Il momento più alto e più drammatico della vita di J. Robert Oppenheimer è stato quel 16 luglio 1945, quando a Los Alamos, in un bunker, premette il bottone che avviava il Trinity Test, la prima esplosione nucleare. Era il compimento di un lavoro durato sei anni che aveva messo alla corda i migliori scienziati del mondo, ed era il momento in cui si apriva la porta alla più terrificante arma che l'umanità avesse concepito. Anni dopo Oppenheimer confessò che in quel momento aveva pensato quel verso preso dal Bhagavad Gita, Now I am become Death, destroyer of worlds. Ora sono diventato morte, distruttore di mondi.
Oppenheimer prese male l'uso dell'atomica sul Giappone, e negli anni seguenti fu tra i più attivi sostenitori della limitazione della proliferazione delle armi atomiche.
Tenne una serie di lezioni sul tema otto delle quali sono ora sono raccolte in un volume edito in Italia da UTET, con prefazione di Emanuele Menietti (giornalista del Post), Quando il futuro sarà storia. Otto lezioni dopo Hiroshima.
Il libro
Il mondo non sarebbe lo stesso senza J. Robert Oppenheimer, il fisico geniale al centro del Progetto Manhattan che ideò e poi consegnò ai militari Usa la forza devastante della bomba atomica. Di origine ebraica, Oppenheimer si era trovato fin da giovanissimo a collaborare con scienziati come Fermi, Einstein, Dirac, Born, Heisenberg e Pauli, ma mantenne per tutta la vita un profilo da irregolare, appassionato di storia romana e filosofi orientali, induismo e arte. Proprio questo spirito umanista lo allontanava dal gelido pragmatismo dello scienziato, che rischia sempre di farsi mero strumento del presente. Oppenheimer infatti aveva accettato di aiutare il governo americano a fermare l’orrore nazista, ma sapeva benissimo che le sue azioni avevano dissipato gli spettri della guerra solo per crearne di nuovi e più spaventosi – quelli dell’apocalisse nucleare, celati dietro il fragile mito della deterrenza. Questo libro raccoglie otto lezioni e conferenze tenute in ambiti diversissimi – di fronte a semplici studenti e generali, diplomatici e gente comune. La prima è del 1947, nell’immediato dopo-bomba, quando già Oppenheimer si batteva per creare un organo internazionale di controllo sulla proliferazione delle armi atomiche; l’ultima è del 1954, quando proprio per questo alacre lavoro di lobbismo diplomatico finì nel mirino del senatore McCarthy, sospettato di essere al soldo dell’Unione Sovietica. Quando il futuro sarà storia restituisce appieno i tormenti dell’uomo e dello scienziato, tra paure per il futuro e slanci utopistici sul ruolo della scienza nella società, sempre con la consapevolezza che sono gli esseri umani, e non gli stati, a costruire le basi del mondo che verrà.
L'autore
JULIUS ROBERT OPPENHEIMER (1904-1967), americano, è uno dei fisici più rilevanti della storia. Dopo studi di relatività generale, fisica nucleare e teoria dei quanti, nel 1942, a soli trentotto anni, venne messo a capo del Progetto Manhattan per la realizzazione della bomba atomica, il cui quartier generale fu il laboratorio di Los Alamos. Dopo il lancio delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki si impegnò per arginare e controllare a livello internazionale la proliferazione degli armamenti atomici. Direttore dell’Institute for Advanced Study di Princeton per un ventennio, dal 1947 alla morte, nei primi anni cinquanta fu messo sotto accusa dalla Commissione per le attività antiamericane del senatore McCarthy, ma fu prosciolto poco dopo grazie all’intervento di Albert Einstein e altri importanti colleghi.
J. Robert Oppenheimer, Quando il futuro sarà storia. Otto lezioni dopo Hiroshima, Utet, pagg. 192, euro 17,00.
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