Nota dell’autore

La Fede dei Padri ha un’origine insolita. Nel 1998 A – Rivista anarchica, organo mensile della FAI (Federazione Anarchica Italiana), volle commemorare il trentennale del Sessantotto in modo abbastanza originale, commissionando ad alcuni scrittori di fantascienza, per i fascicoli n. 245 (maggio 1998), 246 e 247 brevi storie da ambientare nel 2068, cioè a un secolo di distanza dal Maggio francese e dalle lotte studentesche, che divamparono un po’ dappertutto nell’Europa e negli USA. Il tema proposto era: “Quali pensieri/azioni/movimenti, collettivi e/o individuali di segno libertario nel 2068?”. Era un modo anticonvenzionale e provocatorio per ricordare la ricorrenza, ovvero al di fuori di rievocazioni ufficiali ritenute lontane dal vero spirito sessantottino, come pure un tentativo per sondare (fantascientificamente, ma non solo) “cosa” si pensava potesse restare di quegli eventi dopo cent’anni.

Non era la prima volta che A si interessava alla fantascienza.

Gli invitati alla “sfida” furono nomi ben noti (alcuni lo sono tuttora): Valerio Evangelisti, Franco Berardi (Bifo), Paolo M. Bottigelli, Enzo Fileno Carabba, Vittorio Curtoni, Barbara Garlaschelli, Luca Masali, Silverio Novelli, Serge Quadruppani, Nicoletta Vallorani, Dario Voltolini e il sottoscritto, che partecipò con il breve testo che segue.

Val la pena ricordare che l’anarchismo ha flirtato più volte con la fantascienza. Quale strumento migliore se non questa narrativa, fantastica ma insieme razionalizzante, per rappresentare gli scenari e le aspettative d’una dottrina politica così in bilico tra azione, elaborazione teorica e utopia? La maggiore opera moderna di riferimento resta a mio parere I reietti dell’altro pianeta (1974, The Dispossessed) di Ursula K. Le Guin, che comunque è una tra le interpretazioni dell’anarchismo. Gli autori interpellati risposero con entusiasmo e con una buona dose di fantasia e di speranza.

(NB, riguardante il mio racconto: la storia dell’origine e attribuzione dei quattro nomi non è invenzione).

Se oggi, nel 2068, vogliamo parlare di "libertà", dobbiamo anzitutto precisare il significato che hanno assunto parole come "uomo", "lavoro", "stato", "potere". È forse lo stesso di cento anni fa? No, troppi parametri sono mutati, e cercheremo di capire come… (Da La libertà immateriale, di David G. Bonocore).

Ai primi del '900 un anarchico dette alle sue quattro figlie, man mano che nascevano, nomi che, posti in fila opportuna, costruivano le quattro parole d’un concetto con un suo significato. Davvero singolare, se non bizzarro. E singolare potrebbe sembrare – assolutamente non lo è – che ciò mi torni alla mente proprio ora, mentre con Harry stiamo sorvolando la Luna a mille metri di altitudine. Giù crateri e pianure con riflessi di luce accecanti e rughe di ombre nere come la notte; mentre su di noi dilaga l’oscurità d’un cielo immenso con miliardi di gemme, alcune anche colorate, brillanti da accecare. Harry è alla guida, silenzioso, io sono al divanetto dietro di lui.

– Quanta serietà – gli dico. Lui si gira e mi fissa.

– E ti pare strano? – commenta. Torna a guardare a Nord. – Non vedo l'ora di rientrare alla Base, io. Poi magari mi darò alla pazza gioia.È un po' che Harry fa questi viaggi al Polo Sud lunare, per il carico d’acqua dai resti fossili di una cometa precipitata millenni fa. E stavolta sono riuscito ad accompagnarlo, come secondo di bordo:

– A me – rispondo – invece viene da ridere perché entrambi abbiamo faticato come schiavi a stivare ghiaccio e minerali, una "palla di neve" gigante… e pensa un po' se a coronamento della fatica capitasse un intoppo. Proprio adesso.

"Uomo": il dato più eclatante è la perdita di identità dell'Homo Sapiens. Clonazione, trapianti, allungamento della vita, colture di organi, protesi inorganiche attecchite nella carne, nuovi media, droghe intelligenti, hanno modificato lo strumento del nostro rapporto col mondo: il corpo. E quindi il modo di essere, di pensare… (Op. cit.)

– Intoppo? Che cavolo dici, Marino! – ribatte Harry. – Dobbiamo assolutamente portare l'acqua alla Base, fino all'ultima goccia. – Incrocia visibilmente le dita. Ma Harry ancora non sa che presto questo ghiaccio sarà sacrificato.

– Sì, intoppo – ripeto. – Non si fa per dire…Vedi, Harry? – dico.

– Mi distrai! – risponde innervosito, ma si volta a guardare. – Non devi…

Rimane impietrito.

– Non muoverti – gli ordino. – Questa non perdona e credimi, sono pronto a tutto. Ma calma, siamo amici, e in fondo è un gioco… Vero? Bene! Ora, scusa, dobbiamo cambiare programma. Sali di quota. Parecchio. Vai! Sarà una bella passeggiata. E ancora: sta’ tranquillo…

– Marino, la Luna ti ha dato al cervello! Io… – grida spiritato, farfugliando. Si agita sul sedile, ma vedo già che la navetta punta il muso verso l'alto. Fuori dall'oblò ancora stelle. Bellissime. Accecanti. Come certe donne. Belle e indifferenti.

"Stato": la sua progressiva perdita di autorità è correlata alla proliferazione di mega-aziende transnazionali, con bilanci maggiori di quelli di tante nazioni. Le decisioni-chiave nascono non nei parlamenti ma in ambiti industriali. Diviene arduo controllare produzione e lavoro dal punto di vista finanziario, fiscale, di difesa ambientale, di tutela dei diritti dei lavoratori… (Op. cit.)

Siamo alla quota giusta e dalla tuta intelligente mi sparo un energetico in vena. Ragiono fulmineo. Col chip cerebrale contatto via radio i compagni del mio Gruppo, i Consapevoli, su Terra. – Tutto ok – mormoro al microfono innestato nell'epiglottide modificata.

– Bene! – mi grida di rimando Enrico dalla Terra, nella testa. La distanza crea una lieve sfasatura temporale nelle risposte, circa tre secondi e mezzo, una sciocchezza. Che però potrebbe trasformarsi in tragedia se i miei riflessi non fossero al meglio.– Il nano-proiettore – sussurro ancora in gola.

L'ho già piazzato nella "palla di neve" quando eravamo a lavorare lì, vicini entrambi al Polo Sud, mentre fingevo di raschiare la superficie di ghiaccio per ripulirla.

– Hai detto “gioco”? Ma va’ al diavolo! Giuro, la pagherai cara, molto cara… ringhia Harry. Paonazzo in volto. – Disgraziato, traditore, pazzo furioso, cosa diavolo credi di fare…

Fase D! Fase D! – mi urla in mente Enrico dei Consapevoli.– Niente di cruento, Harry. Ripeto: solo uno scherzetto. Non ce l’ho con te. E’ solo per ricordare qualcosa a un sacco di gente. La gente, le masse, hanno memoria molto labile…

Da Terra: ADESSO: SGANCIA, SGANCIA IL CARICO!

– Sei completamente fuori di te – urla Harry scuotendo nervosamente la testa. Guardo l’altimetro, siamo a 30 km. d’altitudine e saliamo ancora… il ronzio delle pompe d’ossigeno, la pressione… Comincia a girarmi un po’ la testa.

Poi ricordo solo d’essermi lanciato avanti, riuscendo a premere il pulsante d’apertura della stiva. Vibrazioni, il pugno grosso oscuro di Harry che mi precipita sulla fronte mentre la navetta ha un sobbalzo o una specie di capitombolo.

Quando mi riprendo, non ho idea del tempo trascorso, non so dove sono, la luce che entrava dalla vetrata è diventata ombra. Ma Harry è sempre lì, al sedile del pilota. E io sono ancora al mio posto. E l’ombra scura che galleggia fuori dagli oblò, accanto a noi, nel cielo nero, è la palla di neve.

Guardo il cruscotto, siamo a 50 km di altezza. Hurrà…

"Lavoro": la telematica ha stravolto lo scenario con drastiche redistribuzioni di compiti. Ha creato ristrette élites di supertecnici (…). In conclusione rileviamo come a dispetto dei proclami, continuino a crescere ovunque disparità e gerarchie: vero terreno fertile per l'azione libertaria, fosse anche il gesto dimostrativo, spettacolare, del singolo individuo. (Op. cit.)

Era il mio gioco e l’ho compiuto. Sono soddisfatto.

Ovvio che, tornato giù alla Base, mi hanno accolto le manette. Era nelle previsioni e non ho opposto alcuna resistenza. Né ho potuto, o meglio né ho voluto evitarle.D'altronde non potevo scappare da nessuna parte, qui sulla Luna è come muoversi nel nulla. L'ho fatta grossa, dicono. OK, mi rispediranno a Terra e non so come esattamente finirà. Ma non me ne importa: noi Consapevoli passeremo alla Storia. Intanto nella stanzetta dove ora mi hanno trasferito c'è un finestrino stretto, in alto, e mi consolo osservando il piccolo spicchio di cielo. Il mio cielo di magiche stelle.Come avevamo ben calcolato noi del Gruppo, la "palla" estratta, immessa in un’orbita, ed esposta con continuità ai raggi diretti del Sole, sta tornando a essere quel che in realtà è: una cometa. Piccola ma sufficiente: il nano-proiettore che ho manovrato velocemente, inserito da me nella palla gigante, funziona a meraviglia.

Guardo su, ipnotizzato.

Osservo un microscopico spicchio d’universo ma è grande la gioia: l’immagine nitidissima. Esistere oggi, nel marcio teatro della comunicazione e della spettacolarità, significa dover anche agire spettacolarmente. Il vento solare, pure lui, appare consapevole di quale sia ora il suo dovere per ricostruire la coda: una nube, un fascio bianco di vapori e polveri che sta espandendosi in centinaia, migliaia di chilometri quadrati come un lenzuolo candido, un enorme schermo luminoso sul quale ora l'universo intero può leggere:

Nel centenario1968 – 2068

per un mondo giusto e umano

FEDE – NELLA – TERRA – LIBERA