Capita, ogni tanto, che i corpi celesti si scontrino. E talvolta succede che, a seguito di questi cataclismi cosmici, frammenti vengano scaraventati nello spazio e, dopo un lungo peregrinare, cadano da qualche altra parte. E' ormai provato che ciò si sia ripetuto innumerevoli volte anche per meteoriti giunti sulla Terra, i quali, dopo attenta analisi, sono risultati di provenienza lunare o addirittura, in qualche caso, marziana. E sono state queste, finora, le uniche occasioni nelle quali gli scienziati hanno avuto la possibilità di esaminare direttamente materiale proveniente da Marte. E' il caso anche del meteorite di Nakhla, caduto in Egitto nella zona di Alessandria d'Egitto nella mattina del 28 giugno 1911 e che, secondo la leggenda, avrebbe anche ucciso un povero cane che si trovava per caso sulla sua strada. Ebbene, una volta raccolti gli oltre quaranta frammenti del meteorite, analisi spettrografiche dei gas contenuti nelle sferule vetrose del minerale hanno confermato la sostanziale coincidenza dei componenti chimici con quelli dell'atmosfera marziana analizzata dalle varie sonde spaziali degli anni '60 e '70. Questo ha tolto ogni dubbio sull'origine della roccia, ma non ha detto niente a proposito di un suo legame con eventuali aspetti biologici. Recentemente, un team di scienziati europei e americani ha potuto prelevare un piccola piccola porzione del frammento del meteorite conservato al Museo di Storia Naturale di Londra (la maggior parte dei frammenti è conservata al Museo del Cairo) e ha effettuato nuove analisi, facendo quella che potrebbe essere una scoperta rivoluzionaria. Le analisi microscopiche hanno infatti presentato venature, canali e pori riempiti con materiale organico, rendendo la roccia molto simile a quelle vulcaniche dei fondali oceanici terrestri. Ed è proprio questa somiglianza che, secondo i ricercatori, suffragherebbe più di ogni altra cosa l'ipotesi che l'origine di queste molecole sia biologica, come avviene appunto negli oceani terrestri. Ciò su cui i ricercatori non hanno alcun dubbio, è invece la bontà del campione, ovvero che i composti di carbonio identificati all'interno del frammento non provengano in realtà da una contaminazione con materiale terrestre. Innanzitutto le analisi sono state effettuate su un pezzo di roccia del tutto nuovo, prelevato direttamente dal frammento originario. In secondo luogo i rapporti tra carbonio e azoto e le percentuali di carbonio-14 del meteorite sono risultati molto diversi rispetto a quelli delle sostanze organiche presenti sulla Terra. Il meteorite di Nakhla rischia quindi di diventare celebre quanto ALH 84001, il meteorite marziano recuperato in Antartide nel dicembre 1984, le cui immagini al microscopio elettronico, che mostravano quelli che avevano l'aria di fossili di microorganismi, fecero il giro del mondo. Sebbene per ALH84001 prove decisive non ce ne sono state, e dopo anni di studi la comunità scientifica è rimasta spaccata tra i sostenitori della genesi biologica e quelli della genesi geologica o contaminatoria, indizi secondari di presenza organica ne furono trovati anche in quel caso. Si trattava di granuli di magnetite che, per lo meno sulla Terra, sono stati individuati solo come sottoprodotto dell'attività biologica di batteri acquatici. In ogni caso, va detto che la certezza della presenza di una vita marziana, o in generale extraterrestre, sarà molto difficile da stabilire se non avverrà attraverso il riconoscimento diretto di strutture biologiche molto simili a quelle già conosciute sulla Terra, o a seguito del ritrovamento in sito di organismi extraterrestri tuttora viventi. E anche in quel caso, bisogna sperare che non siano troppo diversi da quelli che conosciamo, altrimenti potremmo anche non accorgerci di loro.