Oggi, 17 gennaio 2010, apprendo della morte di Ernesto. L’ho saputo bruscamente. Un vero “colpo”, che mi ha lasciato sconvolto. Scompare troppo presto un amico da trent’anni, un uomo dalla forte personalità, talora un po’ suscettibile, ma con pregi decisamente non comuni di onestà, schiettezza, serietà, simpatia.

La perdita di una persona cara è sempre un evento estremamente doloroso. Nel caso di Ernesto, la tristezza aumenta perché la sua dipartita è una grave perdita per il mondo della fantascienza. Come ben noto a noialtri frequentatori di quell’universo alternativo che è la science fiction, per Ernesto non è stato lavoro da poco creare di sana pianta, lentamente, con metodo, dedizione, direi con ostinazione, mese dopo mese e anno dopo anno, un Catalogo della fantascienza e dei generi fantastici. Dapprima cartaceo e poi trasferito in rete, gratuitamente consultabile, il Catalogo è da tempo un riferimento imprescindibile per chiunque abbia a che fare con questi argomenti. A giugno scorso, esso registrava circa 115.000 voci, concernenti 27.000 volumi, per circa 15.000 autori; i collaboratori – molti dei quali occasionali – sono una quindicina. Si spera, quindi che tra costoro vi sia chi sarà disponibile a proseguire nell’opera. Perché la creazione (l’aggiornamento) di un catalogo è, per definizione, “infinita”. Non solo: un simile strumento di consultazione è qualcosa di più del suo nome. Esso è anzitutto lo specchio del mondo “alternativo” di cui dicevo: la fantascienza; universo narrativo a sua volta specchio del nostro mondo.

Che poi il tutto sia situato in quell’altro cosmo speculare che è la rete, non fa che moltiplicare le valenze.

Non per nulla Ernesto aveva attribuito al “suo” Catalogo un significativo motto, scherzoso ma mica tanto: “Quod non est in Catalogo non est in mundo”.

A me, di Ernesto mancherà – già manca – anzitutto una cosa: la sua personale risata, particolarmente esplosiva e contagiosa. Capitava di udirla spesso, quando si era in molti, magari con qualche bottiglia sul tavolo, a far mattina in chiacchiere e sbevazzamenti durante le convention annuali. E so già – senza voler sminuire nessuno – che mi mancheranno la sua perpetua disponibilità, la gentilezza, l’immediata e sorridente collaborazione, quando per telefono gli chiedevo notizie su libri o personaggi del mondo della sf italiana; o gli preannunciavo l’invio di titoli di opere, mie o altrui, ancora non in Catalogo; o lo informavo di aver scoperto in esso un buco, un’imprecisione, un refuso, onde provvedere e renderlo più completo. Perfetto.

E far sì che contenesse quanto più “mondo” possibile… in quell’istante.

Alle volte, specie nella lista di fantascienza, ci punzecchiavamo. Per motivi politici: lui convinto conservatore, io di idee diametralmente opposte, e volavano frasi ironiche, a volte anche pesanti. Ma queste schermaglie non avevano una vera motivazione profonda, altrimenti non avremmo continuato, lui ed io, ad avere amichevolissimi contatti per oltre trent’anni.

Nel 2000 Ernesto ebbe occasione di venire a Bari con altri esponenti del mondo fantascientifico italiano. Avvenne in occasione del Primo Congresso Nazionale di Fantasy e Poesia, organizzato nella Sala del Castello del comune di Bitritto (Bari), dal gruppo dei poeti de La Vallisa, in collaborazione con Yorick e con il patrocinio del Comune di Bitritto e della World SF Italia, il 17 settembre 2000. Erano presenti, e relatori, Massimo Tassi, Roberto Fuiano, Gianfranco de Turris, Adalberto Cersosimo, Enrico Rulli, e il sottoscritto. Nella circostanza Ernesto tenne la relazione Il Catalogo telematico degli autori fantasy, in cui si parlava anche della nascita e delle  caratteristiche della sua Creatura. Era presente tuttavia un  pubblico molto generico, che poco masticava di fantascienza e fantasy, per non dire di misteri ed estasi della “catalogazione”: rammento ancora, non senza un involontario sorriso, lo stupore di quella gente che, inchiodata in platea, cercava di seguire un Vegetti che s’inerpicava sulle vette di astrusi dettagli tecnici, statistici, numerici, informatici e – direi – metafisici di uno sterminato Catalogo della Fantascienza, del Fantasy  e generi attigui; e lui mostrava un’aria vagamente contrariata, percependo forse uno smarrimento sui volti degli astanti.

In quelle giornate baresi fu mio gradito ospite. Ma fu anche un ospite fantasma. Aveva con sé la sua protesi, l’immancabile computer con il prodigioso programma idoneo alla Catalogazione. Mi chiese il permesso – da me concesso col massimo piacere – di rovistare nella mia libreria: “Dovunque io vada” mi assicurò “riesco sempre a trovare materiale non ancora preso in considerazione”. Quindi trascorreva molte ore della giornata seduto alla mia scrivania, alla tastiera, estraendo libri e riviste dagli scaffali, per poi riporli soddisfatto, a dati inseriti.

Non molti mesi addietro gli avevo promesso di spedirgli una massa notevole di miei materiali, per una serie di motivi non ancora catalogata. Si trattava di miei articoli e mini-racconti apparsi nel corso degli anni sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. In totale, qualcosa come 2000 titoli, riferiti a venti anni di lavoro. La mole dei dati, da me improvvidamente lasciata crescere nel tempo, mi scoraggiava. Avrei dovuto fare fotocopie e inviargliele; oppure avrei dovuto chiedergli che, evitando di redigergli un elenco, potessi io stesso compilare direttamente le voci, evitando così un doppio lavoro. Poi però della faccenda non ebbi più modo di parlare e proprio in questi giorni mi ripromettevo di riproporgli una volta per tutte l’argomento.

Non potrò più farlo con lui. Me ne duole tantissimo. Certo, questa notevole crescita delle voci nel suo Catalogo, questo lavoro seppure massiccio e certosino, avrebbe contribuito ad allietargli qualche giornata.