Era un odore di mondo che nasce o che muore, un odore di stella.

René Barjavel, scrittore, giornalista, sceneggiatore e dialoghista, ha svolto e ricopre tuttora un ruolo importante nel mondo culturale francese. In particolare si è imposto nell’ambito della letteratura d’anticipazione, definita successivamente fantascientifica, per le sue idee originali e innovative. Si pensi, ad esempio, alla nozione di paradosso temporale da lui per primo concettualizzata, negli anni ’40 del Novecento, nel suo romanzo Il viaggiatore imprudente. Se potessimo viaggiare indietro nel tempo e uccidessimo i nostri antenati, esisteremmo ancora? O saremmo cancellati per sempre dalla storia? A causa di questa azione perturbatrice del naturale corso degli eventi, si creerebbe un universo parallelo al nostro? Tutto questo si domanda lo scrittore nel suo libro, ben prima della narrativa o del cinema americani.

Figlio di un fornaio e nipote di contadini, Barjavel iniziò a scrivere dopo l’incontro con l’editore Robert Denoël che, nel 1935, lo assunse come direttore di produzione. Nel 1942, produsse il suo primo romanzo, Colère de Dieu (La collera di Dio), ispirato dalla visione delle città bombardate durante la Seconda guerra mondiale. Rielaborato da Denoël prima della pubblicazione, assunse il titolo definitivo di Ravage (Sfacelo). Dopo una lunga parentesi professionale nel cinema, dal 1947 al 1969, scrisse altri romanzi che divennero veri e propri bestseller (Il viaggiatore imprudente, La notte dei tempi, Il mago M.), classici che lo trasformarono in uno scrittore intergenerazionale.

Sfacelo è un romanzo di fantascienza post-apocalittica che descrive un futuro distopico nel quale la società sprofonda nel caos a causa della scomparsa improvvisa dell’elettricità. La catastrofe blocca tutti i macchinari e priva l’umanità dell’acqua corrente, della luce e dei mezzi di trasporto. La disgregazione sociale, che ne consegue, fa affiorare le pulsioni primordiali e la crudeltà della legge del più forte. La fine del mondo tecnologico, costringerà la ricostruzione della società su nuove basi. Da questo punto di vista il testo rientra nell’ambito della science fiction sociale (o sociologica) e antiutopica che annovera tra i suoi maggiori esponenti, autori del calibro di Sheckley, Pohl e Gunn. Nel testo, inoltre, si possono individuare i grandi temi di riflessione dell’autore: da un lato, la fragilità e l’insensatezza degli esseri umani, dall’altro, l’onnipotenza della natura e la sua capacità di distruzione e rigenerazione.

Lo scritto, acclamato dal pubblico e dalla critica è stato anche fortemente contestato per la visione oscura del nostro prossimo futuro. L’autore, riconosciuto un feroce detrattore del progresso scientifico a tutti i costi che condurrà la civiltà all’inevitabile autodistruzione, in realtà, si interroga sui profondi cambiamenti strutturali che la tecnologia reca all’umanità e ci incoraggia a guardare con scetticismo e senso critico una società interamente orientata e condizionata dalle macchine.

In Italia, pubblicato per la prima volta, in versione ridotta, nel 1957 sul numero 156 di Urania con il titolo Diluvio di fuoco, il libro è stato più volte riproposto nelle testate mondadoriane (Classici Urania e Urania Collezione). La traduzione integrale del romanzo arriva soltanto nel 1979 a cura di Roberta Rambelli ne I classici della Fantascienza dell’editrice Libra. Oggi, L’Orma Editore ripropone l’opera in versione completa, con un nuovo titolo, più aderente all’originale, e una nuova traduzione.

Il libro

Francia, 2052. In un futuro ipertecnologico, in cui ogni aspetto dell’esistenza è governato dalle macchine, l’elettricità viene improvvisamente a mancare. Nel giro di pochi giorni incendi devastanti divampano in ogni città e un’ondata di calore senza precedenti fa evaporare le riserve d’acqua. È la Natura violata che si ribella al giogo imposto dall’uomo, non lasciando scampo né possibilità di redenzione. L’umanità si ritrova catapultata in un mondo in cui vige solo la legge della sopravvivenza. Sullo sfondo di una Parigi in balia di bande di sciacalli ed epidemie di colera, il giovane François Deschamps si mette alla guida di uno sparuto gruppo di superstiti: la loro unica speranza è raggiungere l’incontaminata Provenza e rifondare una società libera dai micidiali errori del passato. Scritto nel 1942, sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, Sfacelo è un classico della fantascienza che si è conquistato in molti Paesi una fama enorme e duratura e che è tempo di riscoprire anche in Italia. In questa parabola ecologica, sbalorditiva predizione del nostro presente, René Barjavel costruisce un perfetto congegno narrativo dal visionario taglio cinematografico, non risparmiandoci nulla dell’orrore che si sprigiona quando si toglie ogni freno agli istinti più oscuri dell’animo umano.

L’autore

René Barjavel (1911-1985) è considerato il padre della fantascienza francese moderna. Scrittore, giornalista e sceneggiatore di numerosi film, in particolare quelli della saga di Don Camillo, con i suoi romanzi sul viaggio nel tempo, la fine del mondo e i pericoli della tecnologia ha conquistato milioni di lettori diventando oggetto di un culto intergenerazionale. Nelle classifiche dei migliori libri di fantascienza della Storia compaiono regolarmente i suoi Sfacelo e La notte dei tempi. Allergico alle ghettizzazioni letterarie, sosteneva che la fantascienza non fosse un genere, ben- sì «una nuova letteratura che comprende tutti i generi, e soprattutto l’epica, terminata con il Ciclo Bretone. È sempre con l’epopea che comincia una letteratura».

Coerente con questo assunto, decise quindi di tornare alle origini attingendo direttamente alla fonte di una delle più fertili narrazioni di ogni tempo, e dedicò gli ultimi anni della sua vita alla stesura de Il mago M., definito da The Arthurian Handbook «uno dei migliori adattamenti moderni della leggenda arturiana».

René Barjavel, Sfacelo, Collana Kreuzville Aleph, L’orma editore, pagg. 288, Euro 21, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store), Euro 9,99