Conosco Donato Altomare da quasi due decenni, e la sua scrittura mi è alquanto familiare. Con Mater Maxima l'autore pubblica il suo primo romanzo, certamente il suo lavoro fin qui più importante. Ho sempre considerato Altomare un autore con propensione quasi genetica solo per la misura narrativa breve; quest'opera mi fa ricredere, benché uno sguardo alla sua struttura evidenzi che si tratta, in realtà, di una serie di storie - brevi e brevissime - che si susseguono in una vasta cornice che le amalgama tutte. Il tema ultimo è lo scontro fra Natura (anzi, "Uomo") e tecnologia, fantasia e freddo raziocinio. Argomento vastissimo e ormai abusato, giacché la fantascienza se ne occupa dai suoi albori. Altomare ha tuttavia scelto una sua strada personale per dar corpo a questa antitesi, pervenendo a un vero e proprio scontro "fisico" tra il protagonista - coadiuvato da alcuni personaggi - e un gigantesco sistema pensante. Di più non mi sembra il caso di aggiungere su questo particolare aspetto del libro; per inquadrare più adeguatamente il contesto, aggiungo che la storia si svolge in un futuro che vede un'umanità tecnologicamente evoluta ma ripiegata su se stessa, persa negli splendori del giocattolo-prigione che si è creata. Infatti le città appaiono deserte, e la massima parte della gente vive rintanata in casa spargendo in giro (quando necessario) le proprie immagini olografiche, virtuali. I poteri istituzionali sono stati soppiantati da altre entità emergenti (in particolare spadroneggia la AssoBanca, sorta di inflessibile mafia dei poteri finanziari e assicurativi). Tra fantasmi elettronici, mastini dei potenti di turno e l'equivalente di futuri pub (un contesto vagamente notturno, che inizialmente ricorda certe storie di Leiber) si muove Gabriel il Sognatore, detto "il Primo", perché è in assoluto il più bravo tra i Sognatori.

Costoro sono persone ai margini della società (come sempre sono stati i veri artisti, specie quelli fuori del coro) e che hanno quindi scelto di vivere rifiutando una vasta fetta della tecnologia superflua e disumanizzante che ha colonizzato corpi e menti. I Sognatori peraltro hanno un'elevata considerazione presso il loro pubblico: essi "sognano", cioé si guadagnano la vita con la particolare abilità di materializzare realistici panorami tridimensionali immersivi. Tanto che esistono tornei fra i Sognatori; gare che hanno i loro alti rischi, perché quei "sogni" sono realistici al punto che potrebbero uccidere.

La storia prende avvio allorché Gabriel viene inattesamente ingaggiato, giusto in veste di Sognatore, da una bellissima satellitare (una di quelle fragili creature che vivono a gravità zero sulle stazioni artificiali in orbita circumterrestre, così fragili che perfino far l'amore con un terrestre potrebbe risultar loro traumatico). Perché mai c'è bisogno di Gabriel, e cosa nasconde in realtà la gara indetta tra numerosi Sognatori, sul satellite MM 003? Ma anche qui è opportuno che mi fermi.

Altomare conduce la sua storia, e le annesse ministorie-sogni, con indiscutibile abilità e con inesauribile fantasia, in una serie interminabile di colpi di scena. Il suo linguaggio è diretto, senza fronzoli, tendente a dire più che a suggerire. Ne risulta una sorta di gigantesco videogioco (termine che propongo in senso non limitativo) nel quale si mescolano avventura, dramma, mistero, un leggero humour, e momenti di poesia (Altomare ha al suo attivo anche alcune antologie poetiche). Dall'insieme, risalta una caratteristica preminente dell'Autore: la voglia di raccontare. Come ho avuto modo di notare altrove Altomare è, prima che scrittore di fantascienza fantasy e horror, anzitutto un "raccontatore": una sorta di cantastorie delle meraviglie e degli orrori che ci riservano i tempi a venire. Allorché egli ci narra di intelligenze artificiali e tecnologie future, la sua cultura scientifica di base gli consente di tenere certamente d'occhio le ultime acquisizioni in materia; ma pur rivestendosi dei topoi della fantascienza le sue pagine evidenziano soprattutto una componente fantastica o fantasy: come - per portare un esempio - fantasy può essere Star Wars. In Mater Maxima, insomma, più che gli aspetti "cognitivi" del genere fantascienza prevalgono quelli che definirei "archetipici". E non è un caso, forse, che molti "sogni" di Gabriel si richiamino al fantasy vero e proprio.

Il romanzo scorre rapido, per capovolgimenti e per agnizioni progressive, attraverso un campionario inesauribile di trovate, con pagine di notevole godibilità.