Forse puntare il dito non è una cosa bella da fare, ma a volte è inevitabile e necessario. Chi è il principale colpevole del decadimento negli ascolti di Fringe? Gli autori che hanno tentato l'ardita carta del reboot nel tentativo di attirare nuovo pubblico all'alba della quarta stagione o la Fox, con i continui spostamenti di messa in onda fino al parcheggio nella death slot del venerdì, nonché le pause infinite nel mezzo della programmazione?

A fare il punto della situazione ci ha pensato il sito di Mike Ausiello Tv line, in cerca di risposte sul futuro (o meno) di Fringe. Durante la prima stagione, quando ancora andava in onda il martedì, la serie aveva registrato l'ottima cifra di dieci milioni di spettatori e un altrettanto notevole punteggio di 4.0 nella fascia dei 18-49. Poi all'alba della terza stagione, la decisione dell'emittente di spostarla al venerdì sera, periodo ormai conclamato (per le emittenti in chiaro) in cui le serie giacciono inascoltate per poi morire. E infatti il decadimento è inevitabile e si mostra in tutto il suo disastro con l'apertura della stagione quattro: 3,5 milioni di spettatori, 1.5 punti di rating, per poi fermarsi di nuovo, ripartire e scoprire che gli spettatori sono meno di tre milioni e il rating è a 1.1, una punteggio accettabile giusto da Syfy Channel.

Eppure il presidente della Warner Tv, Peter Roth, che produce il telefilm, ha detto a Tv line che "è troppo presto perché i fan si disperino".

Roth è convinto, ma sarebbe meglio dire che spera, nel ritorno di quello che definisce il fattore x, il quale sarebbe stato responsabile del salvataggio alla fine della stagione tre: la visione in differita entro sette giorni (live +7 dvr). I dati in questo contesto vedono un aumento del 54% di spettatori nella fascia 18-49 e del 50% di pubblico in generale.

Dice Roth: "Questo è un telefilm del venerdì sera che la gente ama registrare e noi passiamo a un 40-63% di incremento nei dati di ascolto. Auspicabilmente, questo sarà sufficiente a farci andare avanti".

Ma le visioni in differita, che in fondo a chi acquista gli spazi pubblicitari non interessano (il pubblico manda avanti veloce gli spot, dopotutto) sono solo uno degli elementi che hanno dato una spinta al rinnovo nella scorsa stagione, mentre ce ne sono due più importanti: la Warner aveva accettato di abbassare il costo dei diritti richiesti per la messa in onda e la Fox aveva pensato bene di cassare tre altri telefilm con indici di ascolto ballerini: Lie to me, Human Target e The Good Guys.

Stavolta però all'inizio dell'anno prossimo debuttano lo spin-off di Bones, dal titolo The Finder e il nuovo telefilm con Kiefer Sutherland, Touch, per cui a meno che entrambi abbiano una partenza mediocre, la Warner dovrà proporre un'offerta allettante per evitare che cali la scure su Fringe.

Robert Seidelman di Tvbythenumbers aggiunge inoltre che "la necessità dell'emittente di ottenere il numero minimo di episodi necessari per poter vendere le repliche (88 normalmente) alle emittenti consociate è stato l'aspetto più importante rispetto ai dati della visione in differita. Raggiunto questo numero, la sfida del rinnovo si fa più difficile".

E se pensate a una quinta stagione di tredici episodi per chiudere l'arco narrativo, Seidelman avverte "i telefilm con lungo arco narrativo non sono i migliori da vendere sul mercato delle repliche". Il giornalista conclude dicendo: "Ehi, è Fringe, per cui tutto è possibile, anche in questo universo. Ma per il bene dei fan, se questa è l'ultima stagione si spera che ai produttori esecutivi venga dato abbastanza tempo per chiudere tutto nel modo migliore".

Ma, aggiungiamo noi, è anche auspicabile che gli stessi autori del telefilm si rendano conto della situazione e non stiano ancora mirando a un ultimo, clamoroso, cliffhanger.