E chi l'avrebbe detto che una pellicola d'animazione dal sapore "natalizio" si sarebbe rivelata per essere anche un grande film di fantascienza, capace di coniugare fantasy e SFX?

Eppure è così: la storia del pinguino che non sa cantare si sublima nella celebrazione epica della vita di un "prescelto". Un essere rifiutato dal branco, dal sinedrio di pinguini vecchi, superstiziosi, bigotti, che andato a incontrare gli alieni oltre le terre conosciute, tornerà con la chiave della salvezza: l'anello di Re Salomone. Ovvero - idealmente - la possibilità di comunicare con gli alieni attraverso la danza.

Spettacolare e travolgente (soprattutto nel suo secondo tempo) Happy Feet è stato scritto e diretto da George Miller, già regista di Mad Max e - in seguito - di film come Babe, Le streghe di Eastwick e di un segmento del film di Ai confini della realtà.

Una pellicola spettacolare che commuove lo spettatore più adulto nonostante le situazioni comiche e la variopinta serie di canzoni. Questo perché - al di là della sua metafora evidente - Happy Feet tocca temi forti, dall'evidente richiamo sociale e politico, ammantati di un'affabulazione destinata, ovviamente, ad essere recepita dagli spettatori più piccoli, incantati dalla qualità estrema delle riprese e della regia.

Un film sul rispetto delle differenze in barba alle tradizioni e sull'importanza della comunicazione: una parabola ecologica, ma - al tempo stesso - anche una grande storia di fantascienza con echi molto forti di Incontri ravvicinati del terzo tipo e del Signore degli Anelli.

Una fantascienza dal sapore soprattutto letterario è quella che viene instillata in questo film brillante, ma anche toccante per il suo parlare al cuore delle persone attraverso una convenzione: i pinguini rappresentano le nostre paure, superstizioni e fragilità. Gli alieni siamo gli altri noi, quelli che infliggono terrore agli altri esseri viventi rischiando di compromettere il precario ecosistema del pianeta.

Un film sull'importanza dell'individualità nei confronti di una massificazione umiliante e - al tempo stesso - una celebrazione della determinazione nello stabilire un contatto che scatenerà, poi, milioni di persone.

Happy Feet è un'altra grande sorpresa nell'anno del cinema politico di fantascienza film come V per Vendetta e I figli degli uomini. Una pellicola dall'impatto sociale che nella semplicità di mostrare come l'inquinamento uccida potrebbe avere - sulle nuove generazioni - lo stesso impatto che Bambi ha avuto su quella di chi scrive.

Della serie: quando la fantascienza 'interna', ovvero la fantascienza del plausibile e del presente assurge alle grandezze di fiaba postmoderna commovente ed emozionante, nonostante l'inizio del film un po' farraginoso e apparentemente 'innocuo'.

Originale e sorprendente Happy Feet segna, forse, l'inizio di un nuovo tipo di cinema, capace di coniugare generi differenti, per niente rassicurante e scontato, nel suo giocare con tradizioni cinematografiche e culturali differenti.