella fanzine di manga Atlas. Il suo lavoro catturò l'attenzione del presidente della Seishinsha, Harumichi Aoki, che si offrì di pubblicarlo. Il risultato fu Appleseed, un volume dalla trama densa ambientato in un futuro ambiguo. La storia fece sensazione e vinse nel 1986 il Premio Seiun per il miglior manga. Dopo una ristampa professionale di Black Magic ed un secondo volume di Appleseed, nel 1986 pubblicò il manga Dominion. Seguirono altri due volumi di Appleseed prima che iniziasse il lavoro su Ghost in the Shell. Il suo nome reale è Masanori Ota, il nome “Shirow Masamune” è uno pseudonimo basato sul nome di un famoso armaiolo Masamune e sulla parola “Shiro”, ovvero “giovane guerriero”. Nonostante le sue storie siano ipertecnologiche e incentrate su una umanità perennemente interconnessa, l'autore conduce una vita che si potrebbe definire da eremita, non ha mai lasciato il Giappone e utilizza pochissimo la rete.

Masamune Shirow ha preso in prestito il concetto di Ghost in the Shell dal saggio strutturalista Il fantasma dentro la macchina di Arthur Koestler, laddove l'autore nega il dualismo cartesiano e ritiene che la condizione fisica del cervello umano sia l'origine della mente umana.

Ambientato nel XXI secolo Ghost in the Shell è un manga poliziesco fantascientifico che segue le vicende dell'agente Motoko Kusanagi e della “Sezione 9” specializzata nella risoluzione di casi e di crimini in relazione all'informatica e alla tecnologia. Nell'universo di G.I.T.S. l'ingegneria robotica e le nanomacchine (anche dette micromachine) sono la normalità, e la gran parte degli uomini sono collegati alla rete, a cui possono accedere non soltanto mediante terminali fisici, ma soprattutto attraverso impianti situati nel loro stesso cervello permettendo non solo di connettersi al web, ma anche di utilizzare la propria memoria come quella di un computer, cancellando eventi, sovrascrivendoli o addirittura immagazzinando libri con estrema facilità. Diversi uomini sono diventati cyborg, ovvero esseri in parte organici in parte robotici. Quello che differenzia un cyborg integrale da un robot è la presenza di un cervello umano e di un ghost, ovvero dell'anima, qualcosa di intrinseco e inspiegabile che rappresenta l'istinto non mediato dai calcoli.

L'intera produzione di Ghost in the Shell presenta tratti di religiosità quasi a voler dimostrare che l'anima sarebbe un software e che la biologia sarebbe solo una forma di tecnologia particolarmente complessa.

Nel corso della vicenda il Maggiore Kusanagi si ritrova a dare la caccia al Puppetmaster, una forma di IA che sta cercando una propria individualità. Anche il Puppetmaster ha un ghost ma non ha bisogno di un corpo fisico (anche cyborg) con stimoli neurali per mantenere il ghost poiché il suo corpo è il sistema delle informazioni, rappresentando così un ulteriore gradino nella scala evolutiva.

Un architettura narrativa che ha fatto breccia nel mondo degli appassionati di manga di fantascienza, permettendo a Ghost in the Shell di diventare un punto di riferimento visivo anche agli appassionati di narrativa che proprio tra la metà degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta si godeva il successo del cyberpunk con tematiche molto simili a quelle raccontate da Shirow.